SAN PRIMO – TRIANGOLO LARIANO
Siamo oramai al traguardo e tutto è filato liscio ma l’attrezzo infernale, proprio poco prima di raggiungere la strada ora pulita, decide di rompersi. O io ho qualche problema durante le discese, oppure dev’esserci una qualche congiura da parte delle ciaspole nei confronti del sottoscritto: quasi tutte le volte sembra che, se non rientro all’auto con un qualche problema, non mi senta appagato!
Già al mattino, la situazione stava prendendo una piega storta: visto il tempo non proprio ottimale qualcuno di noi infatti inizia a mettere in forse l’ormai classica ciaspolata dell’AG. Ovviamente resto dell’alto partito, tanto più che è previsto un miglioramento e, a quest’ora, non saprei poi cosa fare di preciso. Alla fine comunque gli interventisti hanno la meglio e partiamo alla volta della zona del san Primo.
La neve caduta da sabato ci accoglie con tutta la sua abbondante sofficità: avere due legni sotto i piedi sarebbe certamente stata una vera goduria, soprattutto se confrontati con queste specie di racchette da tennis vero attrezzo del demonio! L’ostacolo principale rimane il potenziale vento che alla fine ci consiglia di partire del pian del Tivano per poi ripercorrere a ritroso il tragitto dell’anno scorso. Stando infatti nella vallata, sotto la mole del san Primo, saremo protetti dalle previste raffiche. Ci muoviamo quindi in un ambiente silenzioso e ovattato ma pullulante di scialpinisti e altri ciaspolatori. Saliamo così agli ultimi alpeggi e poi ci buttiamo sul pendio intonso fino a ricongiungerci, dopo un giro arzigogolante, con una traccia di cui non si capisce bene la provenienza. Saliamo quindi alla bocchetta di Spessola dove il tanto temuto Eolo fa la sua timida comparsa comunque sufficiente per convincerci a girare i tacchi e trovare un punto riparato dove consumare il pranzo. Gioco libero, ergo lotta sulla neve, è ovviamente la parola d’ordine mentre le nuvole decidono finalmente di lasciare lo spazio al promesso cielo azzurro.
Riprendiamo quindi la strada per il parcheggio per poi fermarci a testare l’uso dell’ARVA e, proprio poco prima di raggiungere la strada oramai pulita, il cavetto che vincola il tallone alla ciaspola decide di spezzarsi; la domanda nasce spontanea: ma lo fanno apposta?
Cavallo Goloso
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Così però non va bene! Non ci siamo! Si lo so, sono incontentabile e puntiglioso oltre ad essere una pentola di fagioli in continua ebollizione. Oggi il tempo è una favola, stupendo, praticamente perfetto. La neve poi è una soffice distesa immacolata su cui poter disegnare migliaia di curve. E allora qual’è il problema? Il problema è che sono con gli attrezzi infernali, gli strumenti della massima fatica ripagata però con una una magra soddisfazione. Insomma: sono con le ciaspole!
Alla fine, una volta all’anno mi tocca e il momento è arrivato: la ciaspolata dell’AG! Che poi in realtà la giornata si rivela sempre uno spasso (e anche oggi non è da meno) ma resta comunque l’inconveniente del malefico strumento, oggi ancora più aggravato da quegli spocchiosi degli scialpinisti che mettono invidia solo a vederli leggiadri sollevare i cristalli di polvere.
Tanto per iniziare sfoderiamo un po’ di caianesimo scegliendo di seguire il sentiero lungo il crinale e intrufolandoci nel bosco. La neve intonsa e quella appiccicata sui rami scheletrici degli alberi, rendono l’ambiente spettralmente affascinante mentre veniamo bersagliati dalle fronde grondanti.
Superiamo l’ostacolo e ci immettiamo sulla comoda e battuta mulattiera; di neve ce n’è a palate, montagne, tonnellate e noi ci dirigiamo sicuri verso la vetta. Guadagniamo la sella con vista su Bellagio mentre intorno a noi brillano le cime circostanti. Il Resegone sembra l’Annapurna e le Grigne la parete Rupal: forse si potrebbe tentare la prima discesa con gli sci della Segantini!
Un ultimo strappo ci porta sulla lunga cresta terminale che, con diversi sali e scendi porta al punto più alto del Triangolo Lariano. Ora rimane solo la parte meno divertente: tornare a valle! Gli aggeggi infernali non permettono di scivolare più di tanto: si incuneano e si bloccano nella neve e, per di più, ho il terrore di rompere il puntale. Insomma, alla fine le levo infilandole nello zaino e mi involo giù per il pendio preferendo i rari affondamenti della gamba al disagio delle ciaspole.
Cavallo Goloso
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