BRIANZI – MEDALE
sabato 16 luglio ‘11
Medale a luglio? Se mi avessero detto che in piena estate sarei andato a scalare sulla parete che si affaccia sulle case di Lecco, avrei squadrato il mio interlocutore dall’alto al basso per poi chiudere la questione con una grossa risata. Ora, invece, a ridere sarebbe lui.
Stiamo aspettando Enrico mentre grossi nuvoloni coprono completamente la Grignetta: i nostri sogni di gloria alpinistici sfumano insieme alla calura estiva in una giornata dal clima decisamente autunnale. Tenterei comunque una sortita ai Resinelli, giusto per vedere direttamente come sia la situazione, anche perchè non ho la minima idea di dove si possa andare. Eppure la soluzione è lì davanti a me ma io proprio non riesco a vederla almeno finchè Fabio non mi leva il salame dagli occhi. Storpio il naso: mi sembra assurdo e inconcepibile alla metà di luglio scalare sulla parete invernale di Lecco mentre si dovrebbe cercare riparo dall’afa della pianura puntando alle alte quote. Eppure, non ci resta che quell’unica alternativa.
Saliamo verso l’attacco della Miryam con l’intento poi di percorrere la Brianzi e spuntare così una delle salite che mancano al personale palmares medallaro. In cielo intanto è in corso un raduno di nuvoloni che coprono con una cappa grigia montagne e pianura. Magnanimamente, Fabio si offre di tirare la prima via, lasciandomi poi le redini della cordata sulla seconda mentre Enrico preferisce rimanere nelle retrovie. In sole tre lunghezze, raggiungiamo la sosta conclusiva della Miryam: il cielo rimane apatico e immutabile, riflettendo forse in parte il mio stato d’animo.
Ma è ora giunto il mio turno, mentre sento destarsi la tenue fiamma dell’avventura: salgo la prima lunghezza della Bonatti raggiungendo così l’attacco della Brianzi. Lo sguardo si allontana dai resinati della classica più famosa di questa porzione di parete e supera anche quelli del Cammino dello Xian per posarsi su un bel diedro un po’ marciotto. Mi sento colmare di gioia mentre affronto quelle rocce che richiedono una certa attenzione finché mi si para d’innanzi una netta e bella fessura strapiombante seguita poi da un’elegante placca a gocce dal sapore insolitamente moderno. La chiodatura, pur abbondante, mi fa a tratti rabbrividire proponendomi alcuni chiodi che sembrano sfaldarsi solo a guardarli ma in fondo questo fa parte del gioco a cui ho bramato di partecipare. Proseguo cautamente ma con sicurezza tirando solo un paio di rinvii prima di raggiungere la sosta da cui recupero i miei compagni e cerco di capire dove dovrò proseguire. Solitamente, per gli itinerari classici, è abbastanza semplice indovinare il tracciato, adottando la massima della ricerca della linea più semplice e logica. Qui però la via vince direttamente alcuni strapiombi che stranamente supero completamente in arrampicata libera (!) prima di finire a raccogliere erba dentro un bel diedro. La penultima lunghezza mi propone una breve sezione su marcio facile, l’ingrediente indispensabile per dare un tocco in più alla ricetta che sto gustando, per poi propormi un enigmatico passaggio in placca seguito da uno strapiombino. Ma oggi ho voglia di impegnarmi e, anche qui, passo senza toccare le protezioni. Con un ultimo tiro raggiungiamo il sentiero attrezzato che ci conduce alla vetta saziati dal concentrato di alpinismo classico che mi permette di tamponare la fame di avventura in attesa e nella speranza che, al prossimo week end, il tempo sia clemente.
Cavallo Goloso
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