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STELLIBODENHORN E ROTTALLIHORN – URSERENTAL

sabato 13 gennaio ‘18


A dire il vero non sento una grande smania per andare a sciare: mi piacerebbe prendere in mano le picche e testarmi su qualcosa di duro (che poi, visto il mio livello di ghiacciatore, significherebbe un ridicolo scivolo ghiacciato da ridurre in colabrodo con una mitragliata di chiodi) eppure decido di tirare fuori dalla naftalina i legni e confrontarmi col bianco elemento. Sarà forse che questo potrebbe essere il modo migliore per cancellare la prima settimana di lavoro del 2018 che, dovesse ripetersi altre 52 volte, potrebbe portarmi veramente ad abbracciare il caianesimo extreme della morte certa! Così mi trovo col Tommy senza avere la minima idea su quale possa essere la meta di giornata e aggregandomi ad altri due istruttori della scuola col risultato che passerò quasi tutta la giornata a sperare di non fare eccessive brutte figure quando i miei due pezzi d’antiquariato si butteranno in discesa.

A Realp sembra di essere al mare a ferragosto: le auto sono parcheggiate una sull’altra e già sui pendii si vedono frotte di veri caiani partiti prima dell’alba arrancare rigorosamente e diligentemente in fila indiana. Per fortuna che questo dovrebbe essere uno sport lontano dalla ressa! Non ci fasciamo comunque troppo la testa e iniziamo ad accodarci alla fila che imbocca il nostro stesso percorso dove devo giocare le mie carte e guadagnare i punti necessari per uscire con almeno un 6 a fine giornata anche se, considerando il detto “chi ben comincia è a metà dell’opera”, non getto certo delle solide fondamenta: dopo aver infatti mostrato sci e attacchi da museo, bastano poche spinte sul manto nevoso per iniziare a seminare la coda della pelle destra, fatto che mi costringe ad un indesiderato pit stop a pochi metri della partenza. Risolto quindi alla bene e meglio l’inconveniente, mi ritrovo già ben lontano alle chiappe del terzetto che quindi devo cercare di raggiungere il più rapidamente possibile se non voglio precipitare abbondantemente sotto lo zero. Inizia così la mia rincorsa che, per fortuna, sarà l’unica di giornata mentre continuo a ricordarmi di non strafare onde evitare l’improvviso collasso finché mi accodo al Tommy dando modo ai potenti quadricipiti di smetterla di bruciare. Superiamo così il bivio per lo Stotxigen Firsten e poi ci addentriamo verso la Rotondohütte con l’ambizioso progetto di aggirare il Rottällihorn per poi raggiungerne la cima dal versante opposto a quello di discesa. La scelta in effetti si rivela azzeccata fin dall’inizio quando ci ritroviamo da soli a risalire il vallone in direzione del rifugio dove inizio a dubitare sulla fattibilità dell’impresa visto che il rottame della vetta mi pare stagliarsi verso un orizzonte infinitamente lontano rispetto la nostra posizione. A questo punto però mi trovo in testa al drappello lasciando scivolare gli sci al mio ritmo cosicché quasi inaspettatamente raggiungo la sella tra il Rottällihorn e lo Stellibodenhorn dove la mia natura non può che avere il sopravvento: mi volto verso il Tommy e alla fine lo convinco a salire anche la cima più alta perchè, sebbene lui lo neghi, l’aquila caiana alberga anche nel suo cuore. Mi ritrovo così su questa cima aguzza a contemplare la massa che si affolla sul sottostante Rottällihorn giusto il tempo per scattare un paio di foto e aspettare l’arrivo dell’amico prima di raggiungere la seconda cima.

Il ripido pendio che ci si para davanti è tritato come un campo dopo l’aratura e io mi ci tuffo noncurante di ciò che sarà. Bastano poche curve per confermare l’impressione positiva della salita sulle condizioni della neve: polvere a manetta e sci che corrono verso il basso senza alcun problema dissolvono le nubi su possibili personali figuracce e, anzi, lasciano quasi sembrare che sia in grado di sciare!


Cavallo Goloso


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