racconto della cascata di borghetto, valle spluga o val san giacomo (sondrio, lombardia)


|racconto|   |foto|


CASCATA DI BORGHETTO – VALLE SPLUGA

domenica 10 febbraio ‘19


“Questa cascata non sa da fare!”. All’inizio però le cose sembrano girare in un altro verso. Nevischia ma con fiocchi minuscoli di polistirolo che non riescono ad accumularsi e con la macchina riusciamo a salire senza difficoltà alla frazione sopra Isola. Poi imbocchiamo la mulattiera e rapidamente raggiungiamo il gruppo di baite da cui infilarci nel nebbione e nelle viscere della val Febbraro.

All’attacco della cascata sono col naso all'insù, ipnotizzato dal muro che ci sovrasta nella parte alta e alla ricerca del suo punto debole dove spero di riuscire a passare: questa volta non intendo ripetermi con la fattoria dello zio Tobia! Attacco quindi la cascata sulla parte destra dove forma una rampa relativamente appoggiata. Il ghiaccio è morbido e io mi sento quasi forte, padrone della situazione: forse quest’oggi il coniglio se ne starà chiuso in gabbia. Poi la corda finisce e mi ritrovo in mezzo al nulla di un pendio innevato senza apparentemente avere alcuna possibilità per sostare finchè un albero sulla destra mi leva dagli impicci. Recupero il Gabri e il Danny che poi proseguono verso l’alto avvicinandosi verso il salto che ora sembra un po’ meno disponibile rispetto quando lo osservavo dal basso. Inizia così un conciliabolo sulla linea migliore da salire ma pare più un discorso tra sordi perchè l’unica cosa su cui riusciamo ad intenderci è dove dovrebbe andare la prossima sosta mentre mi resta piuttosto oscuro capire dove, secondo il Danny, dovrebbe passare il tiro dopo. Quindi parto: arrivo sotto le zanne troncate di una serie di stalattiti mentre a sinistra ho una tavola di ghiaccio che suona vuota. Se ci salissi probabilmente proverei l’ebbrezza del surf su cascata. Più in alto poi la colata si impenna con una verticalità quasi nauseante. Inizio a belare e allora mi sposto all’estrema destra dove una stretta lingua sembra tagliare la ripidità del salto con cui, comunque, dovrò poi venire a patti. Piazzo un chiodo ma, in parte, entra a vuoto. Guardo in alto e il vello da pecora si infoltisce. Questa volta però la decisione è quella definitiva: giro i tacchi e torno alla sosta da cui ci riportiamo alla base della cascata che iniziamo a smontare salendo alcuni monotiri mentre il fine polistirolo lentamente inizia a depositarsi sulla neve più vecchia.


Cavallo Goloso


Per lasciare un commento, clicca QUI


sabato 22 dicembre ‘12


Ancora cascate e ancora val Chiavenna. Siamo addirittura in cinque ma la macchina stracolma sale i tornanti senza dire nulla. Passiamo da Vho e riesco a scamparmi l’ennesima ripetizione per poi puntare verso la val Febbraro. Mi piacerebbe provare la cascata di destra ma il gruppo sembra intenzionato a puntare al salto di Borghetto. In fondo anche la salita completa di questo flusso mi manca, quindi accetto ben volentieri la proposta. Raggiungiamo quindi comodamente la cascata sfruttando l’evidente traccia nella neve mentre già due cordate ci precedono nella scalata: il flusso è ben formato e quindi questa volta prospettiamo di raggiungerne la sommità. Non ho però ancora iniziato a togliere le cose dallo zaino che subito ho il flash del mio imbraco appoggiato in garage. La verifica del materiale che mi ha schiacciato le spalle è una pura formalità: ho lasciato l’imbraco a casa e quindi mi posso anche scordare di tentare di inanellare questa salita. Per fortuna Cece, Colo, Vera e Cristian non risultano danneggiati dalla mia idiozia recalcitrante e possono quindi attaccare la cascata: il week end scorso era stata la volta delle picche che solo all’ultimo mi sono ricordato di prendere, questa volta dell’imbraco, spero solo per la prossima avventura di non lasciare a casa gli scarponi!

Dovendo quindi aspettare che gli amici distruggano la colata con le loro picche, non mi resta che andare a zonzo per la val Febbraro! Individuo così un canale ghiacciato proprio di fronte alla cascata di Borghetto che sembra sufficientemente facile per essere superato in solitaria e quindi mi dirigo verso l’obiettivo di ripiego. Con una breve salita nella neve fresca raggiungo il primo facile salto ma non me la sento di proseguire di lì senza alcuna sicurezza e, soprattutto, completamente da solo anche perchè il tratto successivo, seppur breve, non pare proprio facile. Mi sposto quindi a destra fino a riuscire ad evitare il tratto più ripido per poi tornare, con alcuni numeri tra gli alberi, al canale. Inizio quindi a risalire il facile pendio fino a raggiungere una zona ripida ricca di frange dalla dubbia stabilità. Cautelativamente mi sposto verso destra per cercare di aggirare nuovamente l’ostacolo e così incappo in un breve saltino che sembra però facilmente scalabile. Mi avvicino alla colata per dare un occhio ma sembra che lei sia più curiosa di me: tocco appena la base di una stalattite che quella mi frana addosso colpendo la mia bellissima faccia! Oddio, anche la mia carriera di star del cinema non potrà prendere il via, a meno di recitare in film quali “Il ritorno dello sfregiato”. Al di là delle battute la situazione si fa preoccupante o, per lo meno, questa è la sensazione che ho. Afferro un po’ di neve e me la sbatto sullo zigomo; questa si irrora immediatamente di rosso e io mi lascio prendere da un momento di sconforto totale. Già mi vedo alle prese con ago e filo al pronto soccorso! L’unica è farsi un auto scatto così da chiarirsi meglio la situazione. La foto rivela un paio di graffi e altrettanti rigagnoli di sangue oramai rappreso che si estendono fin quasi alla bocca. Ma il flusso è già fermo e quindi decido di proseguire, spostandomi però ancora più a destra, dove il percorso pare nettamente più semplice. Salgo un breve tratto ghiacciato e poi torno ad affondare nella neve: il canale è praticamente finito e sopra di me si apre la distesa boschiva. Ancora una volta mi sento debole, sarà forse per le migliaia di piastrine perse! Questa volta mi decido a scendere mentre dall’altra parte delle valle Colo ha iniziato ad affrontare il salto più impegnativo della cascata di Borghetto.

Solo quando raggiungo il fondo valle e poi la base della cascata, riacquisto un buono stato di tranquillità: la mia avventura si è oramai conclusa e ora non mi resta che attendere il racconto dei quattro e che l’occhio lentamente diventi blu!


Cavallo Goloso


Per lasciare un commento, clicca QUI