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VIA DEL LITTORIO – TORRE COSTANZA

domenica 09 ottobre ‘11


Micol mi spiazza dopo essere stata lasciata di sasso dal mercurio del termometro. La scura colonnina è chiara: 38,8 gradi, domenica resta a casa ma mi da il benestare per andare a scarrozzare sui monti. Santa donna, prendo il telefono e inizio il giro mentale delle telefonate: Cece è al corso d’arrampicata e quindi anche Colo, Fabio è a sollazzarsi in centr’Italia, di Luca non ho notizie. Provo col Clod ma il telefono suona a vuoto. E allora gioco la carta Corbis: l’incauto risponde al telefono ed è subito assoldato.

Ho voglia di sprofondare nel cuscino, restare sdraiato sotto le coperte e, dopo un rapido calcolo, propongo il ritrovo per le 8; orario da falesista per caianare in grignetta. Si vedrà.

Il più delle volte non tiro la macchina: la benzina costa troppo e la pago io. Il più delle volte tiro a piedi: il mangiare non so quanto costa perchè non lo pago io. Così il Corbis conosce il Cavallo Goloso che sale senza tregua almeno finchè l’intestino glielo permette.

Il canale che sale alla Costanza è una traccia accennata, sassi mobili, brevi e facili passi d’arrampicata, il miglior antipasto per il nostro banchetto! Si respira un pizzico d’avventura, un senso di libertà che su altri torrioni della Grignetta è oramai sopito e ammansito dalle code alle soste.

La prima pietanza è insipida: all’attacco ci attende la ressa sotto forma di un’altra cordata. Aggiungo un po’ di sale e mi preparo alla prima lunghezza. Scaliamo in alternato menrte il Corbis assapora quest’avventura in scatola senza alcun problema.

Nutro un profondo odio per i camini: sono da secondo eppure certi movimenti mi restano indigesti. Provo a non darlo a vedere e raggiungo il Corbis; davanti a noi il tiro d’artificiale. Mi piacerebbe scalarlo in libera ma il grado è quello che è e la roccia è fredda, le dita perdono sensibilità e alla fine cedo. Non ho caldo e non vedo l’ora di raggiungere la cima. Dopo l’ultima stupenda lunghezza, raggiungo la patagonica vetta mentre Eolo ulula con raffiche alterne.

L’idea è quella di salire la Cassin al Palma: srotolo cautamente la proposta al Corbis rimandando però la decisione al Rosalba.

Il banchetto propone diverse pietanze ma fatti due conti con la nostra fame, posiamo l’attenzione su un piatto leggero; la Cecilia guarda indifferente due commensali sedersi al suo desco: voglio terminare un piatto che mi era risultato indigesto e, fidando del mio stomaco di ferro, rinuncio alle scarpette optando per le scarpe d’avvicinamento. È un po’ come mangiare con le bacchette cinesi!

La tavola non è imbandita a festa: avvolta com’è dalle ombre, mi appare quasi tetra mentre siamo avvolti dalla totale solitudine. Corbis parte per la seconda lunghezza mentre la corda fila regolare fino al termine. Mi ostino a voler usare le bacchette e mi preparo alla placca che mi aveva fatto ribattere la volta precedente. Studio il passo iniziale e lo supero sfruttando la fessurona del diedro per poi navigare in aperta placca: la barca non vacilla ma affronta con precisione la distesa calcarea. Il piatto è delicato ma decisamente gustoso mentre il contorno ha un sapore forte e deciso: all’ambiente cupo, completamente avvolto dalle ombre fa da contr’altare una roccia spettacolarmente compatta come si conviene alle classiche della Grignetta.

Il vento ha cessato di soffiare mentre il sole illumina un’incredibile scenario. Ho digerito senza difficoltà la Fanny e ora posso gustare in piena tranquillità il retrogusto delle nostre pietanze prima di gettarmi a capofitto lungo il sentiero di discesa.


Cavallo Goloso


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