CORNO DI GREVO – VAL CAMONICA
mercoledì 18 luglio ‘12
Sono diversi anni che tra un impegno e l’altro non riesco a partecipare alla settimana estiva dell’AG ma questa volta cerco di recuperare le occasioni perdute raggiungendo il gruppo insieme a Micol il martedì sera. Dopo aver affrontato il traffico dell’A4, l’infinita val Camonica e quindi la ripida ma veloce salita al rifugio Città di Lissone, sono così nuovamente ai piedi dell’Adamello ma, questa volta, con un piatto di pasta fumante, un tetto in muratura sopra la testa e un vero letto su cui affondare rapidamente nelle profondità abissali del mondo dei sogni.
Non sono più abituato alle colazioni del rifugio e diventa quindi difficile gestire pane, burro e zucchero, la Nutella e il miele (per fortuna che delle marmellate me ne frega poco!), con il risultato che mi rimpinzo per benino mandando all’aria l’abitudinaria colazione a base di due miseri biscotti.
L’ambiente che ci circonda è magicamente severo: il nostro campo base è alla bocca di un’infinita valle pianeggiante che si tuffa alle nostre spalle verso la pianura. Ai lati, aspri pendii erbosi intervallati da martoriate placconate chiudono la visuale mentre in fondo svetta il monte Fumo; l’Adamello rimane invece defilato e nascosto verso sinistra.
L’obiettivo di oggi è il passo di Forcella Rossa e poi, per lo sparuto gruppo dei Nazgul, il Corno di Grevo con la ferratina della normale. In effetti è una settimana un po’ anomala con una presenza di adulti superiore ai ragazzi che, solo mercoledì, raggiungono l’immensa quota di ben 8 partecipanti!
Il passo sovrasta il rifugio ma l’accesso è ben difeso da sfasciumi e dal classico pendio spacca gambe: prima si sale a zig zag per prati e rododendri poi ci si issa a zig zag lungo la traccia che si insinua tra un sasso e l’altro fino a sbucare al passo. Il ritmo è ben sostenuto e il piccolo drappello si muove senza troppi problemi su per il pendio anche se non riusciamo a scrollarci di dosso il resto della ciurma dell’AG che ci incalza pochi metri sotto: il loro fetido alito riesce quindi a raggiungerci e ci spinge a cercare di aumentare il ritmo.
Un fresco venticello ci da il benvenuto quando raggiungiamo lo scollinamento: i resti delle trincee della prima guerra dopo aver costituito riparo per i militi del ‘15-’18 tornano così utili anche per noi uomini del 2000. Sono un fremito unico, non riesco a stare fermo: prima mi sposto verso la galleria sulla sinistra che si rivela essere un buco chiuso scavato nella roccia, poi salgo all’anfratto sul lato opposto e da qui, solo per verificare se il percorso sia fattibile, raggiungo la piccola cima che guarda sul passo. Il percorso è ripido e esposto anche se non oppone alcuna vera difficoltà tecnica ma, essendo con l’alpinismo giovanile, sarebbe opportuna una corda fissa. Torno quindi sui miei passi decidendo che sia meglio evitare di salire su questa vetta e puntare invece la nostra attenzione al Corno di Grevo. Riprendiamo così a salire mentre il resto della ciurma ha praticamente raggiunto a sua volta il passo di Forcella Rossa.
Il sentiero diventa ora una traccia che passa tra prati e gande per poi inerpicarsi lungo una specie di canale che ci conduce alla base della ferrata quando oramai pensavamo di raggiungere la vetta senza incontrare alcun cavo metallico. Piazzo alcuni metri di fissa e quindi finalmente possiamo raggiungere la vetta o meglio: salire fino a pochi metri dalla cima perchè la crestina finale risulta eccessivamente esposta da affrontare senza una sicura e così l’unico a calcare il punto più alto del Corno di Grevo risulta essere il sottoscritto.
Lungo il percorso di discesa ci concediamo l’attesissima pausa pranzo e così, dopo aver concluso la prima tornata di pasti vacanziferi (cena-colazione-pranzo), il dubbio si fa sempre più lecito: se continuo così, rischio l’ingrassamento!
Cavallo Goloso
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