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CROCIONE DA TREMEZZO – SPONDA OCCIDENTALE DEL LARIO

sabato 28 gennaio ‘23


Una volta avevo pensato di introdurre una nuova disciplina: il “bob d’alpinismo”. Ideale soluzione per risolvere il problema della discesa con gli sci in neve fresca, poi i tempi sono maturati ma soprattutto mi sono modernizzato abbandonando gli sci risalenti alla Guerra Bianca e quell’idea è rimasta una stramberia solo della mia mente. Oggi invece è stato ufficialmente introdotta la variante erbosa che l’Accademia della Crusca ha coraggiosamente battezzato “culo d’escursionismo”. A dire il vero la disciplina è già nota, se non ai più, almeno a molti a giudicare da certe scene che si incontrano sulla Cermenati in Grignetta ma lì siamo ad un livello base, direi neandertaliano mentre ora lo sport ha fatto un deciso balzo in avanti con annesso aumento delle difficoltà e, soprattutto, del livello di rischio. Forse si dovrebbe parlare di “culo d’escursionismo extreme”.

Il campo di battaglia lo decidiamo all’ultimo, in macchina mentre risaliamo la strada del lago verso Menaggio. Pare che questi siano i posti idilliaci per Laura e che oltre il crinale, nel buco nero della Svizzera, ci sia solo pianto e stridore di denti. Così, parcheggiato il Caddy, ci infiliamo sulla classica mulattiera acciottolata con altrettanto ovvia pendenza da lingua sotto le scarpe perchè, da qualsiasi parte si risalga lungo i sentieri che danno sul lago, questo è il comune denominatore. Per di più la scivolosità del selciato mi ricorda il pavimento cosparso di cera di mia nonna: ottimo per il pattinaggio con le calze, un po’ meno per essere certi di stare in piedi senza rischiare di spezzarsi l’osso del collo. Noi comunque siamo allenati ‘che andiamo a correre circa una volta la settimana in falsopiano e così riusciamo ad evitare di incespicare nella lingua camaleontica attorcigliatasi sulle gambe. Poi arriva la galleria militare costruita per difenderci dai potenziali assalti dei contadini svizzeri in cerca di nuovi pascoli e quindi lo zig zag infinito della successiva mulattiera militare: avanti indietro, avanti indietro infinite volte finchè ci troviamo sotto il pratone giallo che porta alla cima. Ci guadiamo in faccia: quello sarà il tracciato della prova speciale di “culo d’escursionismo”, perchè non studiarlo con una comoda risalita? Così si va su per la linea a goccia d’acqua costi quel che costi, come fossimo in una rivisitazione escursionistica dell’alpinismo anni ‘60. La croce di vetta a quel punto potrebbe essere una visione estatica ma il brontolio dello stomaco è segno che siamo ancora nel mondo di qua. E poi arriva il momento atteso: sento i campanacci della folla mentre la signora in nero mostra il suo ghigno pronta a saltare sulla giugulare appena la velocità diventerà insostenibile. Partiamo: all’inizio il percorso non sembra così estremo poi, però, il pendio inizia a sparire sotto i nostri piedi e le scarpe della Laura, che sul pavimento di mia nonna non avrebbero permesso di restare in piedi per più di una manciata di secondi, compiono il loro sporco lavoro. “Culo d’escursionismo” inizia così: io sono di placcaggio, per evitare che la discesa si trasformi in un tuffo nel lago mentre le chiappe della Laura si rivelano una superficie ideale forse a tratti anche troppo scivolose tanto da vedermi impegnato in due interventi proprio sul finire del tracciato.


Cavallo Goloso


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