|racconto|


LARIOSAURO E TRAMONTO

sabato 19 e domenica 20 settembre ’09


Il primo week end dopo la solenne promessa ci vede rispettosi dei patti pronunciati al Wenden; così, forse aiutati da una triste meteo, ci troviamo riuniti in quel del Lariosauro.
A dir la verità, la mattinata inizia con la perdita delle chiavi dell’auto che mi costringe a saltare l’appuntamento mattutino rinviandolo all’ora di pranzo: come un rabdomante in pieno deserto risalgo per un paio di volte dal garage nella vana speranza di ritrovare le chiavi, ma di loro nessuna traccia. Svuoto lo zaino e con la massima accuratezza cerco l’oggetto smarrito, fino a scovarlo nascosto sotto uno straccio su un ripiano del box.
Raggiungo così Colo, Cece e Maurizio quando la mattinata è già volta al termine: ci fermiamo poco prima del Lariosauro e subito mi metto alla prova su un tiro impegnativo raggiungendo la sosta solo grazie ad alcuni trucchi del mestiere. Ma i veri funambolismi tornano a farsi vedere alla seconda lunghezza quando, con l’obiettivo di non abbandonare 1€ di maglia rapida, mi ritrovo a staffare e pendolare di fronte alla mia incapacità di raggiungere la sosta del tiro.
Io e Cece ci spostiamo quindi al Lariosauro dove proviamo la Mosca tzè tzè; tempo fa, questa lunghezza mi aveva regalato l’exploit della OS, prestazione mai ripetuta su una difficoltà analoga e che quindi mi aveva convinto della gradazione un po’ generosa del tiro. Ma questa volta non riesco a ripetermi raggiungendo la sosta avendo all’attivo un paio di resting e un braccio indolenzito.
Il tiro seguente naufraga a pochi spit da terra a causa di un’incessante pioggerella che batte la parete: ci ritiriamo così verso l’auto, senza aver personalmente combinato granchè per quantità ma non per qualità considerate le condizioni delle mie braccia.

Domenica ripeto la pratica sportiva alla falesia del Tramonto dopo aver assistito al battesimo di Clara. Questa volta sono in compagnia di Ale (The Machine) e di Katia: dopo un tiro facile, Cece raggiunge l’allegra brigata dando il via ad un’estenuante maratona arrampicatoria.
Probabilmente invasato da un pranzo luculliano, in preda al demone della tacca continua imperterrito a salire e scendere dalla falesia, con il risultato che il sottoscritto si sfianca non poco. In mia difesa, posso solo dire di non essermi abbuffato al gustoso rinfresco post-battesimo e questa mancanza, insieme alla penuria d’acqua, mi porterà a saltare un giro quando oramai ci troviamo prossimi al traguardo. Nel frattempo ci raggiungono anche Toni e Andrea, mentre gli altri arrampicatori lasciano la falesia per l’imminente sopraggiungere del tramonto solare. Riusciamo comunque a fare un paio di tentativi sul tiro più duro, di cui riesco a eseguire (rigorosamente protetto dall’alto) metà del tratto più duro. La cosa un po’ mi ha ingolosito lasciandomi uno spunto per le prossime uscite: compagni avvisati, mezzo salvati!

CavalloGoloso


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