FIORELLI – SFINGE
sabato 11 e domenica 12 agosto ‘12
È pomeriggio inoltrato e sono nuovamente solo: gli altri caiani sono già in villeggiatura e, se non si fossero messi di mezzo un paio di sandali vertiginosamente alti e conseguenti fiacche bubboniche, sarei dovuto andare con Micol alla Sfinge. Sconquassati quindi tutti i programmi, mi ritrovo comunque ai Bagni di Masino con l’intento di salvare il salvabile.
Faccio si e no dieci metri: il solco sull’asfalto è una specie di trincea stile I guerra mondiale; decisamente il saccone è un po’ troppo pesante! Torno indietro e cambio nuovamente obiettivo dalla via dei Morbegnesi alla più semplice Fiorelli che richiede decisamente meno materiale e, oltre tutto, avevo già salito millenni or sono con Lorenzo. Se quello era stato il battesimo con l’alpinismo, ora diventerà il battesimo per l’alpinismo in solitaria!
Leggiadro quindi come un elefante dopo la dieta dimagrante, cavalco sul sentiero verso la Omio mentre un’idea balzana inizia a farsi strada nella mente: perché limitarsi a dormire vicino alla Sfinge quando potrei bivaccare in parete in corrispondenza della fine del terzo tiro? È come se avessi fatto benzina con la 98 ottani: il motore manda un ruggito e poi inizia a rombare su per la salita mangiandosi il terreno fino al rifugio. Dopo una brevissima pausa sono nuovamente in cammino: il saccone inizia a farsi sentire ma imperterrito risalgo fino alla base della parete dove un leggero e fresco venticello che soffia dalla val Codera mi da il suo benvenuto. Ovviamente questo è il momento dei dubbi e dell’ennesima messa in discussione dei piani ma poi lascio fugare ogni tentazione di comodità per entrare nel vivo dell’avventura e dimostrare quanto di caiano c’è in me!Non sono ancora le 20 quando inizio la mia scalata: il primo facile tratto lo supero slegato lasciandomi dietro la corda cui ho attaccato il saccone con la mia camera da letto. Ovviamente la corda si va ad incastrare nel classico intaglio costringendomi così a ridiscendere ma, a parte il piccolo inconveniente, tutto fila liscio fino al primo passo di IV. È una placchetta facile ma che non mi fido a superare slegato e così, improvvisata una sosta e psicologicamente rincuorato dalla sicura, supero il passo per poi raggiungere la base del primo tiro difficile.
Anni la lunghezza che mi attende mi aveva tolto anni di vita: avevo scalato col terrore che i friend piazzati potessero saltare da un momento all’altro ed ero arrivato in sosta con l’intestino svuotato e le mutande piene; se avessi dovuto scalare ancora da primo, avrei mandato a quel paese la salita e me ne sarei tornato indietro ma siccome il successivo tiro di IV+ era onere di Lorenzo, ben contento e rassicurato, proseguii la salita fino a raggiungere l’agognata cima. Ora mi trovo invece a combattere contro l’orologio, il declino del sole e il sopraggiungere delle tenebre mentre, siccome oramai il livello ce l’ho e padroneggio senza esitazioni queste difficoltà, i metri di corda scorrono rapidamente nel gri gri mentre spavaldo e baldanzoso mi ritrovo alla famosa cengia obiettivo per la notte. Ora, o l’evoluzione geologica delle montagne, con il suo normale corso, deve aver lavorato per benino rendendo obliquo ciò che rammentavo piano oppure la mia memoria fa cilecca. Siccome ho studiato che le mutazioni geologiche appaiono nella norma praticamente impercettibili alla scala umana, ne deduco che il mio cervello deve aver avuto qualche problema nella registrazione con la conseguenza che mi ha fatto infilare in un bel casino! Provo la comodità del gradino e mi sprono: “hai voluto caianare? E ora caiani!”. Il ragionamento non fa una grinza e, dopo aver sistemato la sosta, inizio la mia calata verso il saccone.
Oramai pienamente convinto che passerò una notte seduto su una cengia obliqua, l’apparizione che ho dinnanzi ha qualcosa di miracoloso: dietro la sosta alla base del terzo tiro, si apre una magnifica, inaspettata, salvifica, principesca, perfetta cengia orizzontale! Guadagno rapidamente la mia suite imperiale giusto in tempo per sfruttare gli ultimi attimi di luce; così, dopo aver sistemato le piastrelle del pavimento, aver buttato il materasso ed essermi infilato sotto le calde coperte, mi gusto le prelibatezze dello chef sotto forma di una comoda porzione di bresaola per poi lasciarmi cullare dal soffio del vento.
Resto vincolato alla sosta tutta la notte ma la cosa non sembra darmi fastidio quanto l’alito di Eolo tanto che, a più riprese, riapro gli occhi nel disperato tentativo di insinuarmi sempre di più nel cappuccio del sacco a pelo. Prima sono le stelle e la via lattea a darmi la buonanotte poi, verso le 4, è un viavai di nuvole a salutare il mio ennesimo risveglio. Alle 5 la situazione si fa preoccupante: le nuvole corrono all’impazzata da un versante all’altro della parete avvolgendo ogni picco e cresta che mi circonda. Non mi sento per nulla tranquillo anche perchè, con una sola corda a disposizione, la discesa dal punto in cui mi trovo sarebbe un po’ problematica. Nonostante i pensieri negativi lascio nuovamente socchiudere gli occhi e torno nel magico mondo dei sogni.
Alle 6 la situazione non migliora: un vento freddo e leggero continua a soffiare dalla val Codera portando frotte di nuvole grige che rotolano poi verso le terme dei Bagni. Alla fine mi decido: sguscio dal caldo del mio bozzolo con l’intenzione di salire la lunghezza scalata la sera precedente per poi gettarmi in un’improbabile discesa. Ma appena esco dalle mire del vento abbandonando l’esposta suite, la situazione si fa più rosea e, per l’ennesima volta, scombussolo i piani; risalgo così il primo tiro di IV+ e poi mi tuffo sul successivo. Devo litigare con la corda che non entra nel gri gri ma, per il resto, la salita si svolge senza intoppi. Le ultime facili lunghezze le affronto slegato lasciando però filare dietro di me la corda che, ovviamente, si va nuovamente ad incastrare costringendomi a fantozziane marce indietro.
Poco dopo le 8, la Sfinge è ai miei piedi: verso la val Codera il sole brilla alto e caldo nel cielo mentre in Masino alcune nuvole continuano ad attardarsi dopo il festino notturno. La discesa è l’epilogo dell’avventura con due doppie incastrate (fortunatamente in punti facilmente risalibili) e le ultime soste abbastanza da brivido ma poi, poco dopo l’ora di pranzo, posso definitivamente liberarmi del fardello sulle spalle: d’altro canto, quando si ha il livello le caianate si completano in fretta!
Cavallo Goloso
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