VENUS – PARETE DEI TITANI
domenica 07 giugno ‘13
Mi sveglio a ripetizione: una volta per un’auto che deve aver scambiato la val Ferret per l’autodromo di Monza, un’altra perchè la corda-cuscino è un po’ troppo dura, un’altra ancora perchè qualcuno ha deciso di mettersi a tossire passando a pochi metri dalla mia panchina-letto. In fondo però me la passo bene: sono sdraiato e al caldo (forse anche troppo) del mio super sacco a pelo mentre Cece e Colo si spartiscono i sedili della Clio come fossero nella suite imperiale!
Alle 7 sguscio fuori dal mio bozzolo cercando di svegliarmi prima possibile perchè gli altri due hanno abbandonato il mondo dei sogni da oramai quasi 5 ore! Così, rimessi un po’ in sesto dalla colazione di una nipote di non so quale grado di Grivel, prendiamo la strada per la parete dei Titani. Non abbiamo in mano nulla ma solo qualche vago ricordo che Cece e Colo si rimbalzano come la pallina di un flipper, tanto che non siamo nemmeno sicuri dell’ubicazione della parete. Nonostante tutto, ci avviamo baldanzosi all’interno della vallata osservando le montagne che si alzano dal ghiacciaio a chiusura della testata.
L’avvicinamento sarebbe breve e agevole se non fosse per le gambe ancora un po’ indolenzite per la corsa del giorno prima ma alla fine arriviamo dove ci eravamo prefissati. La muraglia si alza dal fondo valle fiera e orgogliosa custode dell’accesso all’ultima laterale della val Ferret mentre i nostri nasi puntano verso l’alto. Sembra essere la nostra giornata fortunata: una coppia di ginevrini ha da poco attaccato la linea che andavamo cercando e così attendiamo pazientemente di accodarci agli apritori di giornata sapendo che, almeno fino a lì, tutto è andato liscio.
Così se ieri ho aperto le danze e Cece le ha chiuse, questa volta è invece il turno di Colo; saliamo quindi rapidi godendoci la roccia lavorata e le protezioni plaisir ma soprattutto le pause ristoratrici in sosta fino a raggiungere la cengia mediana. La salita ora prosegue lungo un muro più verticale dove passo in testa al gruppo; per il resto la musica non cambia: roccia di alta qualità e chiodatura ravvicinata restano gli ingredienti di questa ricetta che chiude un banchetto forse non come me l’ero sognato ma certamente gustoso e appagante.
Cavallo Goloso
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