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FOISCH – VAL LEVENTINA

domenica 16 dicembre ‘12


Dopo la festa di Natale dell’AG non posso certo partire presto anche perchè il mio fisico non ne può più e invoca in modo sempre più insistente una solo cosa: dormire, ronfare, russare! Così non avendo ricevuto notizie da Cece, mi accordo con mio papà per una tranquilla sciata con partenza alle 8:30.

Sono quindi davanti alla tazza di té quando il cellulare inizia a trillare; dall’altra parte Cece mi sollecita dicendo che mi stanno aspettando al Melillo. Cado come la mela di Newton mentre ingurgito la colazione cercando di recuperare il ritardo; analogamente, per quanto mi permetta il limite di velocità, cerco poi di racimolare ulteriori minuti preziosi durante il tragitto in autostrada. Avevamo pensato alla Cuffercalhutte ma una serie di telefonate in itinere ci portano ad Airolo per ripetere il sicuro tracciato del Foisch. Alla fine raggiungiamo quindi il resto della combricola proprio in prossimità del parcheggio che già pullula di auto; dopo il maltempo di ieri, qualche timido fiocco rotea nell’aria mentre il cielo che pochi chilometri più a sud era limpido, assume qui un colore lattiginoso.

Inforchiamo quindi gli sci e iniziamo a risalire la mulattiera di cui ricordavo un percorso più breve raggiungendo finalmente le baite dove ci infiliamo nel bosco. Se il tracciato precedente mi era sembrato insolitamente lungo, di contro questo passa in un batter di ciglia. Il meteo intanto sembra essersi sistemato e con comodo prendo possesso della verande del casolare che incontriamo fuori dal bosco mentre aspetto il resto del gruppo.

Un veloce spuntino è il preambolo per l’ultimo tratto che porta in vetta: gli alberi si fanno più radi e io inserisco il turbo sbagliando ovviamente i tempi e macinando gli ultimi metri con il cuore che batte all’impazzata. Intanto ci siamo andati ad infilare completamente nelle nuvole che nascondono, oltre al panorama, anche il percorso di discesa. Possiamo però prendere tempo gustando il meritato pasto nell’attesa che lavori un po’ la fortuna liberando, proprio al momento di partire, un piccolo squarcio tra la massa grigia che ci permette di distinguere il pendio dall’uniformità delle nuvole. Iniziamo così finalmente a scendere: la neve è praticamente perfetta, una polvere sottile che si alza ad ogni nostra virata. Intanto ci leviamo definitivamente il grigio cappello e rapidamente siamo al bosco: mi infilo tra le piante cercando e scovando la neve vergine mentre, un balzo dietro l’altro, raggiungo la mulattiera da cui rientraimo al punto di partenza pregustando già la prossima sciata che però dovrà sfondare abbondantemente i 1000m!


Cavallo Goloso


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mercoledì 28 dicembre ‘11


Nonostante lo spesso strato di polvere, gli sci emanano ugualmente un tanfo di naftalina. Oggi provo a dare il via alla stagione sci alpinistica. L’inverno dalle nostre parti è stato piuttosto avaro di precipitazioni anzi, a dire il vero sono settimane che non cade una goccia di pioggia e, in montagna, di neve se ne vede ben poca. Le grigne sembrano sprofondare e inabissarsi in un piacevole stato autunnale tantè vero che se continua così credo che pungolerò Fabio per salire alla Fisarmonica. Le montagne sopra Como sono messe anche peggio: verde, verde e ancora verde con un tono di giallino giusto a ricordare che, almeno di notte, dovrebbe fare freddo. So di essere in inverno perché me lo dice il calendario e perché ho tirato fuori le picche per il resto potrebbe essere benissimo ottobre.

In Svizzera la situazione non sembra essere poi molto differente ma ho comunque fiducia nelle indicazioni ricevute e quindi proseguiamo verso nord. Pochi chilometri prima di Airolo scorgiamo finalmente le tracce dell’inverno: la neve ricopre i pendii anche se non sembra sufficiente per una sciata ma fortunatamente le condizioni migliorano quando raggiungiamo il parcheggio a Brugnasco. Come consueto partiamo ben bardati ma fa piuttosto caldo e così ben presto siamo costretti ad una sosta per alleggerirci dell’eccessivo abbigliamento. Gli sci scorrono senza fretta sulla neve battuta della stradina che poi abbandoniamo per entrare nel bosco: d’altro canto a sparare cazzate col fratello si fa fatica e, ogni tanto, bisogna anche rifiatare! Quindi con la dovuta calma guadagniamo quota fino al termine del crinale in corrispondenza di una piccola piana dove troneggia una baitella. Manca poco alla cima e un ultimo tratto più ripido, ci conduce al pezzo finale così, innesco la quarta e mi avvio verso la croce. Dalla vetta si domina il lago del Rittom ancora allo stato liquido, ennesimo segnale di un inverno eccessivamente mite, mentre le cime circostanti sono sufficientemente coperte di neve. Nell’attesa che arrivino anche mio papà e Davide, ne approfitto per riempire la memory card della macchina fotografica prima di abbandonarmi ad un inaspettato e insolito pranzetto.

Memore della precedente salita alla medesima cima, confido in una facile ma divertente discesa; nonostante la ruggine, mi butto sul pendio: la neve in buone condizioni, solo un poco trasformata mi facilita la sciata e poi arrivo al bosco. Ovviamente non riesco a vincere la tentazione dello slalom tra gli alberi e quindi giù a zig-zagare un abete dopo l’altro. Poi arriva la mulattiera: il divertimento appena iniziato è già finito ma almeno ho assaporato la frescura della rara neve di questo inizio inverno.


Cavallo Goloso


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