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SASSO GORDONA – VAL D'INTELVI

domenica 17 maggio '20


È il risveglio di Fraclimb, il risveglio dopo la quarantena da Covid e un autunno-inverno passato insolitamente a fare altro lasciando da parte la vena scrittoria. Ma alla fine il letargo deve terminare: la bella stagione è arrivata (almeno teoricamente perchè il mercurio del termometro pare non vorrà alzarsi oltre i 16/17 gradi) e i tori scappano dalla stalla. Solo che per Jo il pigro tran-tran pare non avere una fine: lei continua a vagabondare nel mondo dei sogni mentre il sottoscritto vagabonda in cerca della pentolina per il tè mattutino.

La sera prima si è svolto il Grande Conciliabolo, la Conferenza di Jalta sull'orario della sveglia. Sul tavolo le carte dei due risoluti firmatari: da un lato la cocciuta convinzione del Fra di doversi alzare insieme al sole, dall'altra la fermezza della Jo per la quale è decisamente meglio aspettare che l'ora sia composta almeno da una doppia cifra. Il risultato alla fine porta a far suonare il gallo 20 minuti prima delle 9 col risultato che il sottoscritto deve comunque usare il piede di porco per aprire le palpebre mentre le Jo naviga bellamente nel più profondo oceano onirico.

Quando balziamo sul Caddy e ci mettiamo in strada le lancette dell'orologio indicano un orario quasi decente se fossimo poco sotto la vetta ma in realtà il mio pensiero è un altro: sarò ancora capace di guidare per un'oretta di curve? Al parcheggio, se fossimo stati in tempi normali, non avremmo trovato nemmeno il posto per un ago mentre ora, vuoi il tempo che pare giocare al gangster minacciando fulmini e saette, vuoi le restrizioni per il Covid, abbiamo quasi l'imbarazzo della scelta e così, dopo una manciata di secondi, ci ritroviamo a risalire la mulattiera verso il valico svizzero. Al confine però siamo costretti a fermarci: una volta saremmo stati braccati dai finanzieri, inseguiti e placcati come giocatori di rugby. Invece noi ci lasciamo imbambolare dalla piccola pozza di acqua stagnante, un abbeveratoio melmoso di cui a malapena si scorge il fondo dei primi 10 centimetri d'acqua e che pullula di insettucoli e animaletti che risvegliano l'istinto entomologico della Jo. Se il prof Mainardi di Super Quark potesse vederci, resterebbe semplicemente ammaliato da siffatta bellezza mentre il sottoscritto continua a farsi ammaliare dalla bellezza della Jo ma, d'altra parte, sono solo un povero caiano succube del piacere della carne.

Quando poi arriviamo al rifugio Prabello piantiamo le tende: appoggiamo il deretano al prato e, volentieri, ce lo lasceremmo finchè, svuotata la mini dispensa giornaliera, mi decido a giocare la carta psicologica pungolando la Jo sul punto debole, il motivo per cui ci troviamo da queste parti. Se per me la spinta è quel punto indicato dall'indice del Fiorelli, la vetta più alta, massima ispirazione del caiano, per lei invece il dito indica più in basso, decisamente più in basso, praticamente a terra, al lato floreale della montagna che proprio non riesco a tenermi attaccato al cervello. Lei ci prova, io ci metto il mio impegno ma se riesco a memorizzare un briciolo della montagna di informazioni che mi passa, è già un buon risultato. Bene, oggi dovremmo puntare le fantomatiche peonie del Sasso Gordona di cui però al momento non abbiamo visto l'ombra. Eppure ci rimettiamo speranzosi in cammino, diretti alla base del sentiero della normale al Sasso. Ho stampata in testa la scena della mia prima uscita con l'Alpinismo Giovanile dove mi veniva chiesto se avessi preferito salire dal sentiero “difficile” o da quello “facile”; ovvio che la mia scelta cadde sul primo: dovevo fare vedere chi ero io, mica un pivello da quattro soldi. Lì è stato forse l'inizio della fine: abbarbicato su quel cucuzzolo mi sono avvinghiato al mondo della montagna e ci sono rimasto invischiato come nella melassa. Ora mi trovo sull'altro versante a cercare le peonie che fanno le timide: la prima la scoviamo poco lontano dal sentiero, vicino alla vecchia costruzione della linea Cadorna. Poi è una specie di valanga: i fiori spuntano un po' da tutte le parti e noi ci ritroviamo a inseguirli uno dietro l'altro fin quasi alla cima col risultato che quando torniamo alla macchina i pochi escursionisti presenti in zona sono già con le gambe sotto il tavolo.


Cavallo Goloso


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