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PARETE NORD LENZSPITZE E TRAVERSATA AL NADELHORN

sabato 11 e domenica 12 luglio '09


Inconsapevolmente mi trovo catapultato nella Valle di Saas: Cece mi aveva detto “ci sarebbe un'occasione per il week-end, una classica da salire...”. Gettata l'esca, il pesce ha abboccato. Senza aver ben capito cosa mi attendesse, faccio conoscenza con l'obiettivo (e con Matteo e Marcello) durante il lungo viaggio in auto: due 4000 in un giorno? Una sfida più che accattivante.


Entriamo a Saas Fee (o meglio, nel parcheggio alle porte del paese) che è quasi mezzogiorno. Le vette che circondano il villaggio sono perturbate da nuvole grige che roteano tra i ghiacci; possiamo solo intravedere la Mischabel Hütte, nostra meta del sabato, arroccata su uno sperone roccioso che sovrasta Saas Fee e il lungo e ripido percorso che si snoda su un costolone erboso per poi infilarsi tra le roccette che conducono alla capanna. Rassegnati al nostro destino di poveri alpinisti, ci incamminiamo sul sentiero inizialmente in ordinata fila indiana, poi ognuno per proprio conto. Sul facile sentiero attrezzato, raggiungo alcuni alpinisti che ci avevano superati più in basso, riguadagno la posizione in testa e riprendo la mia marcia fermando l'orologio sotto le 3h quando arrivo alla capanna. Dopo qualche esercizio di stretching, sono come nuovo, pronto per la branda prima della cena.

Le nuvole, intanto, hanno traslocato permettendoci di ammirare la conca glaciale che sovrasta la valle: l'Allalinhorn con a destra la piatta vetta dell'Alphubel, quindi il Täschhorn, il Dom e poi la Lenzspitze che lascia immaginare la sua parete NE, il nostro obiettivo della domenica.

Siamo alloggiati nel rifugio invernale: la struttura non è male anche se la colonnina di mercurio nel termometro fatica a guadagnare le tacche di una temperatura accettabile e così mi infilo sotto due coperte con gli stessi indumenti che avrei utilizzato per la salita.


Alle 2 ci troviamo nella sala da pranzo insieme ad una quarantina di aspiranti alla nord: consumiamo un'abbondante e robusta colazione e, alle 2:30 le nostre frontali illuminano il sentiero che sale al ghiacciaio. Il ritmo è piuttosto incalzante: vogliamo recuperare più posizioni possibili per avere meno noie quando dovremo affrontare le sezioni tecniche della salita. Più che la nord, mi preoccupa la cresta: qui il terreno diventa obbligato ed aereo e richiede sicurezza insieme a velocità.

Ma, nonostante i nostri sforzi, quando raggiungiamo la terminale davanti a noi ci sono già numerose cordate. La progressione diventa improvvisamente lenta e snervante: saliamo di un paio di passi per poi fermarci in attesa che chi ci precede riprenda a salire. La terminale oppone un saltino verticale seguito da alcune roccette che si superano grazie ad una lingua nevosa. Quando è il mio turno di superare la prima difficoltà, affronto rapidamente il passaggio per poi trovarmi nuovamente imbottigliato. Scalpito. Questo ritmo mi logora e così, passato davanti nella conduzione della cordata, mi immetto su una linea personale che mi permette di salire col mio ritmo. La neve è dura e a tratti affiorano strati ghiacciati, ma le picche entrano senza alcuna difficoltà, mentre i ramponi mordono lo strato gelato; in queste condizioni, mi è facile guadagnare terreno e, lentamente, recuperare posizioni. Così, alle 6 siamo già in cima al Lenzspitze: non possiamo godere delle luci dell'alba perchè uno strato di nubi ricopre il cielo e per di più la batteria della fotocamera ha deciso di scaricarsi proprio sul più bello, impedendomi di catturare i momenti di questa salita.

Intanto un gelido vento soffia da ovest e così io e Cece proseguiamo la cavalcata, mentre Marcello e Matteo affrontano gli ultimi metri che li separano dalla cima. Il primo approccio con la cresta non è rassicurante: il vento mi destabilizza e di conseguenza mi muovo con un certo impaccio. Ma poi acquisto la giusta fiducia iniziando a muovermi con più scioltezza. La cresta inizialmente perde quota e propone passaggi dove sono richiesti i ramponi poi, appena riprende a salire, leviamo i ferri sotto gli scarponi così da muoverci più agevolmente sulla roccia, guadagnando in velocità; nel frattempo le nuvole si diradano lasciandoci mirare le geometriche forme del Cervino illuminato da un'insolita luce bluastra, ma è solo un momento prima che la perfetta piramide ritorni immersa tra le nubi.

Saliamo e ridiscendiamo alcuni gendarmi, dove veniamo raggiunti da una cordata che avevamo superato poco prima, ma, sull'ultimo tratto in salita, pigiamo sull'acceleratore raggiungendo probabilmente per primi, tra quelli che hanno scelto il nostro itinerario, la croce di vetta del Nadelhorn.


La temperatura è ancora piuttosto bassa e il vento, seppur calato durante l'attraversamento tra le due vette, continua a soffiare a intervalli regolari. Così ci abbassiamo di pochi metri raggiungendo un punto riparato e, dopo 6 ore dalla partenza dalla Mischabel Hütte, ci fermiamo per buttar giù qualcosa. Dalla posizione in cui ci troviamo non possiamo vedere la cresta, ma la parete nord è lì davanti ai nostri occhi: alcune cordate sono ancora impegnate sullo scivolo che scende dal Lenzspitze.

Riprendiamo la discesa verso il rifugio, rallentando l'andatura solo quando siamo sul pianoro alla base delle due vette: finalmente il sole riesce a farsi spazio tra le nuvole, riscaldando i nostri corpi intorpiditi. Poi, verso le 10:30, rientriamo al rifugio in attesa che anche Matteo e Marcello ci raggiungano al punto di partenza.

Ci attende solo il sentiero che riporta a Saas Fee e poi il lungo viaggio per rientrare a casa, ma ora abbiamo tutto il tempo per riposarci e sistemare il materiale prima di ritornare nel mondo di tutti i giorni.


Cavallo Goloso


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