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SERENDIPITY – SERGENT

sabato 19 giugno ’21


- Ritrovo alle 6:30, ti va bene? – Rispondo all’istante – Ok – come se nulla fosse, come se fosse normale svegliarsi verso le 5:40 al sabato mattina. Per il caiano forse lo è ma io sono ancora un caiano? C’ho il dubbio perchè la panza (fattore imprescindibile) non mi è ancora cresciuta e tutto sommato in falesia riesco ancora a salire oltre il limite umano senza staffare (altro fatto che si discosta dall’essere caiano); dovrei solo verificare come mi comporterei in montagna con il mitico V+ e A0... Ciance a parte, in realtà pancia o non pancia, caiani lo si è nel cuore, è un timbro indelebile. E’ per quello che l’orario del Walter non mi fa fare una piega.

Per quanto riguarda la via, ho solo capito che si trova in valle dell’Orco ma, per il resto, non ho la minima idea di nulla. Nulla cosmico come prima dell’interrogazione di filosofia. Qualche dubbio mi viene quando il Walter mi dice che oltre ai rinvii tirerà su un paio di friendini: dunque la via non dev’essere da strisciata nelle mutande. Ma un po’ me lo aspettavo e, tutto sommato, potrebbe anche non essere un male. Trovarmi scaraventato dopo mesi da Luna su una qualche fessura da staffa certa non è forse la cosa migliore da farsi. E poi c’è l’avvicinamento: la relazione mette le mani avanti con una bella mezz’ora di sfacchinata. Noi ce ne impieghiamo di meno nonostante qualche deviazione del percorso perchè secondo il sottoscritto e il Marco all’unico bivio bisogna andare a sinistra. Ovviamente non ci mettiamo molto a capire che l’Arianna e il Walter avevano ragione. E poi bisogna trovare l’attacco. L’unica relazione chiara ci porta alla partenza di una via che però non è quella giusta. Quella dell’Oviglia invece è più nebulosa: da scontate un po’ troppe informazioni che, per uno venuto col paraocchi, non possono esserlo finchè, alla fine, una foto rischiara il buio e il Marco si illumina d’immenso: l’attacco è sulla cengia superiore. Riprendi armi e bagagli, rifai la cengia con mug’appiglio della morte (quasi) certa e finalmente raggiungi la partenza. A quel punto l’assembramento si avvicina ai limiti delle regole anti-Covid ma, alla fine, capiamo che l’altra cordata da tre sta cercando qualcos'altro. Forse dovrebbero mettere delle luminarie o dei cartelli autostradali che così la gente non rischia di perdersi: ecco cosa si ottiene andando a tirare solo plastica!

Finalmente il Walter parte col sottoscritto a ruota e, dietro, il Marco e l’Arianna. Al terzo tiro iniziano i problemi: la placca sopra la sosta si diverte a giocare a rimbalzino ma alla fine il Walter passa. Sulla lunghezza seguente sono io ad avere i miei problemi ma alla fine, facendo mio il detto “chi va piano va sano e lontano”, arrivo in catena. Sotto il Walter finisce di ronfare e poi mi raggiunge. Da lì non c’è più storia (almeno in salita) se non l’incontro con una cordata che sta salendo il Cristo Verde e che invece si trova a cristonare dopo essere finita fuori via lamentando la carenza di fix mentre io gongolo contemplando la mia bella fila di protezioni che spuntano come trifogli nel prato. Dalla cima poi non ci resta che lanciare le doppie e sperare di incontrare il Marco e l’Arianna di cui abbiamo perso le tracce poco dopo la partenza ma, per il resto, tutto dovrebbe filare liscio. Dovrebbe, appunto. Parte il Walter e arriva a S8 quindi mi offro come volontario per la doppia seguente ma, pur sapendo che dovrei fermarmi alla S7, mi autoconvinco di dover saltare la sosta sotto di me e arrivare a quella successiva. La mia maestra delle elementari deve aver avuto un sussulto. Arrivo alla sosta solo allungandomi come l’uomo di gomma ma il problema è che la calata è obliqua e, a questo punto, mi trovo troppo spostato a sinistra rispetto la linea di discesa. Il Walter parte ma arrivato alla S7 si ferma e mi fa: - Ma guarda che dovevi fermarti qui... – io lo guardo con l’intelligenza del pesce lesso mentre il mio cervello si tira su la copertina del pisolino da divano. E qui iniziano le comiche cui Marco fa da spettatore non pagante. Il Walter recupera le corde e poi prova a lanciarmele ma è tutto invano. Dal canto mio, non curante delle regole del buon Caiano sulle cadute a fattore 2 con cordino di kevlar e moschettoni a leva aperta, mi costruisco una mega-longe per raggiungere le corde senza però ottenere nulla di fatto. I tentativi si protraggono per 3 o quattro volte con l’unico rumore di sottofondo delle risate del Marco finchè il pescatore (Walter) si decide a scendere ad una sosta alla mia altezza così da permettere al pesce (il sottoscritto) di abboccare facilmente all’amo. Così termina lo show per lo spettatore non pagante mentre noi possiamo completare la discesa e lui ambire a raggiungere la cima.


Cavallo Goloso


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