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A CAVALLO DELLA TIGRE – TORRE COSTANZA

venerdì 18 agosto ’23


L’alpinismo (in senso ampio) è come le grandi abbuffate (o forse anche le grosse bevute ma su quelle ho ben scarsa voce in capitolo): più ne fai e più sei allenato e più ne aumenta la voglia. È un circolo vizioso, un vortice che corre sempre più veloce. O almeno è così finchè non si arriva al fatidico momento, alla resa dei conti (prima quando suona la sveglia e poi quando ci si accorge di aver di fianco una vecchia vestita di nero che ti scruta con sguardo vuoto e le dita ossute che tamburellano le une contro le altre), a quel punto la smania cala drasticamente o, addirittura, collassa e l’unica domanda che resta è - Ma chi cazzo me l’ha fatto fare? -. Quando però sento il Gabri, sono ancora nella prima fase, forse un po’ ovattata, tanto che la proposta è alla vicina Grignetta, su una via nuova. Via nuova sulla montagna sopra Lecco? Già, sembrerà strano ma è così: pare che a ben guardare, spazio nuovo se ne possa trovare anche senza andare in capo al mondo. Così puntiamo alla Costanza con l’ambizione di salire a cavalcioni della Tigre e sperare di non venirne poi disarcionati. Scendo nell’arena con una certa spavalderia rimettendo il mio destino nella chiodatura che confido ravvicinata tanto che, quando il Gabri si propone come secondo di cordata, non mi lascio subissare dai dubbi. La mente umana è strana; o almeno la mia lo è: mi cago in mano appena sono 10 centimetri sopra un bel solido fix e invece non ho alcuna remora ad avvinghiarmi ad un chiodo e ad appendermi come un salame in stagionatura. E così faccio appena sopra la sosta che se il ferro dovesse saltare, mi troverei a cavalcioni del Gabri: pur sempre a cavalcioni ma del soggetto sbagliato! Il chiodo invece regge senza problema, raggiungo il cordone e poi inizio a scalare. Almeno la ruggine del caianesimo sembra essere sparita, volatilizzata come polvere al vento e, per di più, ogni passo verso l’alto mi instilla sempre maggior coraggio. Arrivo quindi alla base della seconda lunghezza. La parete gialla si impenna, si inarca e si butta leggermente in fuori. Il Luca una volta ha sentenziato: “roccia gialla, cattivo presagio”, vedremo: l’importante è che ci siano i chiodi. Vicini, ascellari. Mi alzo al giallo e ho due sorprese: la prima è che la roccia è bella compatta, niente marcio all’orizzonte; la seconda è che forse c’è stato un errore letterale nella relazione: a me più che VII+ sembra XII+! Poco importa: mi appendo, tiro il rinvio, ogni tanto staffo e si sale! Tanto sarà questione di poco. Illuso! Alla seconda o terza mungitura mi trovo davanti ad un interessante soluzione: una specie di vite cilindrica arrugginita infilata in un buco. Sarà il segno del tentativo dell’Anghileri. Fortuna vuole che appena sotto luccica un bellissimo e nuovo fix: se la vite dovesse saltare, non finirei chissà dove! Ci strozzo un cordino, lo tiro delicatamente, la vite resta al suo posto e io arpiono il chiodo seguente. A volte mi chiedo come diavolo abbia fatto l’apritore: alla protezione arrivo infilando il rinvio dopo essermi allungato al massimo ma lui, quel chiodo, in qualche modo lo ha dovuto piantare! Poco importa, ora ho ben altri problemi: una breve placca compatta mi sbarra la strada. Smagnesio ma dalle mani continua a grondare sudore. Torno alla protezione. Riguardo i movimenti e ci riprovo. Questa volta va e io, nuovamente, agguanto la protezione al limite della mia estensione. Poi la roccia torna grigia, forse anche scalabile ma io non ce la faccio. È più forte di me: continuo a tirare tutto il tirabile e, ad un certo punto, sono le corde che iniziano a tiare me. Mi sembra di avere al traino un ippopotamo obeso ma della sosta nessuna traccia. Alla fine ne allestisco una perchè non riuscirei a sostenere un altro round con l’ippopotamo. Recupero il Gabri e poi lui si invola verso la vetta. Da un lato salirei ancora qualcosa (qua vicino c’è la Gatti e, prima o poi, ci metterò le mani) ma all’opzione di rientrare non riesco a dire no: è stata dura, ma siamo riuscire a rimanere a cavallo della tigre, per oggi può anche bastare!


Cavallo Goloso


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