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I RACCONTI DEL REMULO – CORNO MILLER

domenica 08 luglio ‘12


Apro gli occhi: il firmamento saluta dall’alto un caiano rintanato nel suo sacco a pelo: in cielo c’è spazio solo per le stelle che sfavillano nella fredda oscurità della notte. Richiudo le saracinesche e torno a dormire.

Una luce abbagliante rischiara la notte alle mie spalle. E che cacchio! Spegnete sto faro! Poi mi volto: il disco nitido della luna accarezza le alture illuminando quasi a giorno la vallata. Mi vien voglia di partire, svegliare Luca e andare a scalare. Ma è solo un attimo di follia, di quelli che si hanno quando ci si sveglia di soprassalto pensando di essere già pronti per l’azione e poi torno immediatamente a ronfare.

Al mattino qualche nuvola ricopre le cime ma dopo una copiosa tazza di tè (quattro dita) sono pronto per caricarmi lo zaino e partire verso la terza torre del Corno Miller. Dopo l’avventura di ieri sono galvanizzato anche se i dolorini alle gambe della notte mi lasciano qualche perplessità. Senza aver individuato il sentiero e pensando che questo non esista neppure, ci addentriamo nella valle fino ad un buon posto dove liberarci del materiale superfluo. Lo zaino ora pare decisamente meno pesante e, rapidamente, sfruttando anche il ripido pendio, guadagniamo quota fino a raggiungere alcuni ometti. Siamo in vista della parete e questi devono essere i segnali di cui ci ha parlato Ueli Steck. Le piccole pile di sassi sono decisamente abbondanti e facilmente raggiungiamo il nevaio alla base della parete: una cordata è già impegnata sulla seconda lunghezza dell’itinerario che presumiamo sia la via da noi scelta, i Segreti di Naica. Uno sguardo veloce alla foto sulla macchina fotografica con la parete e l’itinerario mi lascia intendere che quella sia la nostra via.

Sfruttiamo quindi le orme di chi ci sta precedendo e, rapidamente, siamo alla parete. Fa un freddo cane e di conseguenza indosso tutto ciò che mi sono portato, del resto siamo quasi a 3000 metri e il pudico sole resta ben nascosto dietro le nuvole che han deciso di indire un convegno proprio sopra le nostre teste. Per quanto mi è possibile, devo cercare di guadagnare la prima sosta il più rapidamente possibile per evitare un eccessivo raffreddamento, così già al primo spit azzero. D’altro canto devo recuperare le mancate barate di ieri!

Sarà perchè sono riparato dal vento o perchè sto scalando, fatto sta che la temperatura si fa fortunatamente un po’ più mite, tuttavia Luca preferisce unire le due lunghezze seguenti che, tra l’altro, si rivelano le più impegnative dell’intero itinerario. La mossa comunque ci permette di guadagnare terreno sul trio che ci precede e, siccome anche il sottoscritto non vuole essere da meno collegando il quarto e quinto tiro, ben presto ci troviamo a condividere con loro le soste. La via è molto bella, con una roccia compatta e alcune lunghezze decisamente meritevoli. Rapidamente guadagniamo la settima lunghezza, un estetico diedro con faccia butterata dallo stillicidio. Dai nostri piani, collegando questo e il tiro successivo, dovremmo arrivare in cima ma evidentemente c’è qualcosa che non quadra: l’ottavo tiro pare più lungo dei dieci metri riportati dalla relazione e poi sembra ce ne sia un nono. Ci sorge un dubbio e quindi non ci resta che chiedere a chi ci precede: “Ma siamo sui Segreti di Naica?” “No! Siamo sui Racconti di Remulo!”. Ottimo! Ieri una via nuova e oggi canniamo la salita!

Siccome l’ultima lunghezza è un po’ fisica, lascio l’onore di raggiungere la cima per primo a Luca mentre mi godo gli ultimi minuti all’ombra e all’aria prima di passare al tepore del sole e ad ammirare le nuvole che imperterrite stazionano sull’Adamello.


Cavallo Goloso


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