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MONARCH LAKES – SEQUOIA NATIONAL PARK

mercoledì 10 luglio ‘24


Questa volta il caldo non ci frega mica. O meglio: oramai ci ha fottuti e quindi noi proviamo a giocare d’astuzia e aggirare il problema. Passeggiata in qualche centro commerciale insieme ai pinguini? No, beh, non siamo messi così male (o per lo meno non sono ancora tanto rincretinito da autodenunciarmi su queste pagine) ma dopo un attento esame delle temperature (da parte della Laura perché io ho gettato la spugna e non l’ho più ripresa), scopriamo che ai Monarch Lakes si dovrebbe sopravvivere. Così quello diventa il nostro obiettivo nonostante la promessa di una comoda strada con oltre 30km di curve e sbocco assicurato: alla faccia degli infiniti rettilinei americani! Sterzata dopo sterzata entriamo finalmente nella foresta poi, quando c’ho il gomito del tennista a furia di girare il volante, passiamo oltre Silver City, l’unica “città” della vallata che sembra più una brutta copia di un villaggio svizzero di bassa categoria con un pizzico di paese da Far West dove, ovviamente, il gippone elefantiaco sta di casa. Passiamo oltre, superiamo un tratto di strada sterrata e poi usciamo dal fitto della foresta fino a raggiungere il parcheggio. Probabilmente sembriamo una coppia di milanesi erroneamente catapultati in quei dei Resinelli! Infiliamo il sacco dei vestiti sporchi nella scatola anti-orso perchè non si sa mai che il plantigrado possa scambiare le mie calze per un Camembert andato a male e poi ci avviamo. - Ma qual’è il sentiero? - Bella e lecita domanda: guardo la guida e dalla foto deduco che - Si va per di là! - Sempre la solita perfetta, impeccabile organizzazione! Il vizietto ce l’hanno pure qui: mega traversi per guadagnare poche decine di metri però almeno si sta bene (oddio, se considerassimo che si parte dai 2500m circa, sarebbe da dire che fa un caldo fottuto). Torniamo poi nella foresta con questi abeti americani dal colore rossiccio e il sentiero inizia a zig-zagare per il pendio. In giro non c’è anima viva eccetto un wapiti che se ne frega della nostra macchina fotografica e si mette a fare i suoi bisogni. Poi lasciamo gli alberi alle nostre spalle: l’ambiente di alta quota è un misto tra il deserto roccioso e la nostra alta montagna con alcuni esemplari solitari di queste aghifoglie che sembrano piazzate un po’ qua e un po’ là come fossero le avanguardie di un esercito. Arriviamo quindi al primo lago, una classica pozza d’acqua alpina con tanto di chiazza nevosa sullo sfondo. Solo che qui fa più caldo e un rapido bagno dentro-fuori non è una grande follia prima di iniziare la discesa e divertirsi nuovamente a girare il volante.


Cavallo Goloso


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