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PREDELP (SPALLA NORD) – VAL DI BLENIO

lunedì 01 gennaio ‘24


La prima opzione ce la giochiamo subito, senza nemmeno scendere dall’auto ma avevo già previsto che avremmo dovuto spallare e, al momento, preferisco risparmiare alla Laura questo lato dolce amaro dello scialpinismo. Sulla seconda, invece, ci avevo proprio contato solo che a fermarci, una volta ultimati i preparativi, ci pensa la macchinetta del parcheggio e la mia cronica mancanza di monetine. Così ci tocca la terza opzione: una cima nel regno delle ombre che, probabilmente, non risulta tra le più rinomate e gettonate della zona. D’altra parte già la partenza fornisce valide e possibili motivazioni per prediligere altre mete: più che scialpinismo, qui si pratica infatti il fondo (sia in termini sportivi che metaforici) forse perchè i “local” vogliono imitare la vicina Campra. Facciamo quindi un po’ i norvegesi e poi, superato il gruppo di baite, torna il Fraclimb. No, non quello del Caianesimo Extreme, bensì quello che sbaglia le strade. E, probabilmente, la Laura se lo aspetta anche. A mia discolpa ci sono i cartelli fuorvianti e una serie di paletti che mi deviano dalla retta via (sia in senso figurato che fisico). Così scavalchiamo due torrenti (e qui un pizzico di estremismo, simile all’assaggio di un ristorante stellato, ce lo godiamo), arriviamo al limitare del bosco e poi scopriamo che questo sentiero porta da tutt’altra parte! Torna a riattraversare i fiumiciattoli, ricevi la promessa che al prossimo attraversamento saranno legnate e riprendi allegramente la direzione giusta. Da adesso terrò la carta molto più in considerazione rispetto le mie geniali intuizioni! Passa però poco che ci tocca attraversare un altro corso d’acqua ma la legnata non arriva, primo perchè c’è un solido ponte, secondo perchè siamo sulla traccia giusta e terzo forse perchè mi tengo a debita distanza dalla potenziale dispensatrice di vergate. Così proseguiamo entrando sempre più nella valle e, contestualmente, nel regno delle ombre tanto che non toglierò mai il piumino che mi ha portato “Babbo Natale Laura” stufa forse di quello rattoppato stile alpinista accattone. Usciamo dal bosco dopo un’ennesima sudata fredda del sottoscritto che riesce ottimamente a mascherare il dubbio di avere nuovamente sbagliato strada; ora però la direzione è ben chiara anche se la neve davanti le nostre punte è completamente intonsa: non resta che individuare con certezza le cime che superiamo alla nostra sinistra e il gioco è fatto! Così continuo a consultare la carta finchè, sotto la valletta che sale diretta al piz Predèlp, stravolgiamo la nostra rotta. Il pendio non mi sembra minaccioso e il periplo della montagna in direzione dell’omonimo passo è un ulteriore e eccessivo dispendio di tempo così inizio a battere definitivamente in salita. Raggiungiamo la base del triangolo sommitale, lo attraversiamo e arriviamo alla spalla nord su un comodo montarozzo e, soprattutto, finalmente fuori dal mondo delle ombre. La cima ci guarda scura e austera mentre l’orologio ride sotto le lancette. Provare un assalto sarebbe una trovata da generale del ‘15-’18 con la certezza del rientro alla luce delle frontali (che, per altro, non abbiamo); così mi barrico dietro la scusa che, sciisticamente, siamo arrivati in cima e che quindi può bastare così; la mia anima caiana piange e si dispera ma io non lo do a vedere e la metto a tacere con la voce della ragione. Dopo esserci quindi goduti un po’ di sole ma non troppo perchè noi prediligiamo l’oscurità, ci tuffiamo nella farina: il vantaggio dei pendii in ombra alla fine è quello. Tutto fila bene fino al ponte, dove cioè i “local” sentono la competizione con Campra. Il pattinato non è il mio forte (vorrei capire quale sia ma questa è un’altra storia) però tengo botta: mantengo la prima posizione (in realtà perchè la Laura me lo concede) e, sputando più sangue che durante l’intera salita, torno finalmente alla macchina.


Cavallo Goloso


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