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CEÜSE – HAUTES ALPES

giovedì 2, sabato 4 giugno ‘22


Il momento della partenza non arriva mai. Sono da Cece ed entrambi scalpitiamo in attesa del Teo: “Potrei arrivare verso le 20/20:30...” I puntini di sospensione non vanno mica bene: sono le 9 passate e del trentino manco l’ombra. Picche e ramponi ci guardano sconsolati, dall’altra parte una montagna di rinvii e scarpette che sembra di essere nella cantina di un formaggiaio. L’idea è quella di andare a Ceüse, poi zona Briancon per fare una via (Cece come al solito ne ha sparate una mitragliata, una più bella e caiana dell’altra) e magari puntare al Verdon dove però rischieremmo di liquefarci o lessarci a puntino per i gipeti. Poi finalmente il rombo del motore ci sveglia dal nostro rimbecillimento, stipiamo la macchina e via, si parte. Destinazione: pizzeria a 2 chilometri perchè il rumore era quello del mio e dello stomaco del Teo. Morale? Alla bettola zona Briancon arriviamo oltre l’ora delle streghe: mi aspetto il cigolio del triciclo di Shining sbucare dal gomito del corridoio ma nulla mentre la moquette anni ‘70 smorza il calpestio dei nostri passi. Nessuna coppia di gemelle in vista: sbarriamo la porta della camera e ci infiliamo sotto le coperte. Quest’anno la coppia ricchiona la facciamo io e Cece, il Teo invece se ne sta nel suo lettino. La mattina ci svegliamo integri nei nostri letti: niente Hostel o robe del genere così mi adopero per fare strage della colazione, meglio abbondare perchè potrebbero arrivare giorni di magra. E poi via: breve sezione di rally al lago di Serre-Poncon per testare la guida del Teo e le sospensioni del Duster che nella polvere si muove a suo agio (il tutto per svicolare una manciata di chilometri di coda), ci perdiamo tra le case di Gap e poi rischiamo lo stesso copione tra le stradine sotto la mitica falesia di Ceüse ma il “magnifico” (cioè Fraclimb) si ricorda ancora dell’altra volta (forse perchè sono passati meno di due mesi) e alla fine ci troviamo al parcheggio. Il primo giorno è dedicato a riscaldarsi e prendere le misure del sentiero. Ah, certo, poi anche della roccia e della chiodatura, infatti mi fanno sparare su per un 7a/7a+ senza il paracadute e dove agguanto la sosta con le mutande dello stesso colore del pannolino del mio nipotino. C’ho ancora il cuore che batte all’impazzata a pensare al movimento verso la ronchia finale con l’ultimo fix che mi fa i segnali di fumo per farsi vedere. E poi andiamo a caccia. Non di gnocca perchè i due amici non possono e io non sono capace. Andiamo a caccia del posto dove passare la notte: scoviamo un simpatico chalet, ottimo per passare la serata col soggetto femminile di cui sopra ma noi ci sappiamo accontentare. Abbiamo la ciambella di Ceüse davanti agli occhi: cosa si vuole di più? La gnocca ma meglio accontentarsi. Poi il tipo della fattoria ci offre tre birre, io la prendo per non fare il maleducato e me la scolo. Di norma sono praticamente astemio, figurarsi l’effetto dopo una giornata a tirare tacche e con lo stomaco che fa come la particella di sodio nell’acqua Lete. Il risultato è che al ristorante dei pirati (no, non sono ancora ubriaco) la cameriera bionda palesemente ci prova con noi tre fustacchioni: “le dessert c’est moi!”. Un altro trio avrebbe a quel punto risolto il problema della solitudine notturna ma io me ne esco con la trovata del secolo, le chiedo ancora il menù del salato perchè le particelle di sodio sono ancora un po’ troppo sole, lei si incazza, me lo porta ma poi diventa fredda e distaccata. Coglione che sono! Così torniamo al bungalow in 3 salsicce. E arriva venerdì mattina. La prima cosa che abbiamo capito è che gli FF se la prendono comoda perchè salire presto è un’idiozia: caldo picchiante sul sentiero e condizioni pessime per scalare. Solo che loro (gli FF) se ne stanno sotto le coperte (quasi sicuramente gli stranieri in dolce compagnia di una loro simile), noi invece alle 8 siamo già in pista. A cercare dove fare colazione. E siccome di tempo ne abbiamo, finisce che di colazioni ne facciamo due! Nonostante il peso in eccesso, il Teo si tiene di brutto e, sotto una pioggerella scozzese, si scalda su un bel 7a. Le mie dita invece iniziano quel lento processo di raffreddamento che le porterà poco dopo sullo stesso tiro a trasformarsi in quelle di Tutankhamon. Devo tenere duro e aspettare i capelli dorati della cameriera alla quale però è ancora rimasto indigesto il nostro ebetismo: questa sera, nonostante ci siamo tirati a lucido per non sembrare tre caproni infoiati, il dessert non è più lei e a me non resta che consolarmi pensando agli slunghi piazzati da Cece e che mi hanno permesso di portare a casa un 7a flash! Exploit della vacanza? Forse si o forse no...

È sabato e siamo ancora a Ceüse mentre il Caianesimo se ne va con la sua valigia di cartone. Forse dalla bionda cameriera visto che l’apice della sua attenzione l’abbiamo avuta quando sembravamo tre barboni. Più che altro è una questione logistica, ho provato a spiegarglielo (al Caianesimo) e comunque saprò rifarmi: abbiamo il bungalow per due notti, non ha senso smazzarci chilometri a destra e a manca col Duster. Ha invece senso mangiare polvere su per il sentiero che porta alla nostra Cappella Sistina. Questa volta puntiamo ai settori a destra, all’ombra. Solo che al sole non gliel’hanno mica detto e il carro di Elio si ferma in coda su nel cielo: forse ha forato perchè di traffico non ce n’è mica molto. Aspettiamo. Attendiamo ancora un po’. Ci giriamo un po’ i pollici e poi la stella si muove, noi andiamo nell’ombra e io mi preparo per l’exploit, risultato che ripaga l’intera vacanza. No, non mi limono la cameriera né la biondina che sembra lanciarmi qualche occhiata (forse perchè la sto fissando intensamente o forse perchè sono già mascherato come un senza tetto). La performance la faccio in falesia (ma in fondo non sono qui per questo?): prima 7a+ a vista e poi, a seguire, un 7a che mi fa arrivare in sosta con le braccia di piombo. Cammino un metro sopra terra, mi sento figo come Brad Pitt ma a ben pensare c’è gente che questi gradi li snobba o li fa coi guantoni da box. Per esempio Ondra.

La cena la facciamo sempre dai pirati. Ovvio: dopo il super risultato della Madonna magari pure la cameriera si scioglie un po’. In effetti pare più accondiscendente e, quando vado a pagare, leva di torno la cassiera e mi prepara lo scontrino. Io però torno nella modalità ebete deficiente (la stessa che, per onor del vero, mi ha fatto bolettare un 6a il primo giorno): estraggo la carta, pago e me ne vado. Così la bionda se ne sta sulla sua nave in attesa di qualcuno meno idiota mentre noi ci spostiamo alla camera dell’F1, un motel che potrebbe rivaleggiare con i sottopassi di un cavalcavia di periferia, con tanto di fattoni e odore di gangia che impesta il corridoio.


Cavallo Goloso


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