|racconto|   |relazione|   |foto|


RIFUGIO TORRANI – CIVETTA

sabato 13, domenica 14 agosto ’16


Poteva essere il week end perfetto con la gloriosa festa per l’ingresso di Micol nella schiera dei caiani e relativa marchiatura con l'aquila e invece, per colpa dei soloni, dei professori di alpinismo lungo la discesa, il dolce finale mi va di traverso. Già, perchè non sopporto i saccenti che con aria di superiorità, vedendoti lento e impacciato, ti sostengono indicando dove andare e ti incitano con la classica “sei oltre la metà: oramai non manca molto!”. Grazie, grazie, troppo gentile! Mi viene in mente una trasmissione televisiva in cui un ultracentenario spiegava come il segreto della longevità sia farsi i fatti propri! Che poi, per sbagliare percorso, bisognerebbe impegnarsi e non poco vista la miriade di segni presenti! Non capisco quindi perchè, con la tua indole da buon samaritano, mi stia indicando di stare a sinistra quando i bolli, evidentemente, passano più a destra! Poi c’è quello che se la mena fin da quando è arrivato al Torrani per una qualche via appena percorsa e che ci raggiunge lungo la discesa: cerchiamo quindi di spostarci per facilitargli il sorpasso, Micol a ridosso della catena, io su uno spiazzo poco distante. Vedendo la scena, lo Steck della situazione mi rassicura: “Comodo, comodo!”. Se non lo mando a fanculo ci manca poco e gli rispondo: “Sono comodo!” e parto a razzo lungo la fissa per trovare un altro punto dove il genio possa facilmente passare. Quando mi raggiunge non dice nulla e passa oltre. L'ultimo poi ci incoraggia dicendoci che oramai siamo oltre la metà e quindi ci domanda quale sia stata la nostra via di salita: guarda, a dire il vero, abbiamo fatto la prima ripetizione in bicicletta di Capitan Sky-Hook poi volevamo scendere dal diedro Philipp Flamm ma abbiamo bucato e quindi ci tocca scendere dalla normale! Mi mangio le mani ma poi rifletto che in fondo, nella nostra pur effettiva lentezza, non abbiamo fatto altro che confermare i tempi della guida: un’ottima prestazione per chi, come Micol, non aveva ancora affrontato un percorso così impegnativo.

L’idea nasce da lontano, dopo aver notato che la ragazza sembra aver preso un altro ritmo rispetto gli anni passati, così colgo l’occasione per il lungo week end di ferragosto e le propongo la salita al Civetta, un must per un vero caiano! Certo, forse la sparata è un po’ alta ma, in fondo, confido nella possibilità di fare due notti al Coldai e comunque di sfidare un percorso che, in qualsiasi momento, ci possa permettere di tornare sui nostri passi. Così sabato ci spariamo metà pianura Padana (questa volta con esito positivo!) e poi l’avvicinamento al rifugio dopo una breve deviazione per andare ad ammirare un tratto della pista da fondo: d’altra parte, ho dalla mia l’assenza dei bolli rossi e di qualche espertone che mi dica dove imboccare la strada giusta!

Quando arriviamo al rifugio ci viene detto che gli unici posti disponibili sono in lavanderia o nel bivacco invernale, poi la ragazza conclude che sia meglio la prima soluzione e ci manda a ronfare nell’ampio locale dove l’unica compagnia è rappresentata da tre lavatrici! Insomma, la mia risoluta idea di non effettuare l'inconcepibile prenotazione del rifugio, alla fine si rivela una gran botta di fortuna: nessuno a rompere (ci penseranno l’indomani sulla discesa) o a tagliare legna per l’inverno! Così, consumata la succulenta cena e dopo aver saccheggiato il piatto della ricca Micol, andiamo a ficcarci sotto le coperte. Già perchè oltre a non bivaccare sotto le stelle, questa volta mi ingentilisco e mi decido a prendere un primo caldo, cosa di cui poi mi rammaricherò al momento del pagamento! Le tradizioni della mattina vanno però rispettate: dal mio punto di vista, una brioche e dell’acqua fresca sono un’ottima benzina per iniziare la lunga traversata che ci porterà all’attacco della normale.

Il sentiero ci conduce così, dopo un lungo sali-scendi, al tratto in cui la traccia si impenna su per la parete. Saliamo quindi il ghiaione iniziale superando alcuni resti di neve per poi arrivare all’inizio del tratto attrezzato e dare il via al gioco dello stacca-attacca. Il paradosso è che sui tratti più tecnici, Micol si muove più rapida che sul sentiero a sfasciumi, prova che la metamorfosi dalle origini di FF-plasticara al puro caianesimo impone i suoi tempi e il suo dazio. In ogni caso, l’agilità sui tratti d’arrampicata ci permette di superare un gruppetto e di lasciarlo ammirare i nostri bei fondo schiena! Il percorso intanto si snoda tortuosamente e infinitamente tra le pareti scoscese del Civetta tanto che, ad un certo punto, inizio a vedere pesanti segni di cedimento e scricchiolii. Micol invece, seppur stanca, non accenna minimamente a voler tornare indietro e, anzi, chiarisce che il suo obiettivo si riduce al Torrani ma che lì vuole arrivare ad ogni costo! Ottimo: il guscio si schiude e l’aquilotto tira fuori la testa. Poi, dopo una manciata di minuti, la sagoma del rifugio si materializza poco davanti e lì termina anche la nostra fatica verticale. Non entriamo quindi nel Sancta Sanctorum ma, in fondo, la meta resta pur sempre un ottimo risultato.


Cavallo Goloso


Per lasciare un commento, clicca QUI