CAPANNA PIANSECCO – VAL BEDRETTO
sabato 25, lunedì 27 maggio ‘24
- Corriamo?! - Guardo il nanetto che si attacca alla mia mano, i suoi scarponi nuovi di pacca e il sentiero non troppo sconnesso e parto. Parto perchè altrimenti quello mi trascinerebbe giù dalla montagna mentre ride all’impazzata con le gambette che sembrano ruotare senza controllo. La montagna che ho sulla schiena sobbalza ma almeno siamo in discesa e un po’ di cibarie, nonostante il razionamento di mio fratello, è finito nei nostri stomaci ma la sua raccomandazione mi martella nelle tempie: - Non farlo correre troppo ‘che non ha un gran controllo... - Mi viene in mente una pubblicità di una nota marca di pneumatici ma, d’altra parte, manca poco perchè faccia i 4 anni: cosa possiamo pretendere? E poi, sicuramente, non durerà a lungo: dovrò tenerlo a bada evitando di inciampare a mia volta per poche decine di metri e poi si spegnerà collassando privo di forze. E invece quel pazzo del nanetto continua a fare girare le sue estremità manco dovesse battere un qualche record di velocità e resistenza che ci riporta in un batter di ciglia nuovamente all’auto.
E pensare che le ambizioni iniziali erano iniziate con ben altri auspici e ora, invece che trovarci all’inizio del sentiero per la capanna Piansecco, saremmo dovuti essere in altre faccende affaccendati o, per meglio dire, impegnati in ben altre scarpinate! Probabilmente è tutta colpa della masochistica ossessione di famiglia e del pensare che l’unico obiettivo caiano possa essere il sentiero Roma dove già ho sbattuto il muso sia in inverno che in estate; quindi ora il gene lavora su mio fratello e quindi è lui a propormi nuovamente di mettermi in gioco su quei passi. Solo che quest’anno il generale Inverno si è svegliato carico e ci ha dato dentro lasciando come ricordo valanghe di neve inoltre, come se non bastasse, ci si mette un meteo instabile e così l’avventura al Masino salta molto prima della partenza. Che fare? Sbobiniamo pagine di internet e ricordi accumulati in anni di caianesimo ma alla fine, vista anche l’inclusione del nanetto in quella che sarà un’avventura a quattro (e di soli “uomini” come mi diverto a ripetere al più piccolo dei moschettieri), le alternative si riducono al lumicino. Poi i conti vanno sempre fatti con l’oste: la mattina del sabato la partenza viene rinviata un paio di volte perché non abbiamo intenzione di fare torrentismo in salita ma quando arriviamo in zona Biasca con le cataratte spalancate e i tergicristalli che sono sul punto di andare in orbita, ci guardiamo in faccia mentre la app del meteo promette ancora peggio per le prime ore del pomeriggio. Arroventiamo i cervelli e l’unica alternativa che ci viene in mente è puntare alla Piansecco dove, pare, non siano richieste pinne e boccaglio. Così passiamo la prima giornata della nostra avventura caiana in quel della val Bedretto, questa volta senza il patema di aver lasciato a casa Artva e occhiali da sole anche se di neve ce n’è in giro ancora parecchia. Arriva poi la domenica, lasciamo il rifugio (anche se nominarlo tale mi sembra un po’ stridente: forse ha più ragione il nanetto che lo chiama “albergo” e mi domando cosa potrà pensare quando dovessimo andare in posti ben più spartani: forse anche lui farà come la Laura e assisterà ai concerti dei Rolling Stones?) e mi tocca la discesa scavezzacollo fino alla macchina. Da qui l’avventura non è mica finita perchè più giorni dovevano essere e più giorni saranno (anche perchè abbiamo vettovaglie per stare in giro una settimana e dobbiamo assolutamente consumarle): puntiamo quindi ai laghi del Ritom e alla pacifica e intima solitudine della capanna Cadagno che non sentiva certo la nostra mancanza né quella della stufa che pompa a manetta per portare il clima a livelli tropicali! D’altra parte, dopo aver sfruttato lo scivolo di neve per una serie di discese col sacco della pattumiera, rientrare al calduccio non è poi una sensazione così malvagia! Poi però arriva il lunedì e la mini vacanza finisce non prima di aver assistito in diretta alla puntata di Superquark sul gipeto, ultima della serie sugli animali alpini e preceduta il giorno prima da quella sulla marmotta col nanetto alla caccia del grosso roditore.
Cavallo Goloso
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