racconto della cufercalhutte, rheinwald (grigioni)


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CUFERCALHÜTTE – RHEINWALD

domenica 13 settembre ‘15


Ci dev’essere una certa relazione tra il tempo uggioso e il corso dell’AG che quest’anno ha avuto un drastico crollo, tipo recessione del ‘29. Noi però non ci perdiamo d’animo e partiamo comunque alla volta della Svizzera interna dove le previsioni promettono tempo accettabile. Infatti, appena valicato il tunnel del san Bernardino, il parabrezza viene puntinato da un’insistente quanto fastidiosa pioggerellina. Viene voglia di fare dietro front ma poi il rischio è che a sud delle Alpi si scateni l’inferno e quindi proseguiamo diritti fino a Sufers dove lasciamo l’auto e iniziamo la nostra corsa verso la Cufercalhutte. All’inizio la fortuna sembra anche sorridere agli audaci: lungo il ripido sentiero nel bosco, i rubinetti restano spenti e, per un solo momento, sembra quasi che il sole venga a farci visita. Ma, evidentemente, siamo solo nell’occhio del ciclone. Ci basta infatti lasciare la foresta che gli elementi si scatenano: il vento ulula giù dai pendii mentre la pioggia ci sferza il volto lavandoci da capo a piedi. A poco servono i ripari di cui disponiamo quando l’acqua arriva praticamente in orizzontale! Viene voglia di girare i tacchi e tornare alle auto ma il miraggio del rifugio è oramai a portata di mano, soprattutto visto l’approssimarsi dell’ora di pranzo e la prospettiva di ingurgitare qualcosa all’asciutto. Così, inesorabilmente, come una truppa alpina nella grande guerra, avanziamo arditi sotto il fuoco nemico. La breve fila si allunga per i prati ripidi finchè arriviamo in vista della capanna o almeno così avevo creduto. La struttura che dovrebbe sorgere sul piccolo pianoro, sembra infatti essere stata spazzata via da Eolo che, con un lavoro meticoloso, non ha lasciato alcuna traccia del disastro. Mi guardo intorno: forse la capanna rimane in quel piccolo avvallamento; e invece anche là è il nulla. Non mi perdo d’animo e, aggirato un piccolo crinale, la capanna finalmente svela le sue mura. Prendiamo quindi possesso del rifugio finalmente al riparo dagli elementi ma ben sapendo che dovremo poi tornare sotto il fuoco avverso per riguadagnare il quartiere generale. Intanto il più della missione è cosa fatta e così ci gustiamo il meritato pranzo mentre speriamo inutilmente che i vestiti grondanti possano asciugarsi. Al momento di lasciare la struttura e affrontare la ripida discesa, il tempo sembra però essersi calmato: praticamente ha smesso di piovere e l’infuriata di Eolo è decisamente diminuita così che, con più tranquillità, superiamo la strada affrontata in salita poco prima.


Cavallo Goloso


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