|racconto|   |relazione|   |foto|


SCHIAVIO O SPIGOLO OVEST – SASSO MANDUINO

sabato 25, domenica 26 luglio ‘15


Sembra che quest’anno il caianesimo si stia prendendo una netta rivincita rispetto il grosso smacco dello scorso anno. Il tempo continua ad essere bello di conseguenza, mi aspetto che prima o poi la tendenza cambi e, ovviamente, l’arrivo della pioggia fa rima con week end! Mi sento scarico dopo l’esperienza del Cengalo o meglio non sono famelicamente affamato e quindi la notizia non mi crea l’attesa turba psichica: in fondo, risparmiami la levataccia per andare a fare la Corda Mola potrebbe anche avere i suoi vantaggi. Le rotelle però iniziano a macinare chilometri e alla fine scovo una possibilità ancora decisamente caiana che mi permetta di usufruire della finestra di bel tempo prevista tra il sabato dopo pranzo e la domenica pomeriggio. La beata Micol, in attesa di ricevere l’unzione come santa, mi lascia il benestare e cosi recupero un precedente e mancato appuntamento con il Manduino insieme a Ricky e mi preparo alla nuova ascesa.

I tempi per l’avvicinamento decisamente non quadrano: oramai sono abituato a fare il super uomo e 6 ore per raggiungere il bivacco Casorate Sempione mi sembrano una pura follia. Peccato solo che la mia acuta osservazione non abbia preso in considerazione l’infinito e pianeggiante percorso del Tracciolino nonché il sentiero di salita verso il bivacco! L’idea infatti è quella di salire in auto in val dei Ratti per poi smazzarsi la cavalcata (fatta come se avessimo due pitbull alle calcagne) fino alla confinante val Codera e quindi salire verso l’obiettivo di giornata. Ma appunto, resomi conto dell’erronea quanto infantile valutazione, persisto nello sboronaggio quando mancherebbero solo 1200 metri di salita. Immagino infatti che il sentiero inizi a salire lungo la verticale del pendio e mai mi sfiora l’idea che questo possa entrare nella vallata con un percorso tipo dorso di cammello. Così, quando iniziamo a inerpicarci nella selva oscura dove l’attrezzo più utile sarebbe un machete, mi vedo già comodamente spaparanzato davanti alla scatola di tolla finchè, appunto, il sentiero inizia ad infilarsi nella vallata selvaggia e l’arcano viene svelato. Non mi stupirei di incrociare un orso in questa landa selvaggia che ricorda i documentari sul Canada di Superquark! Poi il bosco, dopo un’ultima salita sputa sangue, si dirada lasciando il posto ad un prato carnivoro con l’erba che fagocita scarpe, calze e ginocchia; ci apriamo il varco e finalmente il bivacco si materializza su un dosso. La struttura è ben accogliente e, ovviamente, siamo gli unici occupanti mentre della nostra parete nemmeno l’ombra.

Faccio appena in tempo a concludere la cottura del risotto che inizia a piovere poi la serata scorre via come un torrente in piena e noi andiamo a coricarci come le galline. D’altra parte l’animazione locale lascia un po’ a desiderare e, oltretutto, domani ci attende una sveglia ben prima dell’alba. Alle 5 tiriamo fuori la testa dal nostro guscio metallico mentre in cielo si sono accese le luminarie di Natale e noi ci avviamo lungo il sentiero. Oddio, in realtà si tratta del percorso dettato dalla relazione perchè, a parte qualche raro ometto, di tracce di passaggio ne scorgiamo veramente poche. Quando arriviamo alla base del canale inizio a pensare che, per una volta, il Gaddi abbia fatto centro almeno sulle tempistiche di avvicinamento mentre mi chiedo che razza di palla al piede devono aver avuto gli editori della relazione scaricata da internet. Risaliamo quindi il gandone per poi uscire in cima al canale convinti di avere raggiunto l’attacco ma, ancora una volta, la vallata si prende gioco di noi! Evidentemente la lezione di ieri non mi è bastata. Davanti ai nostri sguardi impietriti si apre un’altra valletta e poi un secondo ripido canale: l’impreciso Gaddi non si smentisce mentre inizio a capire la posizione dei signori con la palla al piede. E per fortuna che si voleva fare il giro in giornata: forse con l’elicottero! Sbattiamo il muso contro l’attacco dello spigolo che sono quasi le 7 e dopo esserci legati e aver predisposto il poco materiale, iniziamo la nostra corsa arrampicatoria. Praticamente la relazione resta sempre in tasca: la linea è talmente logica che sarebbe impossibile sbagliare. Trovo una roccia eccezionale su cui lascio correre mani e scarpette dimenticandomi praticamente di proteggermi solo perchè, viste le difficoltà, si potrebbe salire anche in conserva. Trovo le soste grazie al fiuto caiano e, dove mancano, non ho certo problemi ad improvvisarle su qualche spuntone così che, quando restano oramai un paio di tiri, abbiamo il dubbio di essere solo verso metà parete. Così pensando, mi trovo in vetta senza nemmeno accorgermi! Il sasso basculante bascula e la croce di vetta mi saluta mentre un gruppo di nuvole decidono di toglierci la visuale proprio quando raggiungiamo il punto più alto. La discesa sul versante opposto in val dei Ratti è meno avventurosa di quanto ricordassi: tre doppie corte e poi scendiamo lungo il ripido canale finchè, finalmente, raggiungiamo i pascoli sottostanti. Ovviamente di sentiero nemmeno a parlarne e gli unici esseri che incrociamo sono le capre locali che, poco sotto la Volta, iniziano a seguirci come fossimo due insoliti Forrest Gump durante la traversata “coast to coast”. L’inseguimento ha però breve durata forse per la pochezza del nostro messaggio e, in attesa di essere un po’ stanchini, trottiamo lungamente verso il miraggio dell’auto per un sentiero che deve aver subito l’effetto della pasta della pizza, lievitando a dismisura! Così la cavalcata termina poco dopo che il sole ha raggiunto il punto più alto della volta celeste mentre già mi vedo spaparanzarmi al sole e rinfrescarmi con un bel tuffo nel lago.


Cavallo Goloso


Per lasciare un commento, clicca QUI