GRASSI MENEGHIN – PILASTRO VINCENT
sabato 27, domenica 28 luglio ‘24
Indubbiamente una volta l’avrei apprezzata maggiormente. O forse è solo che devo attendere che i ricordi si rimescolino e si offuschino un po’ come un piatto riscaldato che il giorno dopo è sempre più buono. Fatto sta che mentre sto salendo con ‘sti ferri da stiro ai piedi comunemente noti come scarponi, lo zaino non proprio leggero sulle spalle e la fronte che gronda come la fontana di Trevi, la poesia l’ho persa. La traccia sale diritta verticale sul filo dell’antica morena: un metro in avanti equivale quasi alla stessa distanza in verticale e ad una litrata di liquidi dispersi. Poco più in basso ci sono stati i guadi (che tutto sommato non sono andati nemmeno così male) che un po’ mi hanno fatto tornare ai tempi dell’Islanda e poi il “Walter in The Jungle” per dirla alla Guns ‘n’ Roses alla ricerca di un passaggio tra erba e arbusti. Ora il Walter zampetta come un grillo qualche decina di metri più avanti: forse avrei dovuto lasciargli prendere le scarpe d’avvicinamento e il fornelletto e mica convincerlo che quello era tutto peso inutile! Quindi, verso la fine della rampa della morte, grillo-Walter decide di fermarsi: lo raggiungo, divoro la focaccia (perchè le barrette le tengo per l’indomani) e poi riparto e le cose cambiano. Il pranzo entra in circolo e io inizio a carburare (forse le prime 3 ore non sono state sufficienti per il mio diesel dell’anteguerra): passo in testa e alle catene faccio io il galletto anche perchè sento la capanna Gugliermina ad un tiro di schioppo. Passo il primo tratto attrezzato e, poco oltre, inizio a risalire i resti del nevaio finchè un ferro da stiro scivola, l’altro lo imita perchè non vuole essere da meno ed è affezionato al fratello e io li seguo a ruota puntando diritto al buco sottostante. Per fortuna sono di gomma o ho le vite di un gatto: mi alzo, mi do una spolverata e riparto come nulla fosse. Passo un altro gruppo di catene e poi sento che oramai sono arrivato: alla prossima svolta la capanna mi apparirà in tutta la sua magnificenza! E invece no: continuo a salire ma del rifugio nessuna traccia mentre sono in riserva rossa e rischio di precipitare nella crisi. Stringo i denti, arranco verso l’alto e alla fine varco la soglia della struttura - Pensavo di morire! - sono le uniche parole che riesco a pronunciare ai due ragazzi che già occupano la struttura. Quindi arriva il Walter e poi, piano piano, la capanna si riempie. Alla fine saremo oltre una quindicina di persone a doverci dividere gli spazi. Noi optiamo per la cena con le galline e poi per infilarci in branda perchè l’indomani il Caianesimo si esalterà. Suona la sveglia e noi siamo gli ultimi a uscire dalle coperte poco dopo le 4. La capanna è mezza vuota e io vado a svuotare la vescica. Qualcosa tamburella sul tetto metallico. Sembra pioggia ma lo escludo: forse è della neve che si sta sciogliendo... alle 4 del mattino? Mah, forse il mio cervello è ancora con Morfeo. Esco dalla latrina e il Walter mi aggiorna - Piove! Maledizione: diluvia! - un vuoto disperato serpeggia nei suoi occhi. Io non so se piangere o esultare: forse riesco a evitare la scalata coi ramponi! Guardo fuori e nella notte vedo la pioggia scivolare oltre la finestra. Il silenzio cala nella piccola sala da pranzo mentre attendo il verdetto. Due coppie di caiani sembrano intenzionati a lasciare il riparo mentre oramai il nostro destino è chiaro: si torna a scalare il secondo piano della branda e saluti e baci alla valanga di bollini. I conigli saltano a destra e a sinistra e Mr Renounce colpisce ancora. Così finisce che la via se ne sta ancora più in su, noi ci siamo divertiti su una passeggiata coi ferri da stiro che ora dovremo ripercorrere in discesa e alla fine il Walter dovrà attendere ancora per chiudere il suo sogno (e in questo non posso che augurargli un benvenuto nel club!) perché di tornare da quelle parti almeno nel breve non se ne parla!
Cavallo Goloso
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