PIZ DA LAS COLUONNAS – OBERHALBSTEIN
sabato 04 maggio ‘24
Nubi fumose ci accolgono al parcheggio ma tra la cortina grigia trapela qualche vago sprazzo d’azzurro così scarichiamo i legni e ci prepariamo per spuntare una nuova tacca nella zona dello Julier. Davanti a noi si allunga la traccia che il vento pungente dall’Engadina prova disperatamente a cancellare mentre oltre è il vuoto assoluto, nessun scialpinista in vista. L’idea è quella di salire il piz d’Emmat Dadaint, magari ridiscendere in parte verso sud per poi tornare sui nostri passi compiendo una specie di giro ad anello. Probabilmente non sarà una grande sciata ma è il meglio che abbiamo trovato cercando di fatto durante il viaggio, a meno di voler tornare al Surgonda. Ci infiliamo quindi sempre più verso le nuvole come se volessimo farci fagocitare dalla massa grigia e, siccome l’erba del vicino è sempre più verde, sull’altro versante della valle non dico che splenda il sole ma sicuramente il meteo è ben diverso! Superato il lago Grevasalvas la situazione è sempre più grigia. Mi viene l’idea di puntare alla cima alle nostre spalle ma la tengo per me, guardo la carta e continuo verso le nuvole. - Passiamo per di là? Che dici? - Secondo l’app del Gabri dovrebbe esserci una capanna da qualche parte ma probabilmente se l’è mangiata la nuvola che ha fatto sparire l’Emmat Dadora. Puntiamo alla sella oltre la quale si scende verso l’Engadina e poi. Stando alla traccia della carta, dovremmo salire i pendii a destra. Già, ma dove? Sopra le nostre teste è tutto nascosto come fosse dietro un lenzuolo. Ci guardiamo e non c’è molto da discutere: si torna indietro! - Teniamo su le pelli che tanto sta discesa è ridicola? E poi dovremo risalire dopo il lago... - Insomma, si profila una di quelle uscite in cui ci si chiede perchè non si sia stati sotto le coperte che tanto il panorama sarebbe stato lo stesso! Scendere con le pelli (se di discesa si pus parlare) è un’esperienza da anti-sci ma, nel mondo delle avventure caiane, è qualcosa che la Laura deve provare, un po’ come muoversi quasi bendati verso l’ignoto. Così arriviamo verso il lago e quella cima che prima era alle nostre spalle ora l’abbiamo di fronte - E se puntassimo a quella? - - Che ore sono? - la Laura ha un solo obiettivo: il gelato alla Bottega di Munt a Chiavenna ma tornando ora alla macchina non riusciremmo comunque a raggiungere il negozio entro la chiusura della pausa pranzo così la decisione è presa, tanto più che scorgiamo quattro scialpinisti sul pendio che sale al piz de las Coluonnas. Quando raggiungiamo la sella, la prima coppia ci supera in discesa mentre finalmente il sole sembra far breccia tra le nuvole: forse non sarà nemmeno una discesa così malvagia! Ma è solo uno specchio per le allodole: riprendiamo a salire e il cielo torna a chiudersi tanto che, poco sotto la cima dove terminano le tracce, anche la nostra gita si ferma, il pendio davanti a noi, per quello che riusciamo a capire, sembra piuttosto ripido, carico di neve e poi precipita vertiginosamente verso il passo. È difficile valutare la situazione, d’altra parte non si capisce una mazza: mi resta qualche dubbio ma alla fine la mia coniglite ha la meglio spinta anche dalla prudenza del Gabri che gira i legni. Così la cima se ne sta sola poco più avanti mentre noi questa volta togliamo le pelli e iniziamo la nostra discesa. La visibilità lascia molto a desiderare: è la classica situazione in cui non è chiaro dove vada il pendio ma per fortuna, in nostro aiuto, ci sono le tracce di salita. Poi, più in basso, la visibilità migliora ma, a quel punto, la neve diventa una specie di subdola pappa collosa che, quando meno ce lo si aspetta, si invischia agli sci rischiando di farci catapultare nel mare di granita ai nostri piedi.
Cavallo Goloso
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