SOGNI PROIBITI – PILASTRO IRENE
sabato 6 marzo '10
Dopo averne tanto parlato, averne decantato le linee, averci gironzolato attorno, è tempo di far saggiare un pizzico di Medale a Micol. Le propongo così un concatenamento di vie che ci permetta di spostarci dal fratello minore Antimedale verso la cima della pala che sovrasta Lecco passando per il Pilastro Irene, seguendo un itinerario che, in caso di necessità, offre il vantaggio di una scappatoia lungo la ferrata.
Risaliamo verso l'attacco della via degli Istruttori, mentre alcune cordate ne affollano la base intente nei preparativi per la partenza mentre altre ne occupano già le prime soste. Per velocizzare i tempi decido di collegare le prime due lunghezze superando rapidamente chi mi precede fino a raggiungere la sosta alla base di Stelle Cadenti dove, dopo pochi minuti, sono raggiunto da Micol destreggiatasi tra l'intrico di corde che colora la grigia parete.
Ci spostiamo ora sul canale in direzione del Pilastro Irene e di Sogni Proibiti; siamo preceduti da due cordate e cogliamo quindi l'occasione per godere del sole che irradia il suo tepore mentre ammiriamo il panorama ai nostri piedi. I laghi di Oggiono e Pusiano riflettono il blu del cielo,rischiarando la pianura antropizzata, mentre alcune vele punteggiano il ramo lecchese del Lario. Una temperatura ancora pungente incornicia i vividi colori e i forti contrasti dell'ambiente che ci circonda; ammagliati da questa poetica visione, attendiamo il nostro turno di salita fin quando anch'io supero la prima lunghezza arrivando alla sosta da cui recupero Micol che scala con la consueta maestria, nonostante la fisicità del tiro.
Per velocizzare la salita, opto per il collegamento delle lunghezze seguenti. L'obiettivo rimane salire in libera, ma il primo passo duro poco prima di una netta fessura mi costringe ad azzerare; supero il passaggio e proseguo per un tratto ancora delicato ma dove riesco ascalare in libera. Il più è fatto: raggiunta la prima sosta,continuo la progressione fino ad un piccolo terrazzino alla base diun diedrino strapiombante. Infilo il rinvio nel resinato e, proprio mentre sto per passare la corda nel moschettone, perdo l'equilibrio: è un attimo, ma il tempo sembra come bloccarsi. Vengo sospinto all'indietro iniziando a cadere: rapidamente vedo passare il primo rinvio sotto i miei piedi, poi è la volta del secondo e quindi del terzo; gli attimi che mi vedono completamente avvinghiato dalla forza di gravità sembrano quasi interminabili. Non urlo né dico nulla, sono come annullato dall'impossibilità di arrestarmi. Il solo pensiero è rivolto a chi mi assicura, nella consapevolezza che sono completamente nelle sue mani. Poi la corda va in tensione, si allungae io mi fermo, restando appeso a ciò che mi unisce a Micol. Subito le chiedo se stia bene, se non si sia fatta male, per poi assicurarla sulla mia situazione: temo solo per la caviglia che sembra aver ricevuto i danni maggiori, probabilmente sbattendo contro la parete dopo un volo stimato di 7/8 metri. Mi faccio quindi calare in sosta per assicurarmi delle sue condizioni: in realtà non mi sono fatto nulla di grave, ma caviglia, stinco e ginocchio destro sono indolenziti a seguito della botta presa contro la roccia. Saggio la tenuta del piede e, verificata la possibilità di caricarlo, risalgo fino all'ultimo rinvio: poco sopra penzola l'altra coppia dove ha avuto inizio la caduta. Proseguo verso l'alto fino alla sosta da cui un altro tiro ci porta all'uscita della via e quindi alla ferrata.
Di comune accordo decidiamo di abbandonare il progetto iniziale raggiungendo la cima del Medale per il sentiero attrezzato. La croce di vetta è un ottimo balcone sulla città sottostante che colma di gioia i nostri cuori,mentre qualcosa di più solido riempie il buco allo stomaco: ancora una volta torno a casa con uno zaino ricolmo di emozioni, momenti e ricordi unici.
Cavallo Goloso
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