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PIZZO DELL'UOMO – VALLE DI BLENIO

sabato 04 maggio ‘19


Prima uscita del corso caiano al pomeriggio e, siccome sono diventato anche un invasato dello sci, devo tassativamente approfittare della mattinata libera. L’altro malato è il Gughi che ovviamente mi segue a ruota (o forse sarebbe meglio dire segue le mie code) e poi si aggiunge suo fratello Ric, l’unico dei tre che, oggettivamente, può essere considerato una persona ancora a posto. Siccome poi ho il forte timore di arrivare in ritardo all’appuntamento pomeridiano, poco prima delle 7:30 scendiamo dalla macchina per iniziare a circumnavigare il lago con le nuvole che lentamente levano le tende lasciandoci così in uno dei pochi spazi azzurri di cielo. Ci infiliamo nella valle mentre sulla sinistra pendii morbidi e tondeggianti sfilano come su una lunga passerella lasciando galoppare l’immaginazione che mi catapulta in una qualche rivista sui paesi nordici. Poi, poco prima del passo, iniziamo ad inerpicarci con tecnica da anni ‘60 lungo una linea che segue quasi quella della goccia d’acqua solo perchè nella mia testa si fa sempre più strada l’idea di una rapida ripellata. Ne parlo col Gughi e, guardando il pendio intonso da cui stiamo salendo, ci si illuminano gli occhi mentre un rivetto di bava alla Homer Simpson inizia a scivolare dall’angolo della bocca. Decidiamo di salire ancora per un centinaio di metri e poi ci butteremo a capofitto fino a tornare al passo. Ric invece preferisce proseguire verso la cima. Così, levate le pelli, inizio a scaldare il motore con una stretta serpentina per poi passare ad una specie di super G con le lamine che fendono la massa bianca in larghi curvoni. Quando arrivo alle baite al passo ho il fiatone: mi verrebbe voglia di vedere il tempo ma hanno dimenticato di montare lo schermo al traguardo così mi accontento a rimettere le pelli mentre il Gughi termina la sua discesa. L’assillo di arrivare in ritardo torna a bussare e così la risalita è una gara che corre lungo il filo tra una crisi e la massima velocità consentita per evitarla finchè la montagna smette di salire e noi ci ritroviamo in tre sulla vetta. Tempi per i convenevoli non ce ne sono: dobbiamo buttarci lungo il versante sud e arrivare quanto prima all’auto. Così mi tuffo sul pendio cimentandomi in una versione rivista del gigante su una neve tutto sommato in buone condizioni fino a raggiungere la macchina più che in tempo per andare a prendermi una grandinata e poi una bella lavata al sasso d’Erba.


Cavallo Goloso


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