MELLANO PEREGO – BECCO DI VALSOERA
sabato 05 agosto ‘17
Volevo stare sulle Alpi centrali e alla fine mi ritrovo invischiato tra presunte previsioni di remoti temporali sopra il Badile e un indeciso terzetto che guarda verso ovest dove, almeno così sembra, la nuvola di Fantozzi non dovrebbe allungare i suoi tentacoli. Passo quindi gran parte del venerdì attaccato al cellulare per capire a che ora intendiamo attraversare mezza pianura Padana sotto il caldo torrido africano finchè l’oracolo di Delfi ci lascia il suo responso; se non altro questa notte potrò dormire al fresco!
Quando lasciamo la macchina dopo un’interminabile scalata di tornanti che si inerpicano su per il versante, il sole ha già iniziato i preparativi per augurarci la buonanotte ed è con un filo di rammarico che costato di dover faticare anche oggi mentre mi sarei aspettato una più comoda ronfata al parcheggio. Eppure mi basta caricare il fardello e mettere in moto le gambe per ricevere la carica necessaria per raggiungere e superare il rifugio che però, per un insolito e sadico gioco, continua lentamente ad arretrare verso il fondo della valle.
Il prato non è niente male: un bel pianoro morbido su cui non soffia nemmeno una bava di vento, se non fosse per il recente passaggio di una mandria di vacche e relativa concimazione del terreno, sarebbe il posto ideale! Così, giocando un po’ a campo minato, troviamo lo spazio sufficiente per piazzare i materassini e, assecondati i desideri della gola, sprofondare nei lussuriosi passatempi da bivacco.
La mattina siamo gli ultimi ad alzarci: mentre ancora sono intento a rispondere alle domande esistenziali (chi sono? Dove sono? Ma, soprattutto, cosa ci faccio qui?), una processione di caiani diretta per metà al nostro obiettivo ci sfila di fianco. Tra Parravicini e Motorhead, questo sembra l’anno delle code! Poi arriva il nostro turno e, nascosto l’armamentario della notte, ci avviamo verso la parete. Dopo un po’ che arranco tra massi e prati verticali, il dubbio che Zenone, prima di formulare il paradosso su Achille e la tartaruga, debba aver visitato queste vallate si fa sempre più certezza visto che il Becco rimane sempre irraggiungibile alla stessa distanza!
Poi finalmente l’elastico termina di allungarsi e io mi trovo all’attacco, pronto a staccare il biglietto per il mio turno: mi viene quasi voglia di puntare a qualcos’altro ma alla fine aspetto che il salumiere chiami il mio numerino anche perchè sembrerebbe che là davanti le cose iniziano a filare lisce: in realtà le cordate che ci precedono stanno solo predisponendo la loro trappola mortale in cui ben presto cadremo come due allocchi! Alla fine del terzo tiro, quando la personale pentola di fagioli inizia a borbottare pesantemente sulla banalità dell’itinerario, mi trovo infatti poco sotto le chiappe di chi ci precede, fatto che non fa che aumentare la cottura dello stufato. Per di più scopriamo che dev’essere buona usanza di ogni compilatore di guide ficcare qua e là qualche simpatico errore aggiungendo o togliendo a piacere lunghezze inesistenti: sarà forse per adeguarsi ai movimenti della tettonica? In ogni caso, diedro dopo diedro (quest’anno mi piace fare il geometra o lo spazzacamino) e dopo qualche breve passaggio da pepe nelle chiappe, arriviamo al penultimo tiro dove la cordata che ci precede ci concede l’onore di passare. Il Marco si invola ma altrettanto rapidamente finisce poi per arenarsi: la corda non fila costante e veloce ma solo a singhiozzi mentre mi domando perchè su un tiro teoricamente facile il capocordata si stia muovendo così piano. Forse che sia un altro simpatico regalo del compilatore? Poi arriva il mio turno e capisco l’antifona: sopra il diedro si trova una sorta di puzzle male assortito di grossi blocchi di roccia su cui bisogna per forza passare. Basterebbe smuovere quello sbagliato per fare strike con i birilli dell’altra cordata. Mi muovo allora come fossi sulle uova: qualche grosso pezzo dondola come i denti da latte ma tutti rimangono nella propria sede. Superata quindi la ghigliottina ed evitato di provocare una strage, non ci rimane che l’ultima breve lunghezza, la sequela di doppie e quindi la passeggiata al rifugio con il naso all'insù in attesa che Lorenzo e Paolo domino gli elementi di Sturm und Drag.
Cavallo Goloso
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