|racconto|   |relazione|   |foto|


PASSO CAMEROZZO, RIFUGIO GIANETTI E OMIO – VAL MASINO

sabato 03 agosto ‘24


Che la Laura si esalti quando c’è da sudare e sputare sangue oramai lo si era capito. Se poi c’è anche qualcosa di tecnico, è solo grasso che cola e così anche Quintino e i baffuti padri caiani gongolano e si fregano le mani. Abbiamo un paio di conti in sospeso dallo scorso anno e alla fine valutiamo che sia il caso partire con quello più “comodo” e “facile” almeno da iniziare a rodare i motori (anche se dopo il giretto a Yosemite questa fase dovremmo averla bella che superata!). Pianifico il tutto, calcolo tempi e orari e alla fine, ovviamente, ritardiamo la sveglia di una buona mezz’ora, perdiamo dell’ulteriore tempo prezioso in auto e alla fine iniziamo la nostra camminata con un’oraccia di ritardo. Poco male: dovremmo avere comunque un certo margine sempre che l’imprevisto non ci colga di sorpresa! E questo salta fuori praticamente subito, dopo che abbiamo superato una manciata di decine di metri orizzontali - Mi fa male il piede… - Attimo di panico: mica mi sarò svegliato alle 5:30 per poi starmene sdraiato tutto il giorno a guardare un torrente? Proviamo a sistemare l’assetto e alla fine pare che lo scarpone vada al suo posto e noi si possa tentare l’impresa: completare il tracciato che ci manca per chiudere il giro del Kima! La salita in val del Ferro è sempre piacevole, soprattutto se la si affronta con uno zainetto che sembra una borsa da passeggio: superiamo la faggeta e quindi iniziamo a risalire per i pascoli mentre con gli occhi incantanti indico per l’ennesima volta il Cavalcorto. E poi si sale verso il bivacco. La Laura c’ha il terrore per queste scatole di tolla, un ripudio innato che quasi le impedisce di entrarci. Peccato, perchè questa sarebbe un’ottima base per una due giorni di scialpinismo! Lasciamo il riparo alla sua solitudine e ci immettiamo sul Roma là dove lo avevamo lasciato l’estate scorsa, questa volta diretti al passo di Camerozzo, tra l’altro l’unico tassello del percorso del Kima che manca pure a me. Alla base del passo c’è un convegno di escursionisti provenienti dalla Gianetti: lo passiamo e ci infiliamo su per le catene. La Laura sgattaiola in su senza alcun problema lasciando il cordino con moschettone a guardare il panorama dall’imbraco. Poi al passo incrociamo una coppia di ragazzi impegnati nel trekking da Novate Mezzola con 2 zaini che paiono quelli di una spedizione Himalayana. Mi viene sa sorridere a pensare al nostro equipaggiamento ridotto all’osso! La Gianetti intanto si lascia intravedere tra un macigno e l’altro in mezzo al vallone mentre sopra si staglia la nota sequenza di cime spettacolari. Ci buttiamo sulla discesa perchè di strada ne abbiamo da fare ma alla fine arriviamo al rifugio un po’ prima di quanto avessi creduto guardando la struttura dal Camerozzo. Rapida sosta ristoratrice e poi riprendiamo la marcia verso l’ultima capanna. Poco sotto il Barbacan raggiungiamo altri escursionisti: riusciamo a spingere e a passarli in prossimità del passo e poi non ci resta che rotolare verso la Omio e i Bagni. Che detta così sembra una mera formalità ma a questo punto le ginocchia iniziano prima a lamentarsi e poi ad urlare il loro disappunto soprattutto quando, immancabilmente, la Laura sul tratto finale pesca nuove e inattese energie e accelera il ritmo in vista del traguardo finale e della conclusione della nostra cavalcata.


Cavallo Goloso


Per lasciare un commento, clicca QUI