racconto del stotxigen firsten, urserental (uri)


|racconto|   |relazione|   |foto|


STOTXIGEN FIRSTEN – URSERENTAL

domenica 21 gennaio ‘24


Non è che sprizzi di gioia e entusiasmo all’idea di andare col corso ma ho dato la mia parola e quindi mi tocca. Soprattutto mi tocca la levataccia perchè i caiani, si sa, se non si trovano ad orari disumani non sono per nulla contenti. È un po’ come facesse parte del loro DNA, come i pantaloni della Montura e il grappino di vetta. Quello che mi fa ancora più specie è che per lo Zapporthorn alla fine siamo partiti che erano quasi le 7:30 mentre oggi, alla stessa ora, siamo già in auto da un bel po’! Al parcheggio siamo come la macchia di olio: ci espandiamo da ogni parte occupando lo stesso spazio di un’orda barbarica e, più o meno, facendo la stessa confusione. Fin qui tutto nella norma quindi, quello che invece non torna è la temperatura con cui ci accoglie Realp. Di solito, da queste parti, è come essere dei surgelati infilati nel congelatore di casa; non si sa come coprirsi: piumino o pile con guscio nella speranza di non giocare poi a shanghai con le dita? Perchè poi, una volta partiti in modalità omino Michelin, finisce che sopraggiunge la caldazza e si fa il finlandese nella sauna. Così opto per fare lo spavaldo forse anche perchè il termometro dell’auto mi dice che fuori il congelatore non funziona. Faceva più freddo al Bärenhorn! Poi c’è la ricerca degli allievi, una specie di impresa da rabdomante con una serie di manichini colorati e imbacuccati che continua a mescolarsi come le palline della tombola e che sostanzialmente sembrano tutti ugualmente sconosciuti. Viene però fuori che per me non c’è nessuno e, mentre mi domando cosa diavolo ci faccia qui quando potrei essere a lodare il Caianesimo con la Laura da un’altra parte, mi accodo al Nik e ai suoi 3 allievi. Più o meno il percorso me lo ricordo, come mi ricordo la prima volta che sono stato qui o, almeno, ho ben in mente la fase iniziale e la sberla del gelo appena sceso dall’auto. Altri tempi: tempi in cui il freddo era freddo e il caiano si esaltava per quelle condizioni e per l’attrezzatura da museo. Io, almeno su quella, ho continuato a perseverare per un bel po’. L’altra cosa che ricordo abbastanza nitidamente è che, una volta superato il primo tratto di pendio, la gita diventa una noia mortale lungo un costone che prosegue all’infinito senza mai salire troppo. Questa volta, invece, non che il tratto finale sia meno noioso ma mi appare decisamente più breve e, tutto sommato, l’arrivo in vetta con il cielo in cui sembra si sia rovesciata una cisterna di latte non è poi una gran penitenza. Sbocconcellato qualcosa, perchè il caiano corsista se non ingolla 4 panini e una tavoletta di cioccolata non è a posto, puntiamo gli sci verso valle. Proprio verso la fine, quando oramai i giochi sembrano fatti, al Nik viene l’idea di provare il pendio che sparisce verso destra seguendo le tracce di una paio di scialpinisti. Così ci buttiamo a capofitto su una neve quasi intonsa finché a sbarrare la nostra discesa ci pensa un salto roccioso che precipita sul torrente e sulla stradina sottostante costringendoci a navigare in salita sci ai piedi per una manciata di metri per riprendere la traccia principale e per fare assaporare un po’ di Caianesimo ai 3 malcapitati.


Cavallo Goloso


Per lasciare un commento, clicca QUI


giovedì 24 dicembre '09


-Mah... piove!- -Si! E c'è pochissima neve!- In effetti la situazione a nord del Gottardo è quanto meno anomala per non dire quasi desolante. Abituati a varcare il tunnel e ad essere accolti da muraglioni bianchi, siamo piuttosto delusi quando scorgiamo gli abeti verdi e i prati d'orati macchiati qua e là da qualche chiazza nevosa.

Goschenen e Andermatt scivolano via velocemente mentre ci avviciniamo a Realp: la coltre bianca della neve crea qui un tutt'uno con le nuvole che divallano la cresta dello spartiacque. A parte i colori, è difficile credere di essere nella stagione fredda: la colonnina di mercurio si spinge verso l'alto, abbondantemente sopra lo zero.


Superiamo il primo breve tratto di strada innevata per poi buttarci sul pendio: dobbiamo tracciare tutto il percorso in una neve profonda e pesante. Sotto gli sci rapidamente si forma il fastidioso zoccolo che rallenta l'andatura; saliamo con calma l'intero pendio iniziale fino a raggiungere il pianoro soprastante. Le condizioni meteorologiche e la qualità della neve ci consigliano di spellare e iniziare la discesa.

Le condizioni del percorso fatto a ritroso sono però avare di divertimento: la luce non permette di distinguere le asperità del terreno e i cambi di pendenza, inoltre la neve continua ad alternare ingenti accumuli a zone più dure e portanti e altre in cui una fastidiosa e sottile crosta cede al passaggio dello sci. Perdendo il conto delle cadute guadagno valle senza godere a pieno della sciata se non per poche e rare curve, ma la stagione è solo all'inizio e avrò modo di rifarmi!


Cavallo Goloso


Per lasciare un commento, clicca QUI