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NORMALE – FUNGO

domenica 28 maggio ‘23


“Dio non gioca a dadi” noi invece sì! D’altra parte i meteorologi sembrano sparare le previsioni del lotto piuttosto che quelle meteo e così, dopo un’accurata consultazione con la maga Magò, giochiamo l’azzardo rifiutandoci di rimandare per la terza volta l’uscita in Grignetta. La strega però deve trovare particolarmente divertente prendere per i fondelli chiunque le chieda un parere e così, quando oramai il giro sembra concluso senza danni, mi ritrovo nelle condizioni di un vestito appena uscito dalla lavatrice. D’altra parte se avessimo interpretato correttamente i presagi del fato, non ci saremmo trovati in una simile situazione. Eppure era tutto chiaro fin dal piazzale dei Resinelli dove l’unica cosa azzurra visibile sono le strisce del parcheggio mentre, lato cielo, si potrebbe chiedere a “Chi l’ha visto?”. Ma noi abbiamo la maga Magò dalla nostra e quindi ci sparpagliamo tra le guglie col sottoscritto che viene affiliato al gruppo del giro del Fungo. Dopo oltre una decade mi ritrovo quindi diretto a quel trittico di guglie con un pensiero rivolto alle mie più recenti prestazioni ed un altro al cielo che, al momento, è avvolto dal classico cappello della Grigna. Per il resto la montagna sembra ancora sopita, forse appena disturbata dalle due cordate alla base della Torre che scorgiamo già dalla Direttissima. Superiamo gli ultimi sali scendi, quindi la traccia che rotola giù verso la nostra meta fino a trovarci gli altri caiani ancora intenti alla partenza della normale alla Lancia. Al momento non mi suona alcun allarme sulle loro doti da velocisti, forse perché sto cercando di focalizzarmi solo sul mio obiettivo, la Corti che somiglia a tratti ad uno scivolo per la risalita dei salmoni. Quando però raggiungiamo la cima della Torre e sbattiamo contro quelli di Seregno venuti forse a caccia di farfalle, qualche dubbio inizia a farsi strada. Bisogna solo sperare che la maga Magò non ci abbia giocato un tiro mancino. Ci caliamo nel tugurio e poi riprendiamo a salire verso il famoso cappello del Fungo. E qui inizia il dramma. Il primo atto è quello psicologico che colpisce solo i novellini, gli ignari allievi che si sentono bombardare da mirabolanti descrizioni (rigorosamente gonfiate come la vela col vento in poppa) sull’esposizione del famoso traverso e su quello che gli sarebbe spettato da lì a poco. Il secondo atto della tragedia colpisce invece tutti indistintamente e ha come protagonista la lentezza delle due cordate che ci precedono finchè finalmente riprendiamo l’azione e, con essa, gli ignari adepti scoprono che il traverso non è poi così estremo. Ma come si suol dire non c’è due senza tre e, a quel punto, è il momento di preoccuparsi per l’altro famoso elemento di questo giro: la calata nel vuoto!

“Ruoterò come una trottola impazzita?”

“Beh, ma certo, è ovvio!”

L’arte dell’aguzzino è qualcosa che bisogna coltivare con pazienza, goccia dopo goccia comportamento cui invece, da lì a poco, il meteo non seguirà. Intanto prosegue l’effetto elastico con una serie di fermate che hanno lo stesso mistero di quello che succede con le code stradali giusto per dare al cielo il tempo di perdere i primi pezzi poco dopo che ci troviamo in cima alla Lancia. All’inizio sono gocce singole, poi sempre più intense e infine al diluvio si aggiunge pure la grandine. Beh, in realtà quella non bagna e, se non altro, rende utile il caschetto. Evacuiamo la Lancia il più rapidamente possibile (certamente ad una velocità supersonica rispetto quelli di Seregno) ma quando finalmente tocco terra non ha asciutte nemmeno le mutande. Intanto da sopra continuano a scaricare acqua che poi forma gonfi torrenti che corrono giù dai valloni della Grignetta. Pure noi ci adeguiamo (o almeno cerchiamo di farlo) ma riusciamo a raggiungere le auto quando oramai i rubinetti stanno terminando di liberare il loro contenuto.


Cavallo Goloso


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