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IL CAMMINO DELLO XIAN – MEDALE

domenica 26 gennaio ‘14


Se me l’avessero detto non ci avrei creduto: un intero week end di bel tempo, senza una nuvola in cielo ma soprattutto un week end da FF-caiano. Fatto memorabile: é il ritorno dopo un’assenza interminabile, la raccolta di un’infinità di bollini che mancava da tempo memorabile!

Tutto inizia sabato nel migliore dei modi: con Micol sono ad Arcegno a prestazionare sullo gneiss svizzero, senza mai staffare, toccare un rinvio o anche solo appendermi alla corda! E pensare che si é scalato ben oltre il limite umano! Insomma, una perfetta giornata da FF! Ma domenica avrò modo di redimermi, espiare il mio peccato e sviscerare la mia vera natura, quella del caiano ciapa e tira!

A dire il vero non abbiamo ambizioni faraoniche; oddio, la via è di tutto rispetto, da lotta con l’alpe assicurata e relativa strisciata nelle mutande e quindi decidiamo di volare basso salendo dall’interminabile ferrata del Medale. Se la cosa da un lato è più che sensata, dall’altro mi lascia un po’ deluso: avrei preferito ripetere per l’ennesima volta la Miryam ottenendo, in caso di successo, gloria imperitura e, da non sottovalutare, evitando di issarmi come un salame su per il cavo d’acciaio. Ma, appunto, vuoi la coda da gastronomia la vigilia di Natale, vuoi l’incertezza per la riuscita dell’obiettivo di giornata, decidiamo di correre per la via più semplice.

Quando il cavo metallico è alle mie spalle, mi sembra di essere appena uscito dalla doccia mentre il cuore batte come se avessi appena terminato i 100 metri piani, così inizio la scalata vera e propria col pensiero che, finalmente, potrò riposarmi!

Non sono capace di pattinare e conosco il diedro Bonatti come le mie tasche: due ottimi motivi per non dare per scontata la libera sul suo V imburrato. D’altra parte mi devo impegnare perchè quello potrebbe essere l’unico tiro scalabile della giornata! Mi applico e riesco nell’impresa. Ora però inizia la nostra vera passeggiata: incito Cece e lo guardo varcare la soglia del limite umano. Dal basso la lunghezza non pare così dura e infatti è solo un bastone di ridotte dimensioni che riusciamo ancora una volta a superare rispettando l’etica FF. Il risultato è che il Caianesimo si trova non poco indispettito costringendoci a cercare di rabbonirlo con le abbondanti vittime sacrificali in nostro possesso. Per iniziare, è il momento del tiro dei cliff: mi carico il materiale da big wall e inizio la scalata. Ma questa ha vita breve: pochi passi, qualche goccia tagliente e poi afferro il primo rinvio. Tiro e guadagno il resinato successivo fino ad uno spit marcio. Lo tasto e poi azzero anche quello: sul volto del Caianesimo inizia a disegnarsi un sottile sorriso. E poi viene il momento del vero duro e ancora una volta cedo alle tentazioni del Falesismo: provo la libera! Studio il passo, mi sposto verso sinistra con l’intenzione di prendere una buona fessurina e da lì guadagnare il resinato successivo. Ovviamente il tutto con la massima calma possibile con il risultato che le braccia diventano due pezzi di ghisa incandescente. Mi impantano senza riuscire a concludere nulla e alla fine mi trovo costretto a rituffarmi all’ultimo resinato. Provo quindi a staffare ma sono comunque troppo lontano dalla fessura; insomma, non resta che il cliff! Lo piazzo su una tacca generosa e poi via alla fessura e allo spit: tutto fila liscio, più facilmente di quanto mi aspettassi ma con uno spettacolo pateticamente infinito che almeno giustifica il prezzo del biglietto versato da Cece!

Ora viene il mio turno di spettatore: mi accomodo in poltrona e attendo che Cece dia sfogo alla sua fantasia di staffatore superando gli strapiombi successivi. La partenza del tiro seguente pare quasi una formalità: gli spit mi permettono una ragionevolmente facile azzerata per poi andare a prendere una bella lama rovescia. Addomestico il passo con una staffata e poi afferro la presa: appena accenno a tirare, il labbro della lama va in mille pezzi. Frantumi di roccia volano verso il basso mentre io disegno un cerchio perfetto facendo vertice sul (per fortuna!) vicino spit andando poi a sbattere contro la parete. Le ammaccature non sono significative ma ora mi sento sicuro come prima dell’interrogazione con la conseguenza che impiego un tempo allucinantemente infinito per superare la restante parte scalabile della lunghezza. Manca solo un tiro: Cece porta fuori la cordata superando un muro ripido con una lotta degna dei migliori tempi caiani. La nostra passeggiata può dirsi quindi conclusa anche se resta ancora da uscire dalla gabbia del Medale. Possiamo quindi optare per l’ultima lunghezza di Altri Tempi o, in alternativa, per un diedro apparentemente repulsivo sulla destra. E dove vuoi che si vada se non per il tratto caiano? Lascio la sosta e mi avvio al mio destino lungo una parete che sembra tenuta insieme dallo scotch: piazzo due friends, mi areno per un attimo, poi prendo la decisione e mi scrollo di dosso la parete fino ad uscire sul sentiero attrezzato. Ora non ci resta che tornare alla macchina: passiamo sopra l’Antimedale e poi iniziamo a scendere. Quando arriviamo alla base della parete, ho le gambe a pezzi, manco avessi fatto qualche migliaio di metri di discesa!

Alla base della Chiappa ovviamente ci viene il solito dubbio: che fare? Salire o tornare a casa? Siamo indecisi come di fronte al gelato al cioccolato o alla nocciola e alla fine decidiamo di prenderli entrambi!

Parte Cece e con un lunghissimo tiro arriva sotto il tetto giallo. Lo raggiungo, recupero un dado nel diedro e poi mi avvio verso le ultime due lunghezze. Supero lo strapiombino sul burro pregando di non schizzare verso valle e poi esco sulla traccia sommitale. Se non altro, dopo l’epica lotta con l’alpe, le staffate estreme, una rilassante salita è l’ideale per poter dire di avere almeno scalato un po’! Ma siccome di gelato non sono mai pieno, inizio a guardarmi attorno. Sopra la sosta, sale un compatto sperone che va poi a morire verso la successiva parete verticale. Recupero Cece e intanto lo osservo: potrebbe essere un nuovo obiettivo ma non mi faccio troppe illusioni sul presente. Quando l’amico mi raggiunge, lancio una piccola esca, più che altro un assaggio e lui mi chiede: “vuoi salirlo?”. È come aprirmi la cucina di una pasticceria! Prendo i ferri e ricomincio a salire. La roccia è da urlo, semplicemente perfetta. Compatta, ruvida e solcata da una fessura che si adatta ottimamente ai friends. Raggiungo una prima placchetta ben più ostica di quanto sembrasse dal basso ma lo sperone è ricco di sorprese: il bordo sinistro è in realtà una lama tagliente ideale per lasciarsi la placca alle spalle. E ora arriva il bello: un muretto individuato come il chiave del tiro. Ma è come a Natale: scarto regali e trovo inaspettate possibilità di proteggermi! Prima una bella fessura sulla sinistra e poi un’altra più sottile a destra. Afferro la rigola stile Wenden e poi sono fuori! E così, senza averlo nemmeno pensato, chiudiamo la giornata con il massimo per un caiano: via nuova inviolata! L’euforia è alle stelle, montagne di bollini precipitano a frotte sommergendoci sotto una gigantesca valanga. Resta solo da scegliere il nome: accantoniamo la mielosa idea di dedicare la salita alle rispettive consorti e iniziamo a vagliare qualcosa di più epicamente eroico. Il tiro sale dall’uscita della Chiappa mentre l’Altra Chiappa termina poco più in alto sulla destra; insomma, ci troviamo proprio in mezzo alle due, siamo “tra le chiappe”!


Cavallo Goloso


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