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GAMI 2 – ZUCCO DI PESCIOLA

domenica 11 giugno ‘17


Quando mi arriva il messaggio del Dani per domenica sto cercando meccanicamente di mettere insieme i pezzi dell’avventura al Cavalcorto. Ho due stuzzicadenti infilati tra le palpebre ma devo assolutamente sistemare lo zaino se non voglio trovarmi con una bomba batteriologica ad elevato potenziale e l’idea di andare anche domani a scalare è l’ipotesi più remota che possa passare all’orizzonte. Così declino immediatamente l’invito provocando destabilizzanti reazioni nelle Parche che perdono momentaneamente il bandolo della matassa aggrovigliando tra di loro i fili mentre la terza si taglia il dito con la forbice; la reazione istintiva però ha vita decisamente breve morendo appena premo l’invio del messaggio: non sono infatti capace di starmene svaccato a fare la larva sul divano così provo subito a recuperare il potenziale disastro mentre il lato caiano della mia personalità bipolare riprende il controllo della situazione. Praticamente sto sprofondando nel mondo di Morfeo quando finalmente chiudo il cerchio del programma domenicale con la prospettiva di un’arrampicata ai Campelli, in completa antitesi con il sabato e, soprattutto, con la mia ferrea etica caiana: prima funivia, breve avvicinamento e poi la via mitragliata dai resinati su difficoltà più che abbordabili. Insomma, una salita plaisir che provoca l’immediata perdita dei bollini accumulati ieri!

Per cercare poi di non dover scalare sopra le teste di chi ci precede, il Dani parte in quarta su per la mulattiera mentre io brucio il fondo della benzina trascinandomi verso l’ammasso di nuvole dove dovrebbe trovarsi la parete: solo il clima sembra assecondare le aspettative dell’aquila, posto che si riesca a sbattere il muso contro la parete!

La corsa comunque sortisce l’effetto sperato permettendoci di anticipare una comitiva e evitandoci così una noiosa attesa all’attacco della Comune ma, sopratutto, scampandoci dalla possibilità di essere la casa base degli eventuali proiettili che dovessero spedirci contro. Manteniamo ancora accesa la modalità razzo mentre scaliamo senza il piacevole assillo dovuto alla ricerca dell’itinerario per poi ricadere nella completa solitudine quando arriviamo all’attacco della Gami 2. D’altra parte, ci troviamo sotto la linea più dura (!) di questa zona di parete giustamente scelta per rinvigorire la nostra autostima e dalla quale sembra giri alla larga qualsiasi avventore. A questo punto però non riesco più a frenare l’istinto: rincorro il fessurone che taglia il diedro fregandomene della prima sosta e costringendo così il Dani a tirare un interessantissimo tiro di raccordo prima del pilastro finale. Riprendo quindi a salire illudendomi di trovare la sosta a metà parete ma, mentre aumento l’aria sotto le scarpe, non trovo la minima traccia del punto di fermata finchè il pilastro lascia il posto ad una breve cresta: non mi resta allora che improvvisare una fermata collegando un fittone ad una robusta clessidra mentre sorrido al paradosso con le soste a chiodi da cui, giusto poche ore prima, mi sono calato. La vetta ora è solo una formalità che si mimetizza con il grigiore delle nuvole e nel giro di una manciata di minuti ci aggiungiamo allo sciame di caiani che, come api sul miele, si avvinghia sul punto più alto della parete.


Cavallo Goloso


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