CUFERCALHUTTE E VIZAN PINTG – RHEINWALD
domenica 17 dicembre ‘23
Per la Laura lo scialpinismo in Svizzera è la val Bedretto. D’altra parte la scorsa stagione non ha regalato grandi alternative così, quando propongo di andare in terra elvetica a inaugurare le pelli, la sua reazione è più che scontata - Ancora val Bedretto? - Siccome però anch’io mi sento un po’ nauseato da quella zona, la mia attenzione è già rivolta oltre il San Bernardino dove sono anni che non metto piede. Mi salta in mente la Cufercalhutte così scartabello tra le mappe e individuo il Vizan Pintg subito sopra perchè non mi dispiacerebbe portare a casa una cimetta. Solo che i conti si devono fare sempre con l’oste e, soprattutto, sperare che questo non sbagli o, se vogliamo, è pieno di bastoni che si possono infilare tra le ruote. Il primo lo incontriamo sostanzialmente fuori di casa perchè la carta d’identità è un oggetto inutile e misterioso che si può anche dimenticare. Così scaldiamo le gomme facendo il giro dell’isolato per poi finalmente puntare a Sufers. Dopo aver gironzolato per il paese, che non è certo una metropoli, alla ricerca del parcheggio, lo scoviamo all’estremità sinistra del villaggio e, a quel punto, finalmente possiamo iniziare a rendere grazie al Caianesimo. Ma (perchè c’è sempre un “ma”) l’oste ci porta il conto sbagliato: decisamente troppo salato! Caricati infatti gli sci in spalla per raggiungere la mulattiera innevata, dopo una manciata di centinaia di metri, il volto di Laura si trasfigura nell’urlo di Munch, ancora prima di inforcare gli sci. I suoi piedi infatti esplodono dentro il cilicio dello scafo degli scarponi e, siccome è già sufficiente la fustigazione della salita, non volendo espiare oltre i nostri peccati, giriamo i tacchi e torniamo al via confidando che il cambio di solette possa giovare un po’. Il risultato è che quando ci rimettiamo in moto sono quasi le dieci, praticamente quasi l’ora per la merenda di mezza mattina. In fondo, però, poco importa: siamo qui per goderci la giornata e, dove arriveremo, arriveremo anche perchè vedo ancora improbabile non riuscire almeno a raggiungere la capanna. Questa volta però sono i bastoni a mettersi tra le ruote o, se vogliamo, due coppie di zeppe galattiche che ci riportano agli anni ’70. Superata infatti la galleria che già rappresenta un bel terno al lotto richiedendoci doti di pattinaggio alla Barbara e Maurizio, sotto i legni si abbarbica un immenso, colloso e fastidiosissimo zoccolo. Nonostante i nostri tentativi di liberarci dell’incomodo clandestino, questo si riattacca appena appoggiamo gli sci sulla neve richiamando suoi simili come fosse una calamita. Il risultato è che noi ci alziamo sempre piö sui trampoli, le gambe devono pompare all’inverosimile e la meta si allontana vertiginosamente. Teniamo botta per un po’ ma alla fine, in corrispondenza di un ripiano solatio intorno alla doppia miglia di metri di quota alziamo bandiera bianca arrendendoci davanti all’immensità delle nostre zeppe e lasciando il dispiacere alla Cufercalhutte di non poter accoglierci tra le sue mura e costringendo il Vizan Pintg ad un’altra giornata di solitudine.
Cavallo Goloso
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