MEZZEGRA
sabato 16 maggio ’09
Sembra quasi che il tempo voglia impedirmi di rimettere le mani sul Sasso Cavallo! Per l’ennesima volta, i nostri programmi sono rimandati causa piovuta del venerdì e previsioni incerte. Quindi, il ripiego in falesia non può certo sollevare il mio stato d’animo, più vicino ad un ambiente speleologico che a quello consono di un alpinista. L’incentivo è rappresentato dal nostro obiettivo: la falesia di Mezzegra. Non ho mai arrampicato su questa imponente fascia rocciosa giallastra e i gradi riportati sulla guida preannunciano una giornata piuttosto movimentata.
Il viaggio in auto trascorre sotto una leggera pioggerellina che lascia un po’dubbiosi sulle condizioni in cui troveremo la parete. E invece, nonostante l’insistenza della pioggia, quando raggiungiamo il parcheggio, la parete si mostra nella sua imponente e assoggettante veste completamente asciutta! Ci incamminiamo allora lungo il sentiero d’accesso mentre, nel giro di pochi minuti, la pioggia cessa di battere sugli ombrelli.
Raggiungiamo così la base della falesia dove mi rendo effettivamente conto della pressoché totale assenza di tiri di riscaldamento. Provo allora un 6c (!) la cui morfologia sembra permettere una salita a freddo. In effetti, raggiungo la sosta senza grosse difficoltà azzerando i passi più duri. Cece, completamente ghisato da una settimana a Scarenna (eh, i vantaggi di lavorare a Lecco!), opta per la salita da secondo. Mentre attendo che il Clod e la Carlotta liberino il 6b+ a fianco, decido per un secondo giro: questa volta, incredibile, riesco a raggiungere la sosta senza appendermi né tirare. Insomma, mi viene la RP: ma forse sono stato un po’ a destra rispetto la linea di salita…
Comunque mi rifaccio subito dopo, salendo flash il 6b+: questo posto inizia a piacermi! Ci spostiamo allora più a destra dove mi ingaggio su Brascin (o per lo meno così penso): non capendo bene dove salire, incrocio una linea a fianco fino a raggiungere il tetto che mi sovrasta. Qui rapidamente rivesto i miei soliti panni: un bel resting non me lo leva proprio nessuno! Poi inizio i tentativi per uscire dal tetto: guadagno un paio di buchi buoni per entrambe le mani, ma non ho la riesco a capire dove mettere i piedi. Sto quasi per desistere (tanto sono assicurato a un catena), quando riesco a sferrare il colpo vincente: trovo gli appoggi e riesco a superare il tetto raggiungendo poi la sosta finale dopo una breve ma entusiasmante placca a gocce.
Segue la salita di un 6b+ che mi costringe all’azzeramento del passo chiave su placca infida e quindi una salita quasi a vista di un’incantevole placca di 6b.Il tiro è caratterizzato da una lavagna a gocce che richiede movimenti piuttosto lunghi e quindi da un’uscita in strapiombo.Proprio sull’ultimo rinviaggio della placca, la gamba destra, su cui grava quasi tutto il peso, decide di trasformarsi in un martello pneumatico costringendomi ad afferrare il rinvio per evitare una caduta con la corda in mano.
Chiudo quindi la giornata con una corsetta nei boschi sopra casa, giusto per rendere meno pesante la mancata visita al Cavallo.
CavalloGoloso
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