racconto della via hemmental strasse, presolana orientale (bergamo, lombardia)


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HEMMENTAL STRASSE – PRESOLANA ORIENTALE

domenica 16, lunedì 17 aprile ‘17


Quando scendiamo dalla macchina mi domando se siamo qui per scalare su roccia o su ghiaccio: il programma prevede di raggiungere il bivacco, accaparrarci le cuccette (come se a quest’ora del mattino di Pasqua possa esserci già la fila!) e poi puntare alla Bramani Ratti, solo che questa temperatura semi glaciale rischia di mandare all'aria tutti i piani. Il freddo pungente ci schiaffeggia infatti con particolare sadismo mentre cerco il piumino nel casino dello zaino prima di caricarmi come un mulo e confidare quindi nel tepore dell’avvicinamento che però inizia a farsi sentire solo al termine del lungo tratto in falsopiano.

Il bivacco, abbarbicato in cima alla salita, si gode intanto i primi raggi del sole assaporando in piena solitudine il momento del risveglio e chiedendosi per quale motivo una triade di ordinati Unni abbia deciso di invaderne le suppellettili marchiando il territorio con indumenti e cibarie. La struttura dovrà del resto sopportarci per una buona oraccia finchè, stufi di farci prendere per il naso dall'ombra della parete immediatamente a destra dello spigolo, tiriamo su baracca e burattini e ci avviamo verso il nostro destino. Dopo l’immancabile passeggiata per prato verticale, immedesimatomi eccessivamente nei panni del caiano classico, mi lascio influenzare da una facile rampa che sale sulla sinistra verso il cuore della parete per poi concludere la frittata quando individuiamo alcuni cordoni che salgono lungo un diedro canale verso lo spigolo. Irriverenti e sprezzanti per quello che ci aspetterà nelle prossime ore, iniziamo quindi la scalata sicuri di essere sulla linea corretta e convinti che, una volta tornati sul vicino spigolo, usciremo dal frigorifero. Peccato solo non aver considerato la gita sociale delle nubi sulla Presolana che renderanno il mio piumino un indumento per nulla superfluo! Intanto iniziamo finalmente a seguire lo spigolo in attesa che, per la seconda volta, la personale bussola caiana rischi di portarci nuovamente fuori srada. Ci troviamo infatti sotto un invitante diedro rossastro che va però a morire contro la parete liscia e strapiombante che ci sovrasta: logico che la via non possa ficcarsi in un simile budello! Sono praticamente sicuro che dovremo spostarci a sinistra e aggirare la massa che abbiamo sopra le teste ma la relazione non è dello stesso avviso: dovremo infatti andare a scontrarci contro la stomachevole parete per poi aggirarla sulla destra! Fortuna vuole che non abbia scommesso nulla sulla mia intuizione! Intanto la parete inizia a preparare il conto per la nostra insolente e continua strafottenza; passa infatti una sola lunghezza per mostrarci il suo carattere tutt'altro che affabile: lo spigolo si impenna come avesse un’erezione rendendo la linea decisamente meno mansueta. L’incipit è su una placca verticale a buchi che muore contro una fessurina; lascio sotto le chiappe due chiodi che non ispirano alcuna fiducia: se dovessi cadere, i ferri mi farebbero certamente compagnia nello schianto sulla sosta! Ora l’irriverenza ha fatto le valige: almeno finchè non riuscirò a piazzare un solido friend mi converrà prestare la massima attenzione. Poi la parete si fa ancora più cattiva: i passi diventano fisici e io devo richiamare la pompa e la tecnica da FF prima di avere la meglio sul tiro chiave della salita.

A quel punto la via è domata: percorriamo l’ultimo tiro e poi, inutile a dirsi, invece di scegliere le comode doppie, assecondiamo ben volentieri l'istinto caiano di raggiungere la croce di vetta per poi affrontare una discesa di cui ignoriamo gran parte delle informazioni. Raggiunto quindi il punto più alto, ci lasciamo guidare dal fiuto del Giaguaro visto che pare che il sottoscritto sia piuttosto raffreddato: ci infiliamo così nel primo canale su una traccia infida e ripida fino alla base del colatoio. A quel punto ci restano da superare solo alcuni brevi residui di neve prima di infilarci nella tolla del bivacco a strafogarci con le nostre cibarie. Appunto: i nevai primaverili. Il Jag sta terminando di attraversarne uno quando si arrota, compie un doppio salto carpiato per poi atterrare violentemente sul ginocchio col risultato che, insieme ad un po’ di sangue, l’amico lascia sul posto . anche i sogni di gloria per l'indomani.

In effetti la mattina è proprio la gloria caiana, mista all'autolesionismo, a spingere il sottoscritto e Walter ancora verso la parete. Le nuvole questa volta hanno iniziato a radunarsi con largo anticipo mentre il termometro è caduto in picchiata, tanto che alle 2, quando rientreremo all'auto al passo della Presolana, segnerà solo 5 gradi! Roba da primo tentativo alla Fisarmonica! A dire il vero all'inizio non è poi così freddo anche se maglia termica, micropile e piumino leggero non danno minimamente fastidio. Cercando quindi di scongelare le giunture, mi alzo lungo i buchi iniziali di Hemmental Strasse trovando ben presto la giusta confidenza con la parete. Lo stesso però non posso dire del malcapitato Walter dalle mani Findus! Sembra che il nostro binomio si debba per forza tradurre in estremismi caiani o per impegno nell'arrampicata o, come in questi due giorni, per le condizioni climatiche che consiglierebbero di sedersi davanti ad un bel piatto fumante di polenta. Al termine del secondo tiro, l'amico inizia a dare i primi segni di cedimento proponendo di abbandonare la parete: da un lato lo capisco, qualche anno fa avrei fatto anch'io la stessa proposta anzi, molto probabilmente, non mi sarei nemmeno imbarcato nell'avventura! Eppure ora la placca compatta e la sosta d'arrivo già visibile sono sufficienti a fugare anche i miei dubbi. Così, da bell'egoista, riprendo a salire lasciando il povero Walter alle prese con il processo di trasformazione in bastoncino. Il tiro poi si rivela piuttosto scorbutico, con una serie di movimenti su buchi delicati che richiedono non poco impegno, fino ad arrivare all'atletico passo finale che, se non altro, mi scalda a dovere. Inizia a nevicare, una fine acqua gelata si deposita lentamente sul piumino: l'effetto calore dello strapiombino ben presto si esaurisce ma manca solo una lunghezza per portarsi a casa anche questa via, sarebbe una specie di bestemmia lasciare ora l'opera incompiuta. Con inaspettata faccia di tolla, riesco quindi a trattare con Walter la soluzione: farò solo io l'ultimo tiro, sperando che non mi riservi sorprese inaspettate, e poi mi calerò in doppia il più rapidamente possibile per levarci di torno da questo congelatore e dalla nebbia che ha iniziato a stringerci in un gelido abbraccio. Scalo veloce lungo un tiro che si mostra più abbordabile di quanto avessi inizialmente pensato mentre perdo sempre più sensibilità alle dita. Siamo come due naufraghi invisibili l'uno all'altro per le nuvole che ci circondano ma collegati da due cordoni ombelicali che ci rendono vicendevolmente dipendenti. Con le estremità delle mani simili a pezzi di legno insensibili, finalmente raggiungo l'agognata sosta, la boa superata la quale potrò iniziare a vedere la fine delle sofferenza e così mi butto a capofitto nel mare grigio alle mie spalle mentre al posto dei piedi mi trovo due ghiaccioli induriti e puzzolenti che riprenderanno le loro fattezze solo dopo una meritata sosta al bivacco.


Cavallo Goloso


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