PARETE NORD – TOUR RONDE
domenica 03 luglio ‘16
La prospettiva di inizio settimana era ben diversa: scalata dura su una serie di vie che di fatto coprono metà dell’arco alpino, peccato solo non aver incontrato anche il consenso delle previsioni!Così l’ipotetica meta si sposta in zona Briancon, su una salita che ha tutte le prerogative della noiosa, insignificante e costosa linea da FF; appurato che Cece è in compagnia di altri tre assatanati, mi rivolgo quindi ad altri lidi alla ricerca di qualcosa che profumi di caianesimo. Eccomi quindi, come da tradizione, a completare l’incastro solo al venerdì, ottenendo i permessi di Micol e preparandomi psicologicamente ed economicamente per quella che sarà la caianata della domenica. Già, perchè quando il Giaguaro risponde alla mia richiesta dicendo che andrà coll’Umbe a fare la nord della Tour Ronde, non ci penso due volte ad aggregarmi. Monte Bianco? Parete nord? La manna del caiano! Solo col passare delle ore mi viene in mente che quei maledetti di Courmayeur chiedono il sangue per la funivia che sale a punta Helbronner. Comunque, oramai sono in ballo, mi preparo a fare il donatore perchè non voglio finire tra la schiera di indecisi che si tirano indietro dopo aver proposto la salita con l’ultima funivia del sabato per poi dormire in tenda (grande sbatta!) e partire la mattina prestissimo così da avere delle “buone condizioni”.
La sveglia della domenica è comunque ben prima dell’alba tanto che verso le 6 siamo già davanti alla biglietteria e, alle 7, siamo catapultati nel mondo dei ghiacci perenni. Ci muoviamo rapidamente verso l’attacco restando ancora una volta strabiliato per il mondo di granito rosso e ghiaccio che si protende dal circo glaciale. Prima o poi tornerò a mettere le mani sul Gran Capucin!
Poi arriviamo in vista dell’attacco. Nello zaino abbiamo il mondo, scarpette comprese, perchè il dubbio che la parete non fosse in condizioni ci ha consigliato di valutare delle alternative. In realtà tutto sembra girare nel verso giusto tanto che nell’imbuto a metà parete sono già intasate alcune cordate. Saranno forse avventori del Torino buttati giù dalla branda ad orari improponibili? Ci leghiamo e iniziamo la salita. La parete è ben pedonata e rapidamente raggiungiamo lo stretto canale. Chi ci precedeva ha già levato i tacchi anche se dall’alto piove qualche granulo di neve. Raggiungo un tratto più ripido e ghiacciato ma picche e ramponi lavorano molto facilmente. Sono tentato di piazzare un chiodo ma visto che le becche entrano nel ghiaccio morbido come burro indurito, preferisco levarmi di torno prima possibile per poi raggiungere la parte alta della parete. Così, senza alcun problema e con progressione continua, arriviamo al termine dello scivolo nevoso, proprio dove arriva la Gervasutti. Davanti a noi troviamo ancora un paio di cordate impegnate nel superamento del successivo stretto budello che porta all’ultimo tratto finale: se sono alcune di quelle che avevamo visto dal basso, siamo stati decisamente veloci! Attendiamo il nostro turno e, con la maestria di ottimi FF, superiamo il breve tratto di misto e poi l’ultimo breve pendio che porta alla vetta, fermando il cronometro dopo sole 3 ore dalla partenza da punta Helbronner. Dopo una simile prestazione, mi sento il re della montagna e inizio a fare girare le rotelle per trovare una soluzione al problema che ci si pone davanti: cosa potremo salire in attesa dell’ultima funivia? Intanto però, bisogna iniziare a scendere così, con estrema calma, seguiamo la cresta della normale visto che i numerosi canalini alla nostra sinistra sembrano il campo da booling della signora in nero! Siamo così a metà percorso quando perdo per la prima volta un rampone, inconveniente che mi tartasserà ancora diverse volte ma, d’altra parte, i vecchi scarponi risalenti ad almeno una dozzina d’anni fa hanno oramai perso la sensualità del gonfio labbro alla Alba Parietti che dovrebbe sostenere il blocco anteriore del rampone. Per il resto, a parte l’attimo di panico per la picca incastratasi in un buco, supero con certa tranquillità la breve placca rocciosa, ultimo ostacolo prima di raggiungere il comodo ghiacciaio sottostante. Ora ci attende solo la sadica risalita alla stazione della funivia, percorso che solitamente si traduce in una via crucis con tanto di visioni mistiche ma che questa volta mi lascia indenne da ogni tracollo.
Cavallo Goloso
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