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TANTI AUGURI – PONCIONE DI CASSINA BAGGIO

sabato 30 giugno ‘18


Non ci siamo: 10 minuti abbondanti di ritardo sono inaccettabili, così tutti i programmi rischiano di andare gambe all’aria e, soprattutto, potrei decidere di divorarmi entrambe le brioches. Cerco di resistere alla tentazione e, alla fine, quando arriva Raffaella, la colazione è ancora integra. Solo che in Svizzera non si può correre pena la sedia elettrica o, se va bene, i lavori forzati e così il disastroso ritardo resta tale finchè la macchina si ferma al parcheggio per l’avvicinamento pianeggiante da FF perchè, alla faccia del corso caiano appena terminato, dobbiamo pure evitare di sfacchinare in salita passando dalla capanna Piansecco! Non insisto più di tanto sull’opzione comoda che, in fondo, asseconda anche il mio nascosto lato poltrone e, dopo aver tirato fuori dalla polvere gli antichi ricordi del precedente tentativo, arriviamo all’attacco della via con precisione chirurgica. Dopo aver evitato di venire inghiottiti dalla famelica voragine tra roccia e nevaio, mi diletto a farmi tirare su per la parete da Raffaella convinto che poi procederemo in alternata. La capocordata però ci prede gusto lasciandomi così nel ruolo del succhia-corda per i primi tiri finchè anch’io la smetto di starmene a riposo e inizio a preoccuparmi su come raggiungere la vetta. Poiché tutto (a parte il ritardo iniziale) sta perfettamente filando liscio, sulla quinta lunghezza decido di fare provare a Raffaella la tenuta del copertone ma, non avendo alcuna ruota a portata di mano, non trovo nulla di meglio che il sottoscritto come vittima sacrificale e così lascio che il piede mi scappi dall’appoggio e la forza di gravità faccia il suo corso. Peccato solo che tra il punto in cui faccio Icaro e la sosta ci sia un solo friend che inizio a guardare terrorizzato prima che questo vada fortunatamente in trazione impedendomi di sfracellarmi sulle cenge sottostanti. Sul tiro seguente devo fare la mosca e appiccicarmi alla roccia confidando nella tenuta delle scarpe. Sinceramente il passo aleatorio mi trova impreparato ma, alla fine, la mia abilità nel trasformare i piedi in un paio di ventose mi evita una seconda caduta verso il basso. Riesco così a tenere per un po’ a bada l’indole da Fraclimb ma, alla partenza della penultima lunghezza, questa esplode come una scolaresca alla campanella di fine anno scolastico. Lascio allora la sosta avvisando la socia che proverò ad unire le ultime due lunghezze; peccato solo che questa possibilità dipenda esclusivamente dalle mie sensazioni! Coso alla sosta successiva mi guardo intorno, annuso l’aria, assaporo la situazione e riprendo a salire. Se poi le corde finiranno, vedrò di inventarmi qualcosa! Invece tutto fila liscio e io riesco a raggiungere la conclusione della via senza dover ricorrere a astrusi trucchetti. Poi arrivano le doppie: una rottura di scatole pazzesca se, considerando la lunghezza dei tiri, difficilmente potremo concatenarne un po’; venendo però meno a quanto predicato fino al week end precedente, gioco alla roulette russa col risultato che, se da un lato siamo costretti ad alcuni brevi tratti d’arrampicata in discesa, dall’altro riusciamo a scamparci alcune calate. Così alla fine, dopo aver sacrificato due preziosi moschettoni in altrettante soste perchè Raffaella ha ben pensato di lasciarli in catena a godersi meglio un pensionamento anticipato, raggiungiamo la pista da bowling del nevaio basale dove da bravi birilli cerchiamo di evitare di finire a gambe all’aria in attesa di tornare nuovamente alla macchina e papparmi la brioche scampata alla razzia del mattino.


Ad onore del vero, la perdita dei due moschettoni mi ha poi fruttato un’ottima crostata spazzolata in meno di 24 ore: se il ritorno è questo, potrebbe quasi valerne la pena di sacrificare un po’ di materiale da museo degli orrori!


Cavallo Goloso


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sabato 28 e domenica 29 maggio ‘11


Più che per una due giorni nelle alpi svizzere, sembriamo in partenza per una spedizione: la macchina è stracolma di materiali e viveri ma del resto non è facile rinunciare alle piccole comodità del campeggio libero! Già l’orario di ritrovo è figlio della mentalità vacanziera del week end: 10:30 davanti a casa e dopo una buona mezz’ora possiamo finalmente metterci in autostrada.

È la una passata quando l’auto arresta la sua corsa: la sua fatica giornaliera è oramai terminata mentre diventa il nostro turno di trasformarci in muli da soma e, schiacciati dal peso che ci grava sulle spalle, trascinarci verso la parete. Con passo quasi da processione, arriviamo finalmente nel punto dove istalleremo il nostro piccolo campo: spandiamo per ogni dove il materiale come ci trovassimo al mercato per poi riempire alla rinfusa la nostra piccola casetta.

Abbiamo qualche ora per scalare e così ci dirigiamo verso il Poncione con l’intento di salire alcune lunghezze di Tanti Auguri. La scalata è relativamente semplice anche se la roccia, lisciata dal lavorio del ghiacciaio, non offre l’aderenza mellica così che qualche passo mi richiede un impegno inaspettato viste le difficoltà dichiarate.

Trovandomi solo nel momento in cui conduco la cordata, intraprendo anche un viaggio di introspezione personale: fatto un passo indietro nel tempo mi ritrovo agli albori della mia attività al tempo in cui venivo su queste pareti; allora mi sembrava di affrontare vie complesse e impegnative, praticamente al limite umano, mentre ora posso svagarmi e liberarmi dalla consueta tensione caiana. Saliamo cinque o sei lunghezze e poi gettiamo le doppie mentre il sole si tuffa dietro le vette alla nostra sinistra. Al campo base splende il sole mentre noi ci troviamo nel regno dell’ombra anche se la temperatura resta tutto sommato accettabile.

Superiamo la pietraia alla base della parete e raggiungiamo il praticello dove abbiamo rizzato le tende mentre già pregusto l’ottimo risotto alla parmigiana che ha viaggiato sulle mie spalle mentre immagino la faccia di Fabio e Alex alle prese con la loro minestrina! Ci prepariamo quindi alla cena quando mi accorgo che ho completamente scordato che per accendere il fornelletto è necessario l’accendino. Non mi resta che provare a chiedere ad Alex (non vorrei mai che Fabio mi proponesse di barattare l’accendino con il risotto): purtroppo anche lei non ha l’oggetto tanto sperato. Ma il vero problema è che anche Fabio ha scordato la possibile e indispensabile moneta per il baratto! Che fare? O ci accontentiamo di mangiare riso e minestra cruda o dovremo cercare una sorgente per il fuoco. Non potendo ricorrere a nessuna tribù detentrice della sorgente che sprigiona calore, non ci resta che affidarci alle nostre gambe. Eccoci così, io e Fabio, correre prima verso il rifugio e poi, reputata troppo lontana la capanna Piansecco, dirigerci verso l’auto. Tolte le vesti degli skyrunner vestiamo quelle dei piloti da rally e raggiungiamo finalmente una baita dove troviamo chi ci regala un accendino: è strano come un oggetto tanto semplice e insignificante riesca a diventare tanto importante e indispensabile.

Alla fine, dopo 1 ora dalla nostra partenza, torniamo da Micol e Alex; finalmente possiamo gustarci un menù che alla fine diventa comune per tutti e quattro: risotto alla parmigiana con ulteriore aggiunta di formaggio e minestrina con due bei wurstel.

Andare a letto con la pancia piena è sempre una bella sensazione: non fosse per il materassino che non mi sembra ben gonfiato, dormirei come un sasso per tutta la notte. Poi arriva la mattina, la sveglia è piuttosto lenta: ce la prendiamo comoda e con tutta tranquillità consumiamo la nostra colazione. Fabio e Alex optano per salire alcuni tiri di Dr Gruen Nils mentre io e Micol andremo a fare quattro passi alla capanna Piansecco.

Con ritmo da gitanti della domenica, raggiungiamo il rifugio gustando il panorama, scattando foto e pianificando le prossime vacanze estive. La temperatura è piacevole e il cielo limpido mentre ancora alcune lingue di neve fanno contrasto con i verdi scuri dei pascoli. Poi arriva il momento del rientro: smontate le tende e caricati i fardelli sulle nostre spalle, una fila di muli da soma riprende il sentiero del rientro.


Cavallo Goloso


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