SIRENE LIAUTARD CON USCITA SU SUPER SIRENE – LA SIRENE (EN VAU)
lunedì 01 gennaio '18
Chi fa una via il primo dell’anno, fa vie per tutto l’anno. Speriamo però che non valga anche: “chi sta al vento il primo dell’anno, sta al vento tutto l’anno”! Già perchè quel pasticcione di Eolo, nella sua foga di rassettare la sua collezione di otri, ne deve aver rotte almeno una dozzina liberando l’irruento e vigoroso Maestrale fastidioso come una mosca di notte nella camera da letto. A dire il vero temevo che il vento sarebbe venuto a tenerci compagnia anche se confidavo in una maggiore attenzione nell’atto di passare lo spolverino sui contenitori di terracotta, almeno per evitarci le raffiche a 90 km orari!
Quindi ben consci della presenza del terzo incomodo e dopo i bagordi del capodanno (leggi una famigliola che a mezzanotte ha sparato quattro pseudo proto razzi capaci di alzarsi fino ad una manciata di metri dalla spiaggia e un trio che ha brindato il 2018 con una bottiglia di spumante mentre la vita notturna di Cassis pulsava e rumoreggiava come la classe il momento prima dell’interrogazione), optiamo per una via nella gola di En Vau nella speranza che lo stretto pertugio possa risultare ostico al grasso ventaccio e ripararci così dalle sue impetuose sferzate. Per rendere poi tutto più interessante (e caiano) decidiamo di partire da casa a piedi dopo aver guardato rapidamente la cartina delle Calanques; attivo quindi la bussola e richiamo la memoria del 25 aprile ma entrambe devono aver subito gli scapaccioni dell’alito di Eolo dopo la bagna cauda perché iniziamo a girovagare per Cassis salendo e scendendo lungo le sue stradine come il tram di San Francisco col risultato che torniamo poco sopra il porto quando finalmente il vecchio neurone trova il file giusto per raggiungere l’imbocco del sentiero. A quel punto tutto fila liscio, anche l’illusione che questa zona possa restare riparata dal vento ma appena ci infiliamo nella nostra calanca, il castello di carte crolla all’istante: il Maestrale infatti si infila prepotentemente nella condotta, prende velocità e sbuffa con sempre maggiore insistenza mentre uno stuolo di ingegneri della Ferrari si appresta a prendere le misure in questa anomala galleria del vento. Continuo però a tenere alto l’ottimismo sperando che alla svolta successiva potremo essere più riparati, solo che di curve ne superiamo parecchie prima di trovarci davanti la spiaggia ciottolata, unico posto dove l’olezzo non riesce ad infilarsi. La via però è un paio di svolte prima e quindi solo in parte riparata ma, tuttavia, presa di mira anche da un’altra cordata: evidentemente non siamo gli unici con qualche rotella non proprio ben registrata o con il timore che, essendo il primo giorno del 2018, sia necessario iniziare bene per essere già a metà dell’opera. Così ce la prendiamo con calma aspettando che la coppia che ci precede si decida a muovere i propri deretani verso l’alto in attesa di staccare i nostri dal terreno orizzontale. Parto io e inizio a rincorrere lo spigolo bullandomi delle generose prese che scovo nella mia salita: d’altra parte la recente e assidua frequentazione della plastica settimanale servirà pure a superare un duro quartone senza subire la snervante ansia da prestazione! Poi è il turno di Emma su un scivoloso tratto sul marmo dell’altare spalmato di burro: una vera goduria per i piedi che pattinano da ogni parte e per le mani che sgusciano via dagli anfratti come venissero sputacchiate dalla parete. D’altra parte la lotta con l’alpe esige le sue regole e, visto che siamo su resinati, a uno sputo dal mare e senza rischio cadute pietre, per ristabilire il giusto equilibrio è necessaria una buona dose d’untume (oltre, ma è chiaro, al Maestrale!). Poi seguiamo la coppia davanti che ci porta su Super Sirene lungo un’immancabile diedro caiano che la mia apertura gambale, oltre alla personale tecnica sopraffina su simili strutture, mi permette di superare ancora una volta con la sicurezza del caiano scafato e di lunga esperienza. Raggiungo così la sosta dove la smarrita seconda del duo che ci precede pare vicina ad un momento d’ansia mentre mi vede arrivare con una sola corda: è forse da 100m? Perchè diavolo dovrei scarrozzarmi una simile matassa? Non sono mica un FF da 9b infinito! E allora lei mi domanda come intendiamo uscire dalla parete; beh, facile: dall’alto! Mi guarda apparentemente soddisfatta per aver placato la sua preoccupazione latente e poi torna a pensare al suo socio. Sono convinto che in fondo avrà commentato qualcosa del tipo “ecco un’altra cordata che in caso di pericolo dovrà chiamare il soccorso”: evidentemente la fama del grande Fraclimb non ha ancora ben valicato le Alpi! Poi Emma risale lo spigolo sparendo alla mia vista prima di darmi il permesso per raggiungerla nuovamente e guadagnare finalmente il punto più alto della guglia con buona pace dell’apprensiva francese. Siccome però la giornata è ancora piuttosto lunga e il ventilatore sembra aver perso parte della sua potenza iniziale, cado nell’infida trappola di Emma sotto forma della proposta per “2 passi” tra i sentieri delle Calanques. Il risultato è che ci troviamo a gironzolare verso l’entroterra poi ancora in direzione di En Vau prima di decidere che forse sia il caso di muovere le nostre gambe verso Cassis se non vogliamo rientrare col buio o, peggio ancora, completare la caianata con un bel bivacco notturno, più che altro perchè non vorrei che “chi bivacca il primo dell’anno...”!
Cavallo Goloso
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