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BOCCHETTA ROMA – VAL MASINO

sabato 16 marzo ‘24


Il momento del Caianesimo Extreme Esplorativo è arrivato; i tempi sono maturi e siccome è dall’infortunio del Walter che ho in mente di portare gli sci a vedere il Qualido, azzardo la proposta alla Laura - Ti andrebbe un po’ di scialpinismo d’esplorazione? - - Certo! - Risponde senza pensarci ma, a volte, sarebbe opportuna un po’ di riflessione così fornisco qualche elemento in più - Si potrebbe andare in val Masino... Qualido... solo che - e qui il tocco sta nel dare l’informazione ma, al contempo, minimizzarla - ci sarà da spallare per circa 700 metri... - Ok - come se spallare per 700 metri sia un dato normale e scontato. Passa un po’ di tempo nel quale ricamo la mia tela e la Laura se ne esce - Come dobbiamo spallare per 700 metri? - - Eh, è scialpinismo esplorativo... il bosco del Qualido non riusciremo mica a farlo coi legni ai piedi... fino ai 1700/1800 metri credo dovremo portarli in spalla - - Mmmmh... e poi fin dove andremmo? - - Boh... saliamo... vorrei provare ad andare qui - e le mostro una foto dell’alta val Qualido: un bel pendio nella mia testa, una sassaia apparentemente chiusa da un salto di roccia nell’immagine. Ma alla fine partiamo. Alle 7 siamo a san Martino, attoniti davanti alla macchinetta del biglietto per la val di Mello: la strada è chiusa, proviamo comunque a salire all’imbocco della vallata e un cartello bianco cerchiato di rosso campeggia lapidario a lato strada. Niente da fare: il castello crolla già alle fondamenta. - Si potrebbe andare in Predarossa... - la proposta di Laura è la più logica. Giriamo la macchina e torniamo a Filorera. Altra macchinetta per il biglietto e altra mazzata: anche qui la strada è interdetta causa stagione invernale ma almeno fino al primo ponte sul torrente riusciamo ad arrivare, scarichiamo gli sci e iniziamo la nostra danza dondolante coi legni allo zaino. Mi sembra di essere catapultato indietro di qualche anno: quella volta eravamo in 5 e stavamo partendo per portare finalmente a termine il Roma della val Masino. - Fin dove arriviamo? - - Non saprei... saliamo e poi vedremo... possiamo puntare alla sella Pioda ma saranno circa 2200 metri di dislivello... - una follia, ma quella mi pare l’unica direzione sensata da tenere e poi vedremo. Terminato il primo tratto di sentiero e incrociata nuovamente la strada, riusciamo a inforcare gli sci: è un po’ come l’inverno del Roma. Poi a Predarossa, dopo aver superato l’Inferno in Terra delle scorciatoie, la Laura rinasce - Fin dove arriviamo? - - Beh possiamo puntare alla sella Pioda... è quella là - e gliela indico con la bacchetta - E quanto manca? - - Da qui sono circa 1300/1400 metri... la vedo un po’ dura - - Beh ma possiamo salire fino alle 4 - - Vediamo – rispondo dubbioso: mi sento catapultato in quelle storie in cui la vetta viene raggiunta solo nel tardo pomeriggio e la discesa si trasforma in una ritirata di Russia. Staremo a vedere. I due pianori passano, il ritmo non è particolarmente incalzante ma Laura resiste - Voglio fare almeno 1500 metri! - sarebbe il suo record e quello è un ottimo sprone. Ci infiliamo in una valletta chiusa a sinistra dal crinale di una morena gigantesca oltre la quale dovrebbe esserci la Ponti e, qualche centinaia di metri più in su, c’è la bocchetta Roma che è ora il nostro obiettivo. Risaliamo il pendio e siamo sul filo della morena: il rifugio è poco più in basso mentre la nostra meta si mostra chiaramente poco più in alto. Forse possiamo farcela: guardo l’altimetro, ancora 200 metri. Lo riguardo: 150 metri ma ho la sensazione di aver pellato per un’infinità. La Laura è poco più indietro, sorridente, tutta un’altra espressione rispetto quella delle scorciatoie, un migliaio di metri più in basso. Apro nuovamente la app dell’altimetro: 100 metri. Inizio ad intravedere la sagoma dell’ometto che indica la bocchetta. - Potremmo scendere dall’altra parte... - non sono io a parlare ma è la Laura anche se qualche ora prima ci avevo fatto un mezzo pensiero - Ma sei matta? Dovremmo farci tutta la val di Mello sci in spalla... e poi c’è da recuperare la macchina: diventerebbero 2000 metri - - Possiamo chiedere un passaggio - - E già, perchè pullula di auto che fanno da san Martino a Filorera e, soprattutto, salgono a Predarossa... poi quando arriveremo in paese, sarà l’ora di cena - Già mi sembra una follia raggiungere la bocchetta: sono spinto solo dall’obiettivo sempre più vicino ma sto lottando contro il collasso imminente. Meno 50, meno 40: l’ometto si staglia contro il cielo insieme ad una sbuffata di neve. Meno 20, meno 10: ci sono! Ce l’abbiamo fatta! Sono quasi 8 ore che siamo in cammino ma alla fine eccoci qua: sull’altro versante, il bivacco Kima spunta semi sommerso dalla massa nevosa. Chissà come stanno gli amici della Laura: staranno cantando ancora i Rolling Stones? Sotto i nostri piedi una cornice obesa si sporge verso l’abisso: se provassimo a metterci i piedi sopra, quella certamente crollerebbe trascinandoci sullo scivolo di neve che precipita in val Cameraccio: è il definitivo addio alla folle proposta della Laura che ci costringe (o forse ci salva?) a scendere da dove siamo saliti.


Cavallo Goloso


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