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CRESTA SEGANTINI – GRIGNETTA

domenica 15 ottobre ‘23


Vado a letto con l’idea che l’indomani si andrà a fare gli FF al Vaccarese dove sono anni che non metto piede; roccia stupenda e avvicinamento in falso piano sono come i bignè crema e cioccolato: impossibile resistere! E poi non c’è sveglia nè alcuna corsa per celebrare il Cainesimo ma il dato di fatto è che, poco prima delle 8 saluto già il mondo onirico. - C’ho voglia - Evvai! Anche se ancora non ho realizzato chi sono e dove mi trovi – C’ho voglia di caianare! Possiamo non andare in falesia? - Doppio, triplo evvai! Mi fiondo giù dal letto e corro in cucina, distanza non particolarmente significativa per un bilocale. E ho già ben in mente dove andremo: Grignetta e Segantini! È tardi? Sì, forse un po’ sì ma almeno eviteremo la fila dei caiani con annessi alberi di Natale all’imbraco. Partenze intelligenti: non si chiamano mica così? Di non molto intelligente però c’è il fatto che alle 10 sopra i Resinelli il parcheggio è bello pieno, inconveniente che aumenta il fattore dislivello; è un po’ come fare la processione tra le vie del paese piuttosto che tra le mura della Chiesa: il Caianesimo non può che esserne orgoglioso! Al caminetto Pagani incontriamo il primo ingorgo: accendo il fuoco sotto la pentola di fagioli e inizio a borbottare e lamentarmi come se potessi fare il Mastro Lindo e sgorgare il lavandino stappando la situazione. Invece ci tocca guardare le chiappe che lentamente risalgono le scale prima di iniziare la nostra sequela di sorpassi perchè questa volta ho l’ultimatum (almeno personale) e devo essere certo di portare a casa l’obiettivo: non posso sottovalutare nuovamente le tempistichefarmi fregare dai ricordi sbiaditi. D’altra parte non è passato molto tempo dall’ultima volta che ho percorso a ritroso questo sentiero e, va bene l'Alzheimer, ma le probabilità di fare cilecca rasentano praticamente lo zero. In effetti, quando arriviamo all’attacco, siamo sostanzialmente in perfetto orario ma, c’è sempre un “ma” a rompere le uova nel paniere. Nella mia consueta e cronica disorganizzazione, non ho infatti minimamente considerato la fiatella da Golia ActivePlus di Mr. Eolo e, ovviamente, i gusci se ne stanno comodamente nell’armadio perchè noi ci muoviamo in nome del “fast and light” e quindi anche del “freezing”. Ci leghiamo e poi mi infilo su per il canale, al riparo dalla gelida brezza. Il solito passo “de merda” si para davanti con le sue prese lisciate come il muso del toro a Wall Street. Lo supero e recupero la Laura. Quando mi raggiunge, il suo volto mi ricorda il mio dopo lo Shampoo del Generale Custer: forse sarebbe stato meglio consigliarle gli scarponcini al posto delle scarpe da corsa dalla suola di dubbia tenuta! - Se non te la senti, possiamo ancora tornare indietro - mi fulmina con lo sguardo punta nel vivo del suo orgoglio caiano e quindi riparto a sprone battuto alla caccia della prima cordata che ci precede. All’inizio della prima discesa liquidiamo la coppia e poi iniziamo la nostra corsa contro le lepri mentre affiniamo sempre più la nostra tecnica di progressione: l’avevo detto che la Laura il Caianesimo ce l’ha nel sangue! Mai stata su una cresta eppure si muove a suo agio come se stesse andando a fare shopping. Lato mio, invece, non ho mai trovato affabili le vie dei negozi e, anche per farmi andare giù quelle affilate in montagna, ho dovuto prima ingurgitare diversi bocconi amari. Così in prossimità della “lingua” raggiungiamo la coda che si blocca formando un nuovo ingorgo. Questa volta gonfio il bicipite, mi pettino alla Bisio e divento un perfetto Mastro Lindo che sguscia tra le cordate prima evitando la calata e poi iniziando una specie di corsa su per la placconata. - Potremmo rallentare un pochino? - La domanda è più che lecita ma sono in preda alla competizione (con chi poi, vai tu a saperlo) e non mi va di trovarmi incolonnato in corrispondenza dell’ultima discesa così mi fermo un nano secondo e poi riparto. Il risultato è che passiamo in testa giusto in tempo per scampare ai preparativi per l’ultima discesa, goderci la paretina “difficile” e poi, finalmente, la cima della Grignetta dove scendo vittorioso dalla graticola.


Cavallo Goloso


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sabato 27 agosto ‘11


Voglio sperare che non sia l’inizio della beffa con cui il tempo si diverte a manovrare i nostri programmi come il burattinaio con i pupazzi: tempo bello, caldo e stabile in settimana, freddo, bufera, cataclisma nel week end! Avevamo già programmato tutto e già fantasticavo sulla salita: mi vedevo attaccato all’unica insignificante asperità nel vano tentativo di progredire verso l’alto. E invece niente: venerdì arriva la perturbazione, nella notte si diverte a bersagliare la catena alpina per poi concludere i festeggiamenti il sabato in mattinata. Risultato: i nostri sogni di gloria svaniscono in un lampo e ci troviamo costretti ad optare per una giornata in falesia.

Siamo solo io e Cece; il richiamo della montagna è comunque sempre forte così ci spingiamo fino alle pendici della Grignetta, ben sapendo che dovremo poi rintanarci sotto la parete del Nibbio. Se non altro, per noi è una falesia nuova. Le guglie della Grigna sono avvolte da un fitto via vai di scure nuvole che ricoprono come un cappello tutte le pareti: ogni nostro sogno alpinistico si infrange contro l’instabile muraglia grigia e a noi non resta che confrontarci con la parete del Nibbio. Ci portiamo all’estrema sinistra con l’intento di salire le lunghezze più abbordabili finché, durante la salita di un tortuoso 6b, iniziano a cadere pesanti goccioloni che si frantumano a contatto con la roccia. Rapidamente torno a terra temendo che, da lì a poco, si possa scatenare il finimondo e invece tutto tace. Ignorando così il grigio calderone sopra le nostre teste, continuiamo la nostra ripetitiva attività: prima un 6c (che mi viene a vista!) e poi il diedro Boga. Intanto il contenuto del pentolone è arrivato a ebollizione e sulle nostre teste cadono decise numerose gocce di pioggia. A dire il vero, la parete ci ripara dall’acqua ma teniamo comunque buona la scusa per riposare le braccia. Far nulla però è piuttosto noioso (la prossima volta porto le carte) e di conseguenza siamo ben presto alla base del nuovo obiettivo. Già l’ingresso è bello tosto: le braccia invocano pietà e non mi resta che piegarmi al resting. In ogni caso riesco a infilarmi sempre di più nei casini: sotto di me il numero di spit aumenta inesorabilmente finchè una fessura obliqua mi costringe a tornare a terra per prendere la staffa. Anche questa soluzione non mi permette di superare il passo: alla fine devo sperare quindi nel mio anchilosato braccio sinistro e raggiungere la successiva protezione. Da qui le difficoltà diminuiscono ma sono comunque letteralmente distrutto e quindi continuo ad annaspare fino a raggiungere la sosta. Per oggi può anche bastare anche perchè all’orizzonte si staglia un nuovo obiettivo.

Mentre noi eravamo presi dai nostri monotiri, il vento si è dato da fare spazzando via ogni nuvola e lasciando un cielo perfettamente limpido; la voglia di salire in cima alla Grignetta è forte e certamente il fatto di avere le braccia completamente rotte è uno stimolo ulteriore per abbandonare l’ombra del Nibbio. Cece oltretutto lancia la sua esca: salita alla vetta dalla Segantini. E il pesce abbocca anche se con qualche perplessità sulla fattibilità del tragitto perchè non vorrei tornare ai Resinelli troppo tardi. Così espongo le mie perplessità accettando di raggiungere il colle Valsecchi ben sapendo che, alla peggio, potremo da lì salire per il sentiero Cecilia.

Lasciamo la macchina alle 15:30; con noi abbiamo solo un litro d’acqua e le scarpette: insomma siamo equipaggiati proprio all’opposto di quello che solitamente si dice! Rapidi ci avviamo lungo la nota Direttissima: non ho mai trovato il sentiero così breve e pianeggiante, tanté che in un attimo siamo al caminetto Pagani e poi alla biforcazione con il sentiero Giorgio. L’ultima rampa ci porta, dopo 45’ di cammino, al colle Valsecchi. Davanti ai nostri occhi la sud del Cavallo ci strizza l’occhiolino: proviamo ad individuare i tracciati delle salite effettuate su quella lavagna mentre penso che, la prossima volta, mi piacerebbe spostarmi un po’ più a destra...

Il mio orologio interno mi richiama all’ordine e così iniziamo la salita della cresta; il primo temuto passo è rapidamente archiviato anche se, per essere dichiarato solo III, è certamente piuttosto impegnativo. Possiamo così iniziare il nostro gioco di continui sali e scendi tra un guglia e l’altra entrando sempre di più nel vivo di questa piccola ma entusiasmante avventura. Ben presto raggiungiamo la placca di IV: progredendo slegati, non ci sembra il caso di continuare con la nostra baldanzosa progressione così, calzate le scarpette, riprendiamo a salire. Dopo aver passato la mattina in falesia e poi aver scalicchiato con le scarpe d’avvicinamento, il nuovo assetto svela subito i numerosi vantaggi così superiamo rapidamente il tratto difficile e, indossate nuovamente le scarpe, usciamo dalla cresta per arrivare in cima in un’ora dal colle Valsecchi.

Sulla vetta ci siamo solo noi e altri due escursionisti: uno spettacolo! Il cielo è limpido e possiamo godere di un incredibile panorama che abbraccia gran parte dell’arco alpino mentre il sole ci saluta illuminandoci con i suoi caldi raggi. Dobbiamo ora pensare alla discesa: scartiamo l’ipotesi cresta Sinigaglia per non perdere troppo tempo e così non ci rimane che buttarci sulla noiosa Cermenati puntado decisi a valle. Ricordavo un percorso più ripido e faticoso ma, senza alcun peso sulle spalle, la discesa è un vero piacere e un inaspettato quanto gradito divertimento. Così non sono ancora le 18:30 quando ritorniamo alla macchina dopo aver soddisfatto (almeno fino al prossimo week end!) la nostra sfrenata voglia di montagna.


Cavallo Goloso


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