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LA CENGIA ROSSA – PARETE SAN PAOLO

lunedì 02 giugno ‘14


Per noi la cengia rossa è stata un po’ come la tenda rossa di Nobile per i soccorritori: un obiettivo avvicinabile solo dopo una lotta estenuante e sfiancante; praticamente passo quasi più tempo qui che non sabato al Precipizio!

Domenica andiamo a pattinare sul marmo di Carrara dei massi dietro il campeggio, giusto per mantenere la confidenza con l’uso dei piedi e l’estremo scivolamento; fortuna vuole che qui la chiodatura sia particolarmente abbondante! Poi in serata ci troviamo con Silvia e Michelangelo per andare il giorno successivo a fare una via che poi sarebbe il nostro secondo tentativo dopo la positiva disfatta di Romantica. Ma quando sgusciamo dalla tenda il cielo non è proprio ridente: Micol è piuttosto stanca e impensierita mentre dal canto mio ho la faccia di un lottatore di box al termine dell’incontro. In tali condizioni raccattiamo la nostra mercanzia, mettiamo insieme i nostri cocci e ci prepariamo per la nuova avventura. Inutile dire che sono così su di giri e bramoso di mettere le mani sulla roccia che, appena arrivati al parcheggio, indosso già quasi tutto il materiale per una big wall quando la coppia di amici si avvicina con fare dubbioso serrando in mano un grosso punto di domanda: la via sa da fare? Ovviamente per il sottoscritto la risposta è positiva mentre gli altri nutrono dubbi sulla tenuta del tempo. Così infilo la scheda nell’urna senza indicare alcuna “ics” e lascio la scelta agli altri: ci rinfiliamo quindi in auto e, abbandonato il progetto iniziale, torniamo verso Arco puntando sicuri alla nuova meta per raggiungere rapidamente il vicino attacco. Qui insomma non si ha nemmeno il tempo di carburare che si è già buttati nell’arena!

Intanto davanti a noi abbiamo “fast and furious”, una cordata di tre elementi già impegnata sulla seconda lunghezza del nostro stesso obiettivo. Parto quindi dalla base con il pepe nel di dietro e mi mangio la parete valutando che il grado proposto sia eccessivamente generoso, quindi recupero Micol per poi iniziare il tiro seguente. Alla sosta trovo ancora la coppia di secondi che mi precede: fortuna vuole che non ci troviamo sull’Eiger e quindi un po’ di attesa non può certo fare male ma, di contro, ciò che piove dall’alto potrebbe creare parecchi problemi. Un sibilo saetta nell’aria seguito dall’inconfondibile rottura di alcuni rami: qualcuno su in alto ha pensato bene di fare partire un macigno formato televisore che si è andato poi a schiantare pochi metri lontano da noi. Quando Micol mi raggiunge, sul suo volto la tranquillità risplende come le stelle di giorno; abbiamo due alternative: continuare a salire (sperando che il bersagliere su in alto abbia esaurito le cartucce) oppure calarci e abbandonare i sogni di gloria. La roboante camera di consiglio che si riunisce nella testa di Micol arriva finalmente ad un verdetto dopo più di mezz’ora: si continua a salire! La scelta non può che ravvivare il mio spirito caiano e, per di più, confidiamo che la lunga attesa dovrebbe aver permesso a fast and furious di rodare i motori e prendere il via verso l’uscita. Così superiamo una placca inverosimilmente dura e poi un breve raccordo nel bosco mentre in alto una cordata sembra in procinto di raggiungere l’ambita cengia dove esce la via: sarà sicuramente “fast and furious”! Infatti dalla sosta successiva, li vediamo ancora impegnati una trentina di metri più avanti: come fossimo attaccati ad un elastico, ci siamo allungati per poi tornare immediatamente ad accorciarci e fiatare sul loro collo. E così, per l’ennesima volta, ci accodiamo dal panettiere quasi fosse oramai una normalità quando scaliamo con Silvia e Michelangelo per poi finalmente ripartire per il verticale tiro che si svolge su una specie di pilastro. Resta ora solo l’ultima lunghezza, un piccolo pezzetto di Marmolada costituito da una placca con grossi buchi che da del filo da torcere per poi guadagnare l’esposta cengia che ci porta nel bosco e quindi ad un’immensa e succulenta vaschetta di gelato!


Cavallo Goloso


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