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RIFUGIO BOSIO - VAL MALENCO

sabato 19, domenica 20 agosto ‘23


La sala da pranzo si riempie del profumo dei gnocchetti alla chiavennasca. Non sento però le consuete e mirabolanti storie caiane su vette inviolabili e pareti scabrose né accordi per sveglie ad orari improponibili o l’aroma di chi ha assaporato da vicino l’esperienza con l’estremismo e che il profano banalizza col fetido odore rancido d’ascella. No, niente di tutto questo. Ma io che ci faccio? Sto forse sognando dopo l’ennesimo pasto andato a ramengo? Mi giro a sinistra e il mio socio alto poco più di un metro e qualche sputo dondola le gambe mentre muove l’ambulanza verso l’ennesimo incidente automobilistico. - Devo andare - - Dove devi andare, Gioele? - gli chiede suo papà un po’ spazientito. Se dovesse andarsene, è il mio primo pensiero, mi fionderò come un avvoltoio sul suo piatto fumante. - In cantiere - Guardo fuori: è praticamente buio. Che cantiere ci potrebbe essere? Mi viene in mente la ruspa e il camion giocattolo che abbiamo visto appena arrivati: la stanchezza (se mai ce n’era) si è squagliata all’istante. Incrocio lo sguardo con Laura e mi viene da ridere mentre il mio stomaco gorgoglia. - Guarda che il cantiere è chiuso - provo a convincere il nanetto mentre dal mio stomaco arriva un secco “stupido!”- Vedi che fuori è buio? - - No! L’ho aperto prima - Come farsi mettere via da un pischello di 3 anni. Perchè lui è il capo cantiere e ha il potere di tenere aperti cantieri anche la notte di Natale! Provo allora a distrarlo facendogli vedere le carte IGM appese in sala ma il diversivo ha breve efficacia forse perchè una serie di incomprensibili linee nere non sono allettanti quanto una ruspa. Eppure i diversivi a volte funzionano, un po’ come durante la salita - Sono stanco - e il pigro allunga le braccia per farsi mettere nello zaino. - Dai Gioele, arriviamo fino a quel sasso – indicando vagamente un macigno sperso nel nulla. Si lamenta ancora un po’ ma intanto alza le gambe sull’ennesimo gradino in salita: una specie di montagna insormontabile che gli arriva poco sotto le anche. - Sono stanco! - - Guarda che ci prendono! Scappiamo, scappiamo! - E la stanchezza svanisce di colpo mentre corriamo su un tratto in falsopiano. Poi alla fine cedo e lo carico nello zaino: praticamente un nonnulla rispetto a certi macigni se non fosse che il carico ogni tanto ciondola di qua e di là rischiando di mandarmi alla deriva. Ed è così che raggiungiamo la Bosio, dopo avergli fatto provare l’ebbrezza della montagna per ben oltre metà del percorso. D’altra parte il Caianesimo ce l’ha nel DNA visto che, quando era più piccolo, ogni scalinata e ogni minima asperità era l’occasione per lanciare il grido di battaglia “(mo)’ntagna!”. E poi ci sono le brande, il camerone coi letti a castello che sembrano delle torri di Babele e il profumo di caiano che impregna coperte e cuscini e che piace tanto alla Laura. La prossima volta, dice, dormirà all’aperto, sotto le stelle. Non aspetto altro ma farlo col nanetto sarebbe stato forse un po’ troppo, una marchiatura a fuoco eccessivamente violenta, senza contare il rumore di nacchere dei suoi dentini, un po’ come al mare - Gioele hai freddo? - - No! No! - ma le labbra blu raccontano una storia differente. Meglio fargli assorbire lentamente l’aquila stampigliata sulle coperte.

Poi c’è la colazione: o non mangio quasi nulla o sono una specie di cloaca. Questa volta vince la seconda mentre il nanetto preme per riaprire il cantiere perchè il turno notturno non glielo fanno ancora fare. Intanto ingollo l’ennesima fetta di pane con burro e zucchero come fossi in procinto di partire per un’impresa d’altri tempi. Invece fuori il sole è già alto da tempo e a noi tocca solo la discesa.


Cavallo Goloso


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