VIA DEGLI SVIZZERI (CON VARIANTE FINALE) – GRAN CAPUCIN
Accesso stradale
Da Aosta prendere l’autostrada per il traforo del Monte Bianco lasciandola una volta raggiunto Courmayeur.
Proseguire fino alla frazione di La Palud dove parte la funivia per il Monte Bianco, posta poco dopo l’ingresso nella frazione sulla sinistra.
Lasciare l’auto al parcheggio della funivia o, proseguendo per poche decine di metri, nel parcheggio sulla destra. In entrambi i casi, si pagano 3,00€ a giornata
(estate 2009).
Il biglietto andata e ritorno per il rifugio Torino costa 32,00€ (alta stagione 2009). Si rimanda al sito della società responsabile dell’impianto per ulteriori
informazioni e per gli orari delle partenze della funivia: http://www.montebianco.com/Prezzi.asp.
Avvicinamento
Dal rifugio Torino (che si raggiunge superando la ripida scala all’uscita dell’arrivo della funivia) attraversare il
ghiacciaio in falso piano in direzione nord ovest, superando sulla sinistra la punta Helbronner e passando sotto i cavi dell’ovovia che conduce all’Aguille du Midi.
Proseguire verso ovest quando il ghiacciaio inizia a perdere quota e il Gran Capucin diventa visibile. Superare la Tour Ronde sulla sinistra e attraversare il ghiacciaio
du Maudit raggiungendo la base del Gran Capucin (1:15h).
Superare la crepaccia terminale e proseguire lungo il canale per un centinaio di metri avvicinandosi il più possibile al diedro che funge da direttrice per la parte
bassa della via.
È possibile salire con la funivia fino alla punta Helbronner, risparmiandosi la scalinata per il rifugio Torino. Questa soluzione ha l’unico vantaggio di rimpinguare
le casse della società che gestisce la funivia in quanto il tempo che si guadagna è quasi nullo!
Materiale
2 corde da 60m
12 rinvii
Camalots da 0.4 a 3, raddoppiare 1 – 2 e, eventualmente, 3
C3 da 0 a 2
dadi
una piccozza per componente (eventualmente portarne due per il superamento della crepaccia terminale)
ramponi
Note tecniche
difficoltà: VII- (VI obbl)/R2/III
lunghezza: 350m (8L)
esposizione: SS
quota partenza: 3510m
discesa: in doppia
primi salitori: C. Asper, M. Bron, M. Grossi e M. Morel (1956)
Periodo consigliato
Estate
Relazione
L’attacco è posto una decina di metri sopra il canale, in corrispondenza di una comoda cengia.
L1 Salire per rocce rotte in direzione del diedro che rappresenta la direttrice della parte bassa della via. Fermarsi presso un piccolo pianerottolo dove si trova la sosta sopra la quale inizia una netta fessura (III+).
L2 Superare la fessura sulla verticale della sosta fino al suo termine. Spostarsi oltre lo spigolino sulla destra, fermandosi alla prima sosta che si incontra sulla cengia (sosta su chiodo e sasso incastrato; V).
L3 Risalire l’estetica fessura sulla verticale della sosta fino al suo termine sotto un piccolo tetto. Traversare delicatamente verso destra immettendosi nel diedro. Raggiungere un pianerottolo con sosta e quindi proseguire nel diedro che diventa decisamente faticoso e impegnativo fino alla sosta successiva (VI).
L4 Proseguire lungo il diedro fino a raggiungere l’evidente ballatoio sulla sinistra dove ci si ferma (sosta a spit di O sole mio). A metà del lungo tiro (50/55m), si superano un paio di soste a chiodi (V-).
L5 Rientrare nel diedro e proseguire fino al suo termine raggiungendo una specie di lama staccata. Aggirare la lama sulla sinistra raggiungendo una fessura con cuneo, risalirla salendo su un pianerottolo con sosta. Proseguire nel diedro-fessura sovrastante fino al termine da cui ci si sposta verso destra raggiungendo la sosta (VI-).
L6 Superare la stupenda e difficile fessura sulla verticale della sosta. Al termine, proseguire nel diedro-fessura sulla sinistra fino ad una sosta. Seguire la fessura fino al termine dove, con movimento delicato, si traversa verso sinistra raggiungendo una specie di canalino che conduce alla sosta a spit di O sole mio dove ci si ferma (VI/VI+)
L7 Risalire la netta fessura strapiombante, spesso umida e fredda, sulla destra. Al termine, proseguire diritti raggiungendo un’ampia cengia dove ci si ferma su sosta a spit (VII-).
L8 Superare la facile placca tenendo sulla sinistra lo strapiombo. Raggiungere un facile e appoggiato diedro sul limite destro del Gran Capucin (sosta alla base) e seguirlo fino al termine da cui si raggiunge la cima sulla destra.
La discesa si svolge approssimativamente sulla linea di salita. Da S7, con una calata superare S6 e fermarsi ad una sosta
posta circa 20m sotto. Da qui raggiungere il ballatoio di S4. Con un’altra doppia raggiungere S3 da cui si arriva alla cengia di S2. Non calarsi dalla sosta usata in
salita, ma da quella alla sua destra (viso a monte) da cui si raggiunge S0.
Da qui è possibile, con 3 calate lungo lo zoccolo, raggiungere e superare la crepaccia terminale (attenzione alla caduta pietre).
Note
Una linea stupenda su una guglia ardita che ha segnato la storia dell’alpinismo, una sequenza di fessure salibili quasi
interamente in libera senza eccessive apprensioni e la roccia monolitica del Bianco il tutto in un ambiente eccezionalmente favoloso per una salita assolutamente
imperdibile.
Pare strano che Bonatti si sia rivolto ad una porzione di parete ben più inquietante alla ricerca di un passaggio che gli permettesse di superare gli strapiombi
che gli sbarravano la strada per la vetta.