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PIZ GANNARETSCH – RHEINWALD

mercoledì 01 maggio ‘19


Al corso di alpinismo di quest’anno dovrei tenere la lezione sull’orientamento. Oggi abbiamo quasi raddoppiato il percorso di salita passando sotto alcuni pendii che, in altre condizioni, solo un folle suicida avrebbe attraversato. Le condizioni perchè una ventina di futuri caiani possano perdersi per raggiungere i piani dei Resinelli ci sono tutte.

Ultimamente poi il mio rapporto col letto non deve andare particolarmente a genio a qualche congiunzione astrale: non riusciamo infatti a condividere più di molte ore assieme e così quando il Tommy anticipa l’orario del ritrovo, sprizzo salti di gioia come in un week end a base di lampi e fulmini. Tutto perchè con l’arrivo del caldo l’idea è di essere nuovamente alla macchina verso l’ora del pranzo per poi rifugiarci in qualche falesia del Ticino, sempre che non si sbagli lungo il percorso di salita! E infatti, come si suol dire, il buongiorno si vede dal mattino e già sulla posizione del parcheggio il capogita inizia a mostrare qualche tentennamento finchè l’apparizione della diga fa un po’ come la stella cometa per i Magi e noi possiamo dare il via, inconsapevoli, l’esperimento sull’allungamento del tragitto. Scendiamo quindi dalla macchina quasi all’unisono col sole che sbuca da dietro le cime e poi iniziamo a costeggiare il lago fino ad un invogliante pendio che ci richiama verso l’alto mentre la parca avvolge il filo del destino. Ben presto però ci ritroviamo in una situazione simile a quella di Pollicino in “Ritorno al Futuro”: praticamente le briciole di pane che avremmo messo in un’uscita in un’improbabile giornata di là da venire sono completamente sparite e noi vaghiamo a casaccio in direzione di quella che crediamo essere la cima. La carta però pare suggerirci qualcos’altro ma noi, imperterriti Pollicini-Doc, proseguiamo finchè la pietà del Master of Puppets materializza un cartello con il non proprio velato commento “idioti” e il toponimo della località: lo sguardo acuto di Cletus dei Simpson serpeggia tra di noi che, sbattuti di fronte alla realtà, iniziamo a doverci sbattere per ritrovare la strada corretta. Passa però non molto che la Parca torna a divertirsi mentre i padri del Caianesimo scuotono il capo davanti alla nostra recidiva incompetenza per la seconda deviazione di percorso finchè, a questo punto direi più per culo che per altro, ci troviamo alla base dell’evidente pendio finale.

Dalla cima scenderei volentieri coi legni ai piedi ma alla fine mi lascio convincere che Marte non sorrida a Giove, che il gatto abbia vomitato sui compiti di matematica e il pendio nella parte alta sia troppo carico e così, come li ho spallati sull’ultimo tratto in salita, allo stesso modo mi allontano dalla vetta. Cletus sarebbe fiero del sottoscritto.

Poi, dopo le traversate da consigliare all’eventuale odiato amico con la tavola e annessa sessione di fondo, arriviamo al pendio finale, più o meno nella zona dove qualcuno si è divertito a divorare le briciole di Pollicino-Doc. Mi vesto allora da uomo molla e inizio a scendere in picchiata verso il lago in un’esperienza orgasmica col sottoscritto su una neve che, tutto sommato, ha ben retto il lavoro del sole.


Cavallo Goloso


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