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MITTAGHORN – RHEINWALD

sabato 05 gennaio ‘13


È scoppiata la primavera: fa un caldo assurdo e, nonostante sembra di essere ad aprile, risalgo i tornanti del San Bernardino diretto verso il Mittaghorn. Inizialmente avevo pianificato l’ennesima ragliata dallo sviluppo infinito per poi, molto probabilmente, andare a scrivere che la discesa era da dimenticare. Insomma, le solite lamentele a seguito di una pianificazione poco precisa e accurata. Alcuni impegni di mio papà ci impongono però di rientrare a casa ad orari decenti e quindi le preventivate 5 ore di salita decisamente non si sposano con le nostre esigenze. Oserei dire: per fortuna! Appena arriviamo a San Bernardino, un ammasso di nuvole ricopre le cime principali, mentre già da più in basso il vento spazza le cime degli alberi. Superiamo il tunnel e Eolo sembra essersi placato mentre alcuni ammassi grigi sparsi stazionano comunque su alcune vette alla nostra destra.

Raggiungiamo Splugen e iniziamo la nostra salita infilandoci rapidamente nel bosco dove siamo costretti a levarci gli sci e superare un breve tratto con i legni in spalla. Usciti dalla foresta e terminato il tratto più ripido, siamo investiti da un forte vento che si incunea fastidiosamente nel cappuccio della giacca. Continuiamo comunque a salire imperterriti superando due coppie di scialpinisti che desistono; in effetti lo spettacolo davanti ai nostri occhi non è certo invitante: il cielo sembra aver fagocitato le cime che ci circondano nascondendole alla nostra vista; solo quando raggiungiamo la capanna del Surettasee, il vento sembra aver dato una tregua ma, di contro, le nuvole si fanno sempre più vicine e, dopo pochi minuti, siamo avvolti in un ambiente completamente uniforme e indistinguibile. Continuiamo a procedere sfruttando le tracce lasciate da chi ci precede e ricorrendo ripetutamente alla cartina mentre della cima neppure l’ombra finchè, finalmente, raggiungiamo i 4 che davanti proprio in corrispondenza dell’anticima del Mittaghorn. L’ambiente completamente grigio e uniforme sembra quasi il set di un film: il vento ha smesso di soffiare da tempo mentre la visibilità è ridotta ad una ventina di metri. Sembriamo degli spettri costretti a vagare per l’eternità senza alcuna meta in questo mare completamente uniforme.

Scambiamo alcune parole ma nessuno è sicuro di essere sulla vetta principale e solo il GPS ci rivela che, in effetti, il Mittaghorn rimane un po’ più avanti. Decidiamo quindi di arrivare al punto più alto e così iniziamo a seguire l’ampia cresta che ci separa dalla cima principale, pochi metri più in alto. Ci muoviamo più a sensazioni cercando di indovinare il percorso fino a ritrovarci in corrispondenza dell’ometto che segna il punto più alto, un altro set ma molto simile al precedente.

Il rientro all’anticima è nelle medesime condizioni e solo quando iniziamo a perdere quota le nuvole iniziano a diradarsi permettendoci di scodinzolare liberamente. Ma ovviamente, l’aumento della visibilità va di pari passo con il ritorno del vento che per lo meno pare essersi un po’ placato.

Seguendo quindi le indicazioni della guida, optiamo per un percorso diverso rispetto quello di salita, infilandoci nel bosco decisamente più a destra. La neve, nonostante la calura, è quasi perfetta e così cerco di spingere al massimo sciata e divertimento superando due tratti particolarmente ripidi prima di infilarci sulla mulattiera che ci riporta al punto di partenza.


Cavallo Goloso


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