|racconto|


ALPE DI CAMERA – VAL DEI RATTI

sabato 29 agosto '09


L'occasione è propizia e probabilmente anche l'ultima dell'anno per tentare un progetto che, già da un po' di tempo, si è insinuato nella mia mente come un tarlo e così alle 4:15 mi trovo a cavalcioni della bici che si immerge nell'oscurità della notte.

Solo verso Dongo posso finalmente pedalare a luci spente, mentre le montagne che guardano da nord il Lario si nascondono timide dietro una fitta coltre nerastra. Il lago termina e io mi avvio verso la Val Chiavenna: alle 7 sono a Verceia e a breve lascerò il mio mezzo. La salita che sale la prima parte della Val dei Ratti se è una manna per chi usa mezzi convenzionali di locomozione, è invece un vero calvario per il ciclista. E' una salita non eccessivamente lunga, ma decisamente ripida, quel tanto che basta per caricare di acido lattico le gambe prima della successiva sfacchinata.

Verso le 7:30 inizio finalmente la mia camminata: rispetto i programmi del giorno prima ho recuperato un quarto d'ora che, unito ai 45' della partenza anticipata, si traduce in un'ora di tempo guadagnato. Nonostante ciò, cerco di spingere sull'accelleratore: supero rapidamente la diga e quindi le case di Moledana per poi ritornare sul versante destro orografico della valle. Nel frattempo, alle mie spalle, nuvole scure si sono date convegno, nascondendomi la vista dell'alto lago; i tuoni non tardano a rombare, ma sono molto distanti e il loro frastuono mi giunge ovattato. Guardando verso monte, la situazione lascia meglio sperare e così proseguo imperterrito nella mia marcia, superando la rampa che conduce all'alpe di Camera dove intendo fare la prima sosta dalla mia partenza da Como.

Sono a metà della ripida salita quando l'indolenzimento delle gambe inizia a farsi più fastidioso; mi volto per dare uno sguardo alla pianura: giù in basso è calato un sipario scuro come la pece, il lago è sparito, completamente avvolto dalle roboanti masse nere. Le nuvole hanno iniziato a divorare anche le creste che si stagliano dalla pianura. Decido comunque di proseguire fino all'alpe e poi si vedrà.

Quando raggiungo l'alpeggio sono accolto da un gruppo di asini che, imperterriti nelle loro faccende, mi osservano incuriositi dell'inconsueta presenza umana. Proseguo per alcuni metri in piano per poi fermarmi a riprendere fiato: la testata della valle è relativamente sgombra di nuvole, ma verso il lago la situazione è decisamente più preoccupante. Sembra che i nembi si siano dati appuntamento per scatenare una tempesta proprio sopra la mia testa: mentre verso il basso regna il nero più assoluto, la cresta che mi separa dalla Valtellina è circondata da ammassi grigi dai quali provengono inquietanti brontolii. Nel frattempo, come un branco di cavalli lanciati al galoppo, una nuvola grigia risale dal fondo valle inghiottendo rapidamente tutto ciò che incontra nella sua folle corsa.

In questi attimi, tiro una pesante croce sul mio obiettivo, il Ligoncio; nonostante mi senta bene e alle 9:15 sia riuscito già a raggiungere quasi quota 1800, non credo che la vetta potrà essere raggiunta dopo la tempesta che sembra dover scoppiare da un momento all'altro. Posso ancora puntare alla Volta, con la certezza comunque di rimanere inondato dalla pioggia che prevedo di lì a poco inizierà a riversarsi sulla valle. Influenzato però dalla nuvola che risale come impazzita lungo i ripidi pendii, abbandono anche questo proposito e ritorno sui miei passi. Sono circa a metà della ripida discesa da poco superata quando un primo scroscio d'acqua mi inzuppa da capo a piedi mentre, imperterrito, continuo la mia corsa disperata verso il basso.

La piovuta dura pochi minuti e, dopo una tregua, ne segue un'altra ancora più breve. In venti minuti, ho perso circa 500m di dislivello e l'opportunità di completare il mio giro mentre, beffarde, le nuvole si allontanano con la stessa velocità con cui si erano radunate: in cielo ne rimangono solo alcune tracce grigiastre sufficienti a nascondere il sole. Per un attimo penso alla possibilità di ritornare indietro, ma è un'idea che scaccio immediatamente dalla testa sia perchè i metri persi sono decisamente tanti, sia perchè in cielo regna ancora una certa instabilità. Riprendo la discesa ora più tranquillamente, mentre le prime occhiate di sole si fanno spazio tra le nubi rimaste. Lascio immaginare il mio stato d'animo quando il cielo tornerà azzurro, regalando un'altra bella e calda giornata!

Dopo un'abbuffata di more, ritorno alla bici e verso le 11 mi appresto al rientro. Scendo poche decine di metri e, l'ennesimo imprevisto, mi costringe ad una sosta forzata: sento uno strano rumore, come un botto accompagnato ad un fischio mentre la gomma anteriore si affloscia sull'asfalto. Non mi resta che cambiarla e riprendere la pedalata, ma la pompa maledetta non ne vuole proprio sapere di compiere il suo dovere e, dopo infiniti tentativi, riprendo lentamente a scendere con la ruota ancora quasi a terra. A Verceia mi viene l'idea di aggiungere la camera d'aria bucata insieme a quella nuova così da proteggere il cerchio: l'espediente non risolve completamente il problema, ma mi permette di proseguire.

L'inconveniente mi ha fatto perdere quasi un'ora e ora non posso comunque pedalare al giusto ritmo. Dopo essermi gustato minuziosamente ogni asperità e gibbosità della striscia d'asfalto, raggiungo il porto di Gravedona intenzionato a prendere il battello per Como; scopro così che l'attesa per il natante è di un'ora e mezza mentre di viaggio ne servono “solo” tre e mezza! Non mi resta che riprendere a pedalare: sebbene lentamente, riuscirò a tornare a Como in meno di cinque ore!

Superati pochi chilometri, un colpo di fortuna: grazie al compressore di un autolavaggio riesco infatti a gonfiare la gomma. Poi verso le tre il telefono squilla: è mio fratello che si offre per venire a prendermi a Menaggio. Non potendo certo deluderlo, accolgo l'offerta sedendomi comodamente su una panchina in riva al lago.


Così dopo 10 ore e mezza, quasi 2100m di dislivello (considerando anche i sali e scendi del lago) e circa 110Km si conclude la mia ennesima (ma non completa) sfacchinata!


Cavallo Goloso


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