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BUTTA – SECONDO MAGNAGHI (O MAGNAGHI CENTRALE)

sabato 13 settembre ‘14


Sono ancora solo e quindi ne approfitto per colmare alcune lacune nel mio percorso di caiano in Grignetta. La vittima designata è la Butta al Magnaghi centrale, certamente un obiettivo meno audace dalla Cassin di un paio di settimane fa ma, proprio per questo, con maggiori possibilità di riuscita. Parto quindi alla volta del sentiero che, oramai, conosco quasi come la strada per il bagno di casa. Il meteo settembrino che, come si poteva scommettere, è decisamente meglio rispetto quello estivo (non che ci volesse molto!) non porta con se un nugolo di folla arrampicante ma, semplicemente, una massa distribuita disarmonicamente su alcune vie. Così casualmente mi trovo, moscone tra le mosche, a voler salire un bell’ammasso di letame vanificando ogni rapida corsa alla base della parete: davanti a me non mi accontento infatti di avere una o due cordate ma, piuttosto, ben tre coppie più un trio di alpinisti; mi metto l’anima in pace, attendo la venuta del Messia e lascio piacevolmente correre il display dell’orologio. L’attesa però è lunga da digerire come la peperonata e alla fine non riesco trattenermi dal chiedere a chi mi precede immediatamente se si sia organizzato per un bivacco! Peccato scoprire, poco più tardi, di non essermi rivolto a degli Speedy Gonzales! D’altro canto, mi rincuora il fatto che dovrò attendere solo per una lunghezza prima di potermi buttare solitario sul mio ammasso trascurato di cacca!

Oggi poi ho il petto gonfio d’orgoglio e l’autostima a mille così decido di provare a salire slegato il tratto in comune. La scelta in realtà mi porta a gironzolare per lo sperone basale alla ricerca del facile nel difficile ma comunque mi permette di recuperare parte del tempo perduto. A questo punto lascio il gruppo di insetti in rigorosa attesa di buttarsi sul loro pasto e mi getto solitario sul mio. A dirla tutta, questo è il momento in cui tutti i dubbi sull’impresa vengono a galla: ho un tiro in perfetto traverso e ho paura di fare la fine di Cassin in Lavaredo, aprendomi una strada senza ritorno! Mi butto ugualmente sulla roccia e poi, in qualche modo, vedrò. Lungimirante decisione, non c’è che dire! La traversata, tutto sommato, si rivela più semplice del previsto, facilitata dall’abbondanza di resinati cui mi avvinghio come un naufrago alla zattera. E poi arriva il momento di tornare indietro: mi calo dalla sosta e inizio a traversare. L’operazione si rivela ben più semplice rispetto quanto le più nere previsioni potevano lasciare intendere e rapidamente sono in compagnia del mio muto compagno. A questo punto, la via per la vetta è dischiusa: salgo il diedro raggiungendo la sosta e poi decido di continuare. Non sono certo che la corda sia sufficiente ma, confortato dalla presenza dei resinati, mi accollo anche questo piccolo brivido fino a raggiungere la fine del tiro. A questo punto, restano solo gli ultimi facili metri prima di iniziare la discesa alla forcella del GLASG poco prima della quale incontro nuovamente gli Speedy Gonzales! Li supero e mi trovo a tu per tu con il terzo Magnaghi: le pareti sono avvolte da una fitta ragnatela formata dalle cordate sulla Lecco, sulla Bartesaghi e sulla normale verso la quale rivolgo le mie attenzioni. Via nuova, esperienza nuova: valuto la parete, controllo la relazione e decido per una salita slegato. I metri corrono e la roccia passa; ogni movimento che mi porta verso l’alto è curato e soppesato. È un po’ come quando si impara a camminare. Alla fine la roccia smette di essere verticale, si abbatte e davanti ai miei occhi si presenta la cima della Grignetta: per oggi può bastare, sistemo lo zaino, mi godo il panorama e poi inizio la mia rapida discesa verso valle.


Cavallo Goloso


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