CANALONE OVEST – LEGNONE
sabato 17 dicembre ‘16
Quando il Ricky mi comunica l’orario di partenza, mi viene voglia di dare buca e andare a fare l’FF ma alla fine alle 5:30 mi presento al ritrovo puntuale come uno svizzero e sveglio come un insonne per poi partire alla volta del Legnone. La prospettiva infatti di caianare su un bel canale mi stuzzica quel tanto dal farmi rotolare fuori dalle calde coperte e buttarmi tra le braccia del gelo che, a dirla tutta, tanto freddo non è!
Arriviamo così al parcheggio insieme alle prime luci dell’alba, giusto il tempo per non dover rimpiangere la mancanza della frontale dimenticata in un qualche meandro del caotico armadio mentre la nostra auto si aggiunge a quelle già presenti di altri caiani. Diviso quindi il materiale che per lo più avrà solo modo di spassarsela dentro lo zaino, ci incamminiamo lungo il sentiero. Probabilmente, incontrassimo qualche escursionista, penserebbe di essere davanti a un trio di matti o, alla meglio, a una qualche prova per il carnevale: suona infatti piuttosto strano vedere una coppia di picche su ogni zaino in un ambiente che ricorda un deserto con la sua tavolozza di gialli e marroni mentre l’unico bianco è quello della brina! In tutto questo però, visto che ci piace vincere facile, c’è l’indubbio vantaggio di avere un avvicinamento decisamente facilitato e che si riduce a una semplice pascolata durante la quale riusciamo comunque a superare l’imbocco della “traccia” che conduce all’attacco finendo fino al ricovero Ca’ de Legn. Risolto quindi l’errore, ci buttiamo a testa basta lungo il ripido prato, una specie di taboga verso la val Torrone e, individuato un altro trio di aspiranti salitori, li mettiamo nel mirino per poi raggiungere la verticale della linea mentre loro si divertono su alcune placchette di misto roccia-erba. Il primo impatto con le facili roccette che il generale inverno avrebbe dovuto provvedere a coprire di ghiaccio e neve non è dei più amichevoli: mi sento infatti come Pinocchio, legnoso e intrappolato nella rigidità degli scarponi, incapace di spalmare la suola sulla placca lavorata e appoggiata. Fare il caiano non è come essere FF! Impiego quindi un po’ ad abituarmi all’insolito assetto mentre il Ricky, con la sua attrezzatura rubata a Giancarlo Grassi, se la svicola su per il pendio e Lorenzo mi rimane attaccato alle chiappe. Quando però inizia la neve dura e crostosa, la recente salita al pizzo del Ferro Orientale mi torna utile: passo in testa al trio e inizio a seguire le orme delle cordate che ci hanno preceduto. Tecnicamente il canale non offre particolari difficoltà forse anche perchè, a causa delle pochezza di neve e ghiaccio, siamo costretti a svicolare dai tratti più secchi scegliendo il percorso più semplice; certo, a volte provo ad aumentare le difficoltà andando a infilarmi là dove finisce l’alpinismo di Detassis e iniziano le “acrobazie” ma mi restando comunque ad un livello decisamente basilare. Così rapidamente arriviamo alla fine del colatoio e alla logica uscita sulla breve cresta della normale. A quel punto però mi sono ingolosito e non ho alcuna intenzione di farla finita soprattutto se un saltino ripido e stretto sembra lusingarmi con insistenza. Mi infilo nel tugurio sempre senza corda e con la massima cautela inizio il mio balletto con la signora in nero come se l’istinto di autoconservazione avesse momentaneamente fatto le valige! Cautamente saggio ogni appoggio e ogni punto dove affondano le becche finchè la parete smette di essere verticale e si appoggia mostrandomi poco più avanti la vicina croce di vetta.
Cavallo Goloso
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