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VENTO DEL NORD – PILASTRO DELLE GUIDE

martedì 16 agosto ‘16


Dopo la macchinata di ieri, non ho molta voglia di alzarmi presto né di imbarcarmi in qualche strana avventura ma, d’altra parte, mi sento schiacciato dalla morsa del rimorso: se starò a casa a poltrire, certamente a sera inizierò a lamentarmi per la decisione in un continuo ribollire della minestra di fagioli. Insomma, devo levarmi di dosso l’abito della pigrizia e forzare la mano sull’indole caiana! Per di più, in parziale aiuto, ho la promessa di temporali pomeridiani che, se da un lato mi salva dal dovermi arrampicare sugli specchi per giustificare la mia indisponibilità ad una vera impresa caiana, dall’altro tampona l’eventuale senso di rimorso per quel che sarà. Così, messi insieme i tasselli ed elaborate le diverse possibilità, decidiamo alla fine per la val d’Ossola in rispetto del mantra: avvicinamento rapido, fuga dal caldo e un pizzico di caianesimo; d’altra parte, non ho certo intenzione di ficcarmi su una via da FF perchè oramai la cagarella provata sulla Osio Canali è un ricordo lontano e sfocato e che in verità andrebbe rinvigorito! Valichiamo quindi il confine e, dopo una rapida occhiata alle pareti, puntiamo decisi al nostro obiettivo; o meglio: questo è ciò che cerchiamo di fare perchè tra noi e il vicino attacco si intromette una forra con relativo torrente che digrigna i denti al solo vederci. Paghiamo allora il nostro dazio sotto forma di una ripida discesa tra terra e sassi instabili e poi, almeno da parte del sottoscritto, con il rincaro di un breve pediluvio per evitare un salto in lungo forse un po’ troppo esigente. A quel punto siamo a metà dell’opera: ci manca infatti la risalita su ganda e prato verticale che mi ruba gran parte delle energie nervose residue facendomi sentire stranito e come ingabbiato in un abito che non è il mio. Praticamente seguo i passi del Jag come fossi totalmente dipendente dalle sue decisioni finchè, finalmente, arriva la parete: davanti abbiamo un muro intervallato da diedri e fessure su cui però non riusciamo a individuare alcuno spit. Solo un vecchio cordone ci rassicura sul fatto che da lì qualcuno deve essere passato ma la domanda sorge spontanea: sarà la linea giusta? Scrutiamo ancora attentamente la massa rocciosa finchè finalmente il Jag trova la risposta attesa sotto forma di uno spit che mi permette quindi di partire. Mi bastano poi pochi metri perchè finalmente il bottone scatti: la metamorfosi è rapida, favorita dal giusto rapporto tra tradizionale e sportivo e così il nuovo abito mi calza a pennello, perfettamente in linea con le mie misure. Sulla seconda lunghezza, il Jag se la vede con alcuni spalmi di decisione su piccole concrezioni mentre al sottoscritto spetteranno alcuni passi delicati poco prima della sosta finale del terzo tiro. Non siamo molto rapidi ma comunque riusciamo a guadagnare metro su metro nonostante la via cerchi di ributtarci indietro soprattutto con il diedro della quarta lunghezza: non ci diamo però per vinti, cambiamo l’ordine degli addendi e il risultato cambia! Il sottoscritto passa infatti al comando riuscendo a fare crollare ogni resistenza del diedro che abbiamo di fronte ma la parete ha già un nuovo sporco asso nella manica: l’alleanza con il fattore M!

Incuneati come siamo nella stretta valle, il nostro specchio di cielo è un’insignificante pozza nel marasma dell’oceano celeste: già da tempo scuri e veloci nuvoloni vanno ad accumularsi sopra le nostre teste e, quasi al termine del quinto tiro, inizia un sommesso concerto. Il brontolio ci fa rizzare le orecchie più che altro perchè il nostro limitato spazio di visione non ci permette di valutare a pieno ciò che si sta preparando. Basta però un altro paio di tuoni per farci prendere la decisione: abbandonare la salita e buttarci il più rapidamente possibile verso il basso. Così lasciamo i nostri sogni di gloria lassù, al termine della quinta lunghezza per poi raggiungere la macchina insieme ai primi goccioloni. Poi in realtà il fattore M non va molto oltre una breve piovuta ma l’alleanza con la parete è stata comunque sufficiente per farci abbandonare la meta e aprire un altro capitolo nell’elenco delle salite incompiute.


Cavallo Goloso


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